C’è un dato che sa di record assoluto per la piattaforma: Pluribus è il miglior debutto di una serie di sempre su Apple TV.

Non un risultato qualsiasi, ma un record che testimonia qualcosa di più profondo di semplici numeri. A confermarlo è Matt Cherniss, responsabile della programmazione del servizio streaming, che attribuisce il trionfo alla premessa incredibilmente originale e al cast eccezionale guidato da Rhea Seehorn. Ma la vera domanda è: come ha fatto Vince Gilligan a ripetere la magia, questa volta senza Walter White?

La risposta sta in una scommessa che pochi avrebbero osato fare. Gilligan ha abbandonato l’universo narrativo che lo ha reso leggenda, quello di Breaking Bad e Better Call Saul, per lanciarsi in un territorio completamente inesplorato. Pluribus narra della scrittrice Carol, una delle sole dodici persone al mondo immune a un virus che ha fuso l’intera umanità in un’unica mente collettiva. Un high concept che suona come fantascienza pura, ma che Gilligan plasma con la sua inconfondibile maestria registico-narrativa, quella che trasforma premesse azzardate in capolavori televisivi.

L’anomalia di Pluribus nel panorama seriale contemporaneo è palpabile. In un’epoca dominata da universi narrativi preesistenti come Gli Anelli del Potere e Fallout, da operazioni nostalgia alla Stranger Things o da espansioni di franchise come Alien – Pianeta Terra, la nuova creatura di Gilligan si erge come un monolite di originalità. Una rarità che lo stesso autore riconosce con un misto di gratitudine e amarezza: “Sono fortunato ad avere l’opportunità di fare qualcosa di originale? Sì. E mi rattrista che sia così raro”, come riportato dalla rivista Rolling Stone.

Ma l’originalità ha un prezzo, e Apple TV ha deciso di pagarlo interamente. Ogni singolo episodio della prima stagione ha avuto a disposizione un budget di 15 milioni di dollari, circa il triplo rispetto a Breaking Bad. Una cifra monstre che testimonia la fiducia cieca della piattaforma nel suo autore. Apple ha battuto la concorrenza per aggiudicarsi il progetto, assicurandosi addirittura due stagioni in anticipo, scommettendo non su nomi altisonanti o campagne promozionali aggressive, ma su tre elementi: l’idea, lo stile e il nome Vince Gilligan.

La strategia di marketing è stata infatti volutamente minimale. Un piccolo teaser, seguito da un trailer e qualche immagine. Niente di paragonabile alle martellanti campagne che accompagnano i blockbuster seriali contemporanei. Nel cast, oltre a Rhea Seehorn già conosciuta come l’indimenticabile Kim Wexler in Better Call Saul, non compaiono volti da copertina. Apple ha puntato tutto sulla garanzia rappresentata da un cognome: Gilligan. Un atto di fede che si è rivelato vincente.

Il regista e sceneggiatore nato a Richmond nel 1967 ha costruito la sua reputazione superando ripetutamente le aspettative. Prima con X-Files, dove ha scritto e prodotto episodi memorabili tra cui uno con Bryan Cranston, poi con Breaking Bad che lo ha consacrato come uno dei più grandi narratori della televisione moderna. E quando sembrava impossibile migliorare quella perfezione, è arrivato Better Call Saul, che non solo non ha rovinato l’universo creato, ma probabilmente lo ha arricchito e forse persino elevato.

Cambiare rotta abbandonando Walter White e compagni non era scontato. Ambientare Pluribus ancora una volta ad Albuquerque poteva sembrare un compromesso, un modo per mantenere un piede nel territorio familiare. Invece si è rivelata una scelta di continuità stilistica che non sacrifica l’originalità narrativa. Gilligan ha dimostrato che la sua visione autoriale trascende i personaggi e le storie specifiche: è un marchio di qualità che il pubblico riconosce e premia.

Il successo di Pluribus racconta una verità scomoda per l’industria dell’intrattenimento contemporaneo: il pubblico ha fame di originalità, ma pochi hanno il coraggio di servirla. In un ecosistema dominato da reboots, sequel e spin-off, la serie di Gilligan si presenta come una boccata d’aria fresca che ha conquistato critica e pubblico proprio perché osa essere diversa. Il miglior debutto drama di sempre su Apple TV non è solo un numero, è un manifesto: quando l’autorialità incontra il budget giusto e la libertà creativa, i risultati possono essere storici.

La lezione è cristallina. Vince Gilligan ha costruito un impero narrativo non inseguendo trend o cavalcando franchise sicuri, ma confidando nella forza delle idee originali e nella capacità di raccontarle con maestria cinematografica. Pluribus conferma che la formula funziona ancora, forse più che mai. E mentre l’industria continua a interrogarsi su quale sia la ricetta del successo nell’era dello streaming, Gilligan ha già fornito la risposta: credere nelle storie che nessun altro oserebbe raccontare.

Lascia un commento