La prima metà della quinta stagione di Stranger Things è ufficialmente conclusa, lasciando dietro di sé una scia di domande che continuano a tormentare le menti dei fan più attenti.
Mentre ci avviciniamo al gran finale della serie dei Duffer Brothers, alcune incongruenze narrative emergono con prepotenza, trasformandosi in veri e propri enigmi che meritano una risposta. O quantomeno una spiegazione plausibile.
Prendiamo il problema più evidente: la questione temporale. La serie ci ricorda costantemente di essere coerente con la propria timeline, eppure qualcosa non torna. Will Byers viene rapito da Vecna nel novembre del 1983, e l’azione principale della quinta stagione si svolge nel novembre 1987. Matematicamente sono passati solo quattro anni. Quattro anni. Eppure, tra l’evoluzione profonda dei personaggi e il fatto che nel mondo reale sono trascorsi dieci anni dalla premiere, questa linea temporale sembra psicologicamente impossibile da accettare. I ragazzi che abbiamo conosciuto come bambini sono ormai adolescenti maturi, hanno affrontato traumi che cambierebbero chiunque per sempre, e tutto questo in meno tempo di un ciclo scolastico completo.
Ma il paradosso temporale è solo la punta dell’iceberg. Ricordate la terza stagione, quando la Guerra Fredda ha fatto irruzione a Hawkins attraverso una base di spionaggio sovietica? Fermiamoci un attimo a riflettere sull’assurdità della premessa: perché mai l’Unione Sovietica avrebbe dovuto costruire un’installazione di intelligence strategica proprio sotto lo Starcourt Mall, un centro commerciale suburbano nel cuore dell’America? La logistica da sola rende l’intera operazione completamente folle. Non era sufficiente aprire semplicemente un portale verso il Sottosopra e chiudere lì la questione? Apparentemente no, serviva anche un complesso militare segreto con tanto di laser sperimentali.
E poi c’è la questione più inquietante di tutte: la serie sembra avere una gerarchia molto selettiva quando si tratta di morti. Eddie Munson riceve un tributo commovente, episodi interi dedicati al suo sacrificio e al lutto dei protagonisti. Sacrosanto, verrebbe da dire. Ma cosa dire delle masse di cittadini di Hawkins che vengono sistematicamente massacrati nel corso della serie? Durante la terza stagione, il Mind Flayer assorbe letteralmente dozzine di residenti, trasformandoli in una mostruosità vivente. Eppure, una volta sconfitto il mostro, la città torna alla normalità come se nulla fosse accaduto. Nessun trauma collettivo, nessuna indagine federale, nessuna reazione proporzionata a un evento che dovrebbe aver scosso l’intera comunità.
Passando a questioni apparentemente più leggere ma ugualmente frustranti, c’è un mistero che tormenta i fan più nerd della serie: quali sono esattamente le classi di Dungeons and Dragons di tutti i personaggi? Mentre è possibile speculare basandosi sugli allineamenti morali dei protagonisti, la serie non ha mai fornito una risposta definitiva oltre a nominare le classi per la maggior parte dei ragazzi principali. Per uno show che ha fatto del gioco di ruolo uno dei suoi pilastri narrativi e simbolici, questa omissione sembra quasi un’occasione perduta.
Infine, c’è l’anomalia musicale di Max Mayfield. Tutti ricordiamo la scena iconica con “Running Up that Hill” di Kate Bush, uno dei momenti più intensi e memorabili dell’intera serie. Max ama quella canzone, la ascolta in loop, è letteralmente ciò che la salva da Vecna. Il brano proviene dall’album “Hounds of Love”, un capolavoro della musica degli anni Ottanta. Eppure Max non ascolta mai nessun altro pezzo dello stesso album. Mai. Nemmeno una volta. E nessun altro personaggio si preoccupa di esplorare il resto della cassetta. Dal punto di vista narrativo, è un’incongruenza stridente che tradisce chiaramente problemi di licenze musicali nel mondo reale, ma che all’interno dell’universo della serie risulta semplicemente bizzarra.
Mentre ci avviciniamo alla conclusione definitiva di Stranger Things, queste domande continuano a fluttuare nell’aria come spore del Sottosopra. Alcuni misteri potrebbero trovare risposta negli episodi finali, altri rimarranno probabilmente irrisolti, destinati a diventare argomento di discussione perpetua tra i fan. In fondo, anche le serie più amate hanno le loro imperfezioni. Ma è proprio l’amore per questo universo che ci spinge a scrutare ogni dettaglio, a cercare coerenza dove forse non era prevista, a pretendere risposte dove forse esistono solo scelte creative discutibili.
La vera domanda è: i Duffer Brothers ci sorprenderanno con spiegazioni inaspettate, o dovremo accettare che alcune stranezze di Stranger Things rimarranno per sempre avvolte nel mistero del Sottosopra?