Mentre l’industria dell’intrattenimento trattiene il respiro di fronte alla guerra d’offerte per l’acquisizione di Warner Bros., una voce si è levata più forte delle altre.

James Cameron, il visionario dietro Avatar e Titanic, ha deciso di schierarsi apertamente contro la possibile fusione tra Netflix e lo storico studio hollywoodiano. Le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni: questa battaglia non riguarda solo il denaro, ma il futuro stesso del cinema come lo conosciamo.

Netflix ha annunciato la propria vittoria con un’offerta da 82,7 miliardi di dollari, ma Paramount avrebbe presentato una proposta economicamente superiore, lasciando la situazione ancora in bilico. Dietro i numeri stratosferici si nasconde però una questione che va oltre il business: cosa accadrà all’esperienza teatrale se il colosso dello streaming dovesse conquistare uno dei pilastri storici di Hollywood?

Cameron ha espresso la sua posizione senza filtri durante un’intervista con Deadline, mentre promuoveva il prossimo capitolo della saga di Pandora, Avatar: Fire and Ash. “Non è un segreto che Netflix, in modo curioso, abbia dovuto scendere a compromessi con alcuni registi come Guillermo del Toro per mantenere un piede nel circuito teatrale. Ma non è un segreto nemmeno che vogliano sostituire completamente il cinema in sala”, ha dichiarato il regista premio Oscar.

La preoccupazione del cineasta canadese non è isolata. Da quando Netflix ha annunciato l’acquisizione, il settore si è diviso tra chi vede nello streamer un salvatore capace di riportare in vita proprietà dimenticate e chi teme invece una concentrazione di potere senza precedenti. Se la fusione si concretizzasse, Netflix diventerebbe proprietaria di alcune delle franchise più redditizie della storia del cinema, da Harry Potter a Il Signore degli Anelli, da DC Comics a Matrix.

Ma Cameron va oltre l’analisi economica e tocca un nervo scoperto della cultura contemporanea. “Forse accadrà, non lo so, forse sono un dinosauro. Ma io credo che ci sia qualcosa di sacro nell’esperienza di andare al cinema, e la facilità e l’ampio accesso dello streaming non sono la risposta completa”, ha affermato con la passione di chi ha dedicato una vita intera a creare mondi pensati per il grande schermo.

Il regista non si limita a difendere una tradizione nostalgica. La sua è una visione precisa di come il cinema debba essere fruito: “Non si può semplicemente spazzare via il circuito teatrale con un bulldozer, e io continuerò a oppormi a questo”. Parole che risuonano come un manifesto in un’epoca in cui lo streaming ha già modificato radicalmente le abitudini di consumo culturale di milioni di persone.

Se Netflix dovesse prevalere nella battaglia per Warner Bros., diventerebbe indiscutibilmente il player più potente dell’intero settore. E come dice lo zio Ben a Peter Parker in Spider-Man, da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Cameron sembra voler ricordare proprio questo ai decisori di Netflix: “Forse Netflix modificherà il suo approccio una volta che avrà la responsabilità della sopravvivenza del circuito teatrale. Se prevarranno in questo, diventeranno una major, e ci ritroveremo con la metà delle major che esistevano quando sono entrato nel business”.

Il cineasta è consapevole che il cambiamento è già in atto, ma non intende arrendersi senza combattere. “Questa situazione si risolverà, ma io sono decisamente dalla parte di chi vuole mantenere viva l’esperienza teatrale. Chiaramente, faccio film principalmente per quello”, ha spiegato, sottolineando come le sue opere siano concepite fin dall’inizio per essere vissute in sala.

La riflessione di Cameron sul valore intrinseco della narrazione cinematografica è profonda quanto appassionata: “I miei film funzionano bene attraverso tutte le finestre di distribuzione perché una buona storia è una buona storia. Puoi guardarla sullo schermo più piccolo che vuoi, è sempre una buona storia. Puoi guardarla attraverso un fottuto buco di spillo, è sempre una buona storia, giusto? Ma il modo in cui è pensata per essere goduta è in un teatro in 3D, in un flusso ininterrotto di coscienza, lungo tre ore, perché è allora che l’emozione ti travolgerà e ti attraverserà in un modo che non accadrà mai su uno schermo più piccolo in un flusso interrotto”.

Questa dichiarazione racchiude l’essenza del dibattito in corso. Non si tratta di negare l’importanza dello streaming o la sua capacità di democratizzare l’accesso ai contenuti. Si tratta piuttosto di preservare uno spazio sacro dove il cinema può ancora esprimere tutta la sua potenza emotiva e immersiva. Un’esperienza collettiva che nessuna piattaforma domestica, per quanto tecnologicamente avanzata, potrà mai replicare completamente.

Mentre l’industria attende di scoprire chi prevarrà in questa guerra di offerte miliardarie, le parole di James Cameron risuonano come un monito. Il futuro del cinema non si decide solo nelle sale riunioni dei consigli di amministrazione, ma nelle scelte che registi, produttori e pubblico faranno nei prossimi anni. E se c’è qualcuno che ha dimostrato di saper creare esperienze cinematografiche indimenticabili, quello è proprio il regista che ha portato milioni di persone a Pandora e sul ponte del Titanic.

Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical

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