C’è un angolo della Mole Antonelliana dove il tempo si è fermato al 1962. Tre stampe fotografiche in bianco e nero, firmate dal fotografo George Barris, ritraggono una donna sulla spiaggia di Santa Monica.
Il vento tra i capelli, lo sguardo perso verso un orizzonte che non vedrà mai. Quelle immagini, acquistate all’asta a Los Angeles nel 1997 dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, custodiscono qualcosa di più prezioso della bellezza: custodiscono l’ultimo respiro di un mito. Nel 2026, a cent’anni esatti dalla sua nascita, Marilyn Monroe tornerà a essere la protagonista assoluta del capoluogo piemontese. La 44° edizione del Torino Film Festival, diretta per la terza volta da Giulio Base, dedicherà a lei l’immagine guida e un’ampia retrospettiva. Non un semplice omaggio, ma un atto di riconoscimento verso colei che ha incarnato contraddizioni luminose: la femme fatale e la donna fragile, la star planetaria e la bambina ferita, l’icona immortale e l’essere umano mortale.
La scelta dell’immagine ufficiale non è casuale. Proviene da “The Last Photos”, il celebre servizio fotografico realizzato da Barris pochi giorni prima della morte dell’attrice, avvenuta tragicamente a soli 36 anni. Giulio Base ha spiegato le ragioni di questa decisione con parole che suonano come una dichiarazione d’amore al cinema: “Dopo due centenari che era doveroso celebrare – Brando nel 2024 e Newman nel 2025 – nel 2026 la retrospettiva sarà dedicata a una donna. Non soltanto un’attrice, ma un mito, un’icona luminosa dell’immaginario collettivo”.
Quello scatto finale, ha aggiunto il direttore, custodisce “bellezza e fragilità, con quel lieve senso di nostalgia del futuro, come se sapesse di essere destinata a vivere nell’eternità più che nel presente”. È proprio questa dimensione temporale sospesa a rendere Marilyn Monroe una figura irresistibile per il cinema: una donna che sembra appartenere contemporaneamente al passato, al presente e a un futuro mitico dove le stelle non si spengono mai.
Il legame tra Torino e Marilyn Monroe affonda le radici in quella storica acquisizione del 1997. Le tre stampe fotografiche di Barris, certificate con la firma del fotografo, sono esposte alla Mole Antonelliana in un corner tematico che celebra la diva. Accanto alle immagini della spiaggia di Santa Monica, i visitatori possono ammirare altre fotografie, oggetti personali e gioielli appartenuti all’attrice. Un piccolo santuario laico dedicato a una delle figure più complesse e affascinanti della storia del cinema.
La vita di Marilyn Monroe è stata un film dentro il film. Interprete di successi memorabili, ha costruito un’immagine pubblica di seduzione irresistibile, ma dietro le quinte la sua esistenza era segnata da matrimoni turbolenti, lotte personali e una vulnerabilità che il sistema hollywoodiano non ha saputo proteggere. La sua morte prematura, avvolta ancora oggi da ombre e misteri, ha cristallizzato il suo mito in una dimensione eterna, trasformandola da semplice attrice a icona culturale planetaria.
Il Torino Film Festival del 2026 si prepara dunque a essere un grande racconto collettivo. Una retrospettiva che non si limiterà a proiettare i suoi film più celebri, ma che esplorerà le sfumature di un talento spesso sottovalutato, schiacciato dall’ossessione per la sua bellezza fisica. Marilyn Monroe è stata molto più di un corpo perfetto: è stata un’interprete capace di sfumature comiche e drammatiche, una presenza magnetica che trasformava ogni inquadratura in un evento cinematografico.
A cent’anni dalla nascita, la diva bionda torna a casa. Non a Hollywood, ma a Torino, città che da quasi trent’anni conserva gelosamente le tracce del suo ultimo sguardo. Quelle tre fotografie alla Mole Antonelliana non sono semplici cimeli: sono finestre aperte su un’anima che il cinema ha reso immortale, fragile e potente allo stesso tempo. E nel 2026, tutti potranno attraversare quella finestra.