Tra nostalgia, crescita e perdono, il brano di Sanremo Giovani diventa una lettera aperta alla madre e a tutti quelli che abbiamo lasciato indietro mentre diventavamo grandi.
Ci sono canzoni che non urlano, non invadono, non cercano lo shock: bussano piano, come si bussa alla porta di casa quando si torna dopo troppo tempo. Scusa mamma di Seltsam, in gara a Sanremo Giovani, appartiene a questa categoria rara di brani che somigliano più a una confessione che a una performance. È un testo che parla di assenze, di partenze affrettate, di scuse non dette e di grazie taciuti. Una lettera che arriva tardi, forse, ma arriva con tutta la sincerità possibile.
Scusa mamma è il diario emotivo di un ragazzo che cresce più velocemente di quanto avrebbe voluto. Seltsam trasforma l’incertezza dei vent’anni in una poesia urbana fatta di treni presi all’ultimo, case lasciate in silenzio, cani non salutati, e quella sensazione universale di aver trascurato chi ci voleva bene mentre cercavamo disperatamente di trovare un posto nel mondo. La sua voce attraversa immagini intime e quotidiane, e ogni verso sembra uno spigolo della vita adulta che spesso graffia più del previsto.
Le scuse, nel brano, non sono un gesto di debolezza ma di maturità: ammettere che si è sbagliato strada, che si è corsi troppo, che si è guardato altrove proprio quando qualcuno aspettava un gesto, un messaggio, un abbraccio. E insieme alle scuse arriva il grazie — un grazie sussurrato, dolce, persino ironico, come quando Seltsam ricorda “tutte le scarpe che non mi hai tirato”, trasformando un’immagine familiare in una dichiarazione d’amore.
Il testo diventa così un ponte generazionale: parla ai figli che stanno ancora cercando se stessi e ai genitori che li osservano da lontano, spesso senza chiedere nulla in cambio. È una canzone che riconosce il peso della crescita — la fretta, la paura, la solitudine — e allo stesso tempo celebra il rifugio che, nonostante tutto, continua a chiamarsi casa.
Seltsam non idealizza il passato: lo guarda con affetto, con un filo di malinconia, ma anche con la consapevolezza che crescere significa cambiare. Scusa mamma è quindi una resa e una rinascita insieme: un invito a non avere paura di tornare indietro, di ammettere che si ha bisogno di qualcuno, di chiedere perdono anche quando sembra troppo tardi.
Una ballata intima, generazionale, che risuona forte perché racconta una verità semplice e difficilissima: diventare adulti non è mai un gesto solitario, ma un percorso pieno di ombre e luci che portiamo sempre con noi — soprattutto quelle che assomigliano a un abbraccio mancato.
SCUSA MAMMA TESTO
Scusa mamma se
oggi ho preso un treno
e non ti ho neanche salutato
stavo un po’ così
scusa mamma se
ho lasciato il letto sfatto e il cane sul divano
l’ho dimenticato
Scusa mamma se ogni tanto
ti do per scontata
grazie per tutte le scarpe
che non mi hai tirato
mi hai già perdonato
tanto va così
Scusa mamma per il tempo che non tornerà
tutti i casini che ho fatto e l’Università
spero che capirai
ho preso da papà
Scusa mamma se
sto crescendo in fretta
scusa mamma se
la casa adesso è vuota
scusa mamma se
non riesco più a contare
mi puoi insegnare
un’altra volta
Scusa mamma se
non so che fare
ora, riprendo scuola
l’ultima volta
Che cosa c’è che non va in me
dieci minuti ancora ma
è un po’ come se, non fosse adesso ma solo qualche anno fa
casa è un casino, un po’ mi vergogno
a dirti che forse ho ancora bisogno
di te
Scusa mamma se
sto crescendo in fretta
scusa mamma se
la casa adesso è vuota
scusa mamma se
non riesco più a contare
mi puoi insegnare
un’altra volta
Scusa mamma se
sto crescendo in fretta
scusa mamma se
la casa adesso è vuota
scusa mamma se
non riesco più a contare
mi puoi insegnare
un’altra volta
Scusa mamma se
non so che fare
ora, riprendo scuola
l’ultima volta