Cinquant’anni dopo la sua prima apparizione sul grande schermo, Nurse Ratched continua a incarnare uno dei villain più agghiaccianti della storia del cinema.

Non brandisce coltelli, non indossa maschere horror, non insegue vittime nella notte. Eppure, questa figura in divisa bianca, con lo sguardo freddo e la voce controllata, rappresenta qualcosa di profondamente più inquietante: l’abuso di potere mascherato da cura.

Era il 1975 quando Qualcuno volò sul nido del cuculo arrivò nelle sale cinematografiche americane, portando con sé la regia visionaria di Miloš Forman e un cast straordinario guidato da Jack Nicholson. Il film, tratto dal romanzo di Ken Kesey, racconta la storia di Randle McMurphy, un uomo condannato per reati sessuali che finge disturbi mentali per evitare i lavori forzati. La sua strategia si rivela un errore fatale quando scopre che l’istituto psichiatrico in cui è rinchiuso nasconde orrori ben peggiori di qualsiasi fatica fisica.

All’interno di quelle mura, Forman costruisce un microcosmo di umanità fragile. I pazienti non sono macchiette o caricature: sono persone con bisogni reali, vulnerabilità autentiche, che cercano disperatamente qualcuno capace di aiutarli. Ed è proprio in questo contesto che emerge la figura di Nurse Mildred Ratched, interpretata magistralmente da Louise Fletcher. Dovrebbe essere la loro ancora di salvezza, invece diventa il loro carnefice psicologico.

La genialità della performance di Fletcher sta nella sua sottrazione. Niente urla, niente violenza esplicita. Ratched domina attraverso l’intimidazione passivo-aggressiva, manipola con sorrisi glaciali, umilia con domande che sembrano innocue ma affondano come lame. Usa la sua posizione di autorità per esercitare un controllo totale sui pazienti, trasformando ogni loro tentativo di autonomia in un’occasione per ristabilire la gerarchia. Quando Billy, interpretato da un giovane Brad Dourif, si toglie la vita, la responsabilità morale ricade chiaramente su di lei. Ma Ratched non vacilla: scarica la colpa su McMurphy, consolidando ulteriormente il suo potere.

Il finale del film rimane uno dei momenti più devastanti della storia del cinema. La lobotomia ordinata da Nurse Ratched su McMurphy, un uomo perfettamente sano di mente, rappresenta l’apice della sua crudeltà. È una scena che ribalta ogni convenzione narrativa: il criminale diventa la vittima, l’infermiera diventa il mostro. E la potenza di questa inversione conquistò il mondo intero.

Qualcuno volò sul nido del cuculo entrò nella leggenda vincendo tutti e cinque i premi Oscar principali: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attore, Miglior Attrice e Miglior Sceneggiatura. Un’impresa riuscita soltanto ad altri due film nella storia della Academy. Louise Fletcher, con quella sua interpretazione agghiacciante, si portò a casa la statuetta e un posto nell’olimpo dei villain cinematografici.

L’American Film Institute ha consacrato Nurse Ratched al quinto posto nella sua classifica dei più grandi antagonisti della storia del cinema, superata tra le figure femminili solo dalla Strega Cattiva dell’Ovest de Il mago di Oz. Una posizione che la colloca allo stesso livello di icone del male come Hannibal Lecter. Ma mentre Lecter è un cannibale geniale, Ratched è qualcosa di più ordinario e per questo ancora più spaventoso: è il potere che si nasconde dietro procedure, regolamenti, gerarchie.

Decenni dopo, Ryan Murphy ha tentato di riscrivere la storia di Mildred Ratched con la serie Netflix Ratched, affidando il ruolo a Sarah Paulson. Ambientata negli anni Quaranta, la serie esplora le origini del personaggio, mostrandola come un’infermiera militare segnata dalla Seconda Guerra Mondiale. Il tentativo di umanizzarla, però, non ha convinto: trasformare uno dei villain più puri del cinema in una figura tragica ha stemperato proprio quella forza che l’aveva resa immortale. La serie si è conclusa dopo una sola stagione, nonostante l’ordine iniziale per due. Anche nella serie fantasy Once Upon a Time, dove Ingrid Torrance ha interpretato una versione del personaggio al servizio della Regina Cattiva, Nurse Ratched ha fatto la sua comparsa, testimoniando quanto il suo archetipo sia radicato nell’immaginario collettivo.

Ma perché Qualcuno volò sul nido del cuculo continua a parlare al pubblico di oggi, cinquant’anni dopo? Le lobotomie non fanno più parte della pratica medica, eppure la trascuratezza verso la salute mentale rimane una piaga sociale. Più profondamente, il film di Forman è una riflessione sull’autoritarismo. Il regista cecoslovacco scrisse una volta che il Partito Comunista era stata la sua Nurse Ratched, imponendogli cosa poteva e non poteva fare. Il film non parla solo di sanità mentale: parla di libertà, di oppressione, di come figure apparentemente rispettabili possano spingere le persone alla sottomissione.

Quando qualcuno come McMurphy osa ribellarsi al sistema, viene annientato. È una verità universale che attraversa epoche e geografie. L’American Film Institute ha inserito il film al ventesimo posto nella sua lista dei cento film più importanti di tutti i tempi, poi al trentatreesimo nell’edizione del decimo anniversario. La Biblioteca del Congresso lo ha incluso nel National Film Registry nel 1993, riconoscendolo come patrimonio culturale essenziale.

E al centro di tutto questo c’è lei, Nurse Ratched. Non un demone fantastico, non un alieno, non un serial killer mascherato. Semplicemente una persona che ha scelto di usare il potere per controllare invece che per curare. È questo che la rende il villain più terrificante di Hollywood: potrebbe esistere davvero, potrebbe essere ovunque. E forse, in qualche forma, esiste ancora.

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