ATTENZIONE questo articolo contiene un grande SPOILER sul finale della serie.

Quando i titoli di coda di Andor stagione 2 sono scesi sullo schermo, migliaia di fan si sono ritrovati con un nodo alla gola e una domanda bruciante nella mente. Quella figura solitaria nel campo di Mina-Rau, con un bambino tra le braccia, era davvero inconsapevole del destino di Cassian? Oppure Bix Caleen aveva in qualche modo percepito, attraverso la Forza o un legame inspiegabile, che l’uomo che amava aveva appena sacrificato la sua vita su Scarif?

Il dibattito online è esploso immediatamente dopo la messa in onda dell’episodio finale. Alcuni sostenevano che lo sguardo di Bix tradisse una consapevolezza dolorosa, altri vedevano in quella scena semplicemente una madre che cullava il figlio di Cassian sotto il cielo stellato. Ma cosa intendeva davvero comunicare Tony Gilroy con quel momento così carico di significato?

In un’intervista approfondita con GamesRadar+, lo showrunner ha finalmente risposto alle teorie che hanno infiammato la community di Star Wars nelle ultime settimane.

“Devi stare attento con queste cose, perché non vuoi privare qualcuno della sua esperienza personale,”

ha esordito Gilroy con la cautela di chi sa quanto le interpretazioni individuali siano sacre per i fan.

“Non era mia intenzione” che Bix sapesse della morte di Cassian in quel preciso momento.

La spiegazione del creatore di Andor rivela un approccio pragmatico alla narrativa:

“Non so come le informazioni potrebbero viaggiare così velocemente. Immagino che, a un certo punto, lei scoprirebbe cosa è successo. Ma non so come potrebbe intuire che lui sia morto in quel preciso istante.”

Una dichiarazione che ridimensiona le teorie più elaborate sulla connessione mistica tra i due personaggi, pur lasciando spazio a molteplici letture.

Eppure Gilroy non chiude completamente la porta all’ambiguità.

“Forse sta sentendo qualcosa”

ammette, aprendo uno spiraglio interpretativo.

“Forse è un rituale, magari va là fuori ogni sera e gli dice qualcosa. Non ne sono sicuro, ma non era mia intenzione che lei lo sapesse.”

È proprio questa incertezza voluta, questo spazio negativo nella narrazione, che rende la scena così potente e aperta a diverse letture emotive.

La serie ha toccato brevemente il concetto della Forza, stabilendo che Bix è una credente in quella energia mistica che permea la galassia. Questo dettaglio narrativo ha alimentato le speculazioni di chi vede in quella scena finale qualcosa di più profondo di una semplice serata tranquilla. La forza del lavoro di Gilroy sta proprio nel non imporre un’unica verità, permettendo allo spettatore di proiettare le proprie emozioni su quel momento.

La seconda stagione di Andor si conclude esattamente dove inizia Rogue One: A Star Wars Story, chiudendo il cerchio narrativo con una rivelazione che ha sorpreso molti. Bix Caleen cammina attraverso i campi di Mina-Rau stringendo tra le braccia il figlio di Cassian, un bambino che non conoscerà mai suo padre ma che rappresenta la speranza che continua oltre il sacrificio. È un’immagine potente che ribadisce uno dei temi centrali della serie: la Ribellione non è solo una questione di battaglie spaziali, ma di vite reali, di famiglie separate, di futuri rubati.

I piani originali per Andor prevedevano cinque stagioni per raccontare l’evoluzione di Cassian da ladro opportunista a eroe della Ribellione. Quell’ambizione è stata ridimensionata abbastanza presto, costringendo il team creativo a condensare quattro anni della vita del protagonista in soli dodici episodi, mentre la prima stagione aveva avuto dodici episodi per raccontare un solo anno. Una compressione narrativa che, paradossalmente, ha reso la serie ancora più incisiva ed emotivamente concentrata.

Ma la storia di questo bambino potrebbe non essere finita. Chi può dire che un futuro film o serie televisiva non rivelerà cosa ne è stato del figlio di Cassian Andor? Quando gli è stato chiesto come si sentirebbe se altri autori decidessero di espandere le storie dei suoi personaggi in altri angoli della galassia lontana lontana, Gilroy ha mostrato un pragmatismo disincantato:

“Come sapete, non ho alcun controllo su nulla. Ogni singola cosa che c’è dentro, non possiedo niente. È una parte davvero interessante del business. Immagino che mi sentirei benissimo se fosse fatto bene.”

L’esperienza ha insegnato a Gilroy a temere le possibili violazioni creative:

“L’ho già visto fare prima con cose di cui sono stato parte, dove c’è stata una totale corruzione di tutto ciò che stavi cercando di fare, e l’intera cosa è stata violata. Quindi se sarà grandioso, fantastico. Se farà schifo, allora probabilmente lo odierò più di chiunque altro.”

Parole che tradiscono l’amore profondo per questi personaggi e la vulnerabilità di chi ha creato qualcosa di speciale sapendo di non poterne controllare il destino.

A 69 anni, Tony Gilroy è consapevole che il tempo per raccontare le storie che lo appassionano davvero è limitato. Quando gli viene chiesto se qualcosa potrebbe tentarlo a tornare nell’universo di Star Wars, la sua risposta sorprende:

“Londra sarebbe un richiamo più forte di Star Wars. È pazzesco che sia vero!”

Il fascino di lavorare nuovamente nella capitale britannica, dove gran parte di Andor è stata girata, sembra pesare più dell’opportunità di espandere ulteriormente la mitologia galattica.

Rogue One: A Star Wars Story è ampiamente considerato il miglior film di Star Wars dell’era moderna, mentre Andor viene frequentemente acclamata come di gran lunga superiore a qualsiasi altra serie televisiva prodotta da Lucasfilm per Disney+, e forse lo è veramente vista la candidatura ai Golden Globe come miglior serie Drammatica e quella di Diego Luna come miglior personaggio maschile di una serie TV drammatica. Il fattore comune è proprio Tony Gilroy, un autore che ha dimostrato come si possa rispettare la mitologia di Star Wars portandola verso territori più maturi, politicamente consapevoli e emotivamente complessi.

Entrambe le stagioni di Andor sono ora disponibili in streaming su Disney+, pronte per essere riscoperte da chi vuole cercare nuovi dettagli in quella scena finale. Forse Bix sapeva, forse no. Forse sentiva qualcosa nell’aria, un’assenza improvvisa nell’universo. O forse stava semplicemente cullando il figlio dell’uomo che amava, ignara che in quel preciso momento, su una spiaggia lontana, Cassian Andor stava diventando immortale.

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