C’è un momento nella vita di ogni artista in cui l’opera sfugge dalle mani del creatore e inizia a vivere di vita propria.
Per Lilly Wachowski, quel momento è arrivato con una pillola rossa. Non quella del film, ma quella che l’ideologia di destra ha trasformato in uno dei suoi simboli più riconoscibili, stravolgendo completamente il significato originale di The Matrix. Durante una recente apparizione al podcast So True with Caleb Hearon, la regista ha finalmente aperto il suo cuore su una questione che la tormenta da anni: vedere il proprio capolavoro del 1999 appropriato e mutato per scopi diametralmente opposti alle sue intenzioni.
La conversazione è partita dalla scrittura come terapia. Wachowski ha spiegato che oggi scrive “da un luogo molto consapevole”, cercando specificamente di guarire le ferite del cuore attraverso i personaggi di finzione. “Puoi attingere a cose profonde senza vergogna attraverso personaggi fittizi”, ha raccontato, descrivendo il processo creativo come un atto di servizio verso se stessa.
Ma c’è un prezzo da pagare quando metti te stesso nella tua arte: perderne il controllo. “Devi lasciare andare il tuo lavoro”, ha ammesso la regista con una consapevolezza malinconica. “Le persone lo interpreteranno come vogliono interpretarlo. Guardo tutte le teorie folli e mutanti intorno ai film di The Matrix, e le ideologie che quei film hanno contribuito a creare, e penso solo ‘Cosa state facendo? No! È sbagliato!’ Ma devo lasciare andare in qualche misura, altrimenti non riuscirai mai a far credere a ogni singola persona quello che intendevi inizialmente.”
Quando l’host del podcast le ha chiesto direttamente come abbia affrontato il fatto che individui di destra abbiano co-optato The Matrix per la loro retorica, Wachowski ha fatto una pausa riflessiva prima di rispondere. La sua risposta ha svelato un cambiamento filosofico profondo nel suo approccio all’arte.
“Non creo più roba con l’idea di raggiungere quante più persone possibile. Creo per creare“, ha dichiarato con fermezza. Per lei, la bellezza del cinema risiede nel processo stesso, non nel risultato. “Voglio essere presente e assaporare ogni singolo giorno della creazione che ho. Perché la bellezza del cinema è che puoi riunirti in questa comunità, tutti questi diversi artisti, e portare questa cosa che è nel tuo cervello in questa nuova forma. E quella nuova forma è un’opera d’arte collettiva.”
Ma poi è arrivata la parte più incisiva dell’intervista. Con una lucidità che solo chi ha visto il proprio lavoro stravolto può avere, Wachowski ha affrontato direttamente la questione del fascismo e dell’appropriazione culturale: “L’ideologia di destra si appropria assolutamente di tutto. Si appropria di punti di vista di sinistra e li muta per la propria propaganda, per offuscare quale sia il vero messaggio. Questo è ciò che fa il fascismo. E quindi, ovviamente, questo accadrà.“
La regista ha continuato con un’analisi che suona come un grido d’allarme: “Il fascismo prende queste cose, queste idee che sono generalmente riconosciute come domande, o indagini, o verità sull’umanità e la vita, e le trasforma in qualcos’altro, così che rimuovono il peso di ciò che quelle cose rappresentano.”
Non è la prima volta che le sorelle Wachowski chiariscono le intenzioni dietro The Matrix. Nel 2020, Lana Wachowski, anch’essa donna transgender, aveva rivelato che il film era concepito come un’allegoria per le persone trans e la loro esperienza nell’accettare il proprio vero sé. “Sono felice che le persone parlino dei film di Matrix con una narrativa trans“, aveva dichiarato. “Adoro quanto siano significativi quei film per le persone trans. Sono contenta che sia emerso che quella fosse l’intenzione originale, ma il mondo non era del tutto pronto… il mondo corporate non era pronto per questo.”
Il concetto della pillola rossa e della pillola blu, nato come metafora del risveglio alla propria identità autentica, è stato trasformato in qualcosa di completamente diverso. Quella scena in cui Morpheus offre a Neo una scelta tra rimanere nell’illusione confortevole o affrontare la realtà difficile è diventata, nelle mani dell’ideologia di destra, un simbolo di radicalizzazione e resistenza contro presunte cospirazioni.
L’ironia è straziante: un film creato da due donne transgender come allegoria della transizione di genere è diventato un’icona per movimenti che spesso si oppongono ai diritti delle persone trans. Ma Wachowski ha imparato ad accettare questa realtà dolorosa come parte del prezzo dell’arte che tocca le corde universali.
“Tutto il materiale di Matrix riguardava il desiderio di trasformazione, ma tutto proveniva da un punto di vista nascosto“, aveva spiegato Lana nel 2020, riferendosi al fatto che entrambe le sorelle stavano ancora elaborando la propria identità quando crearono la trilogia originale.
Oggi, a distanza di oltre due decenni dall’uscita del film che ha rivoluzionato la fantascienza con i suoi effetti speciali rivoluzionari e le sue domande esistenziali su umanità e tecnologia, Lilly Wachowski ha trovato una pace imperfetta. Sa che non può controllare come il mondo interpreta il suo lavoro. Sa che il fascismo continuerà ad appropriarsi di simboli e narrazioni per i propri scopi.
Ma sa anche che l’arte vera, quella che nasce da un luogo autentico di vulnerabilità e autoconsapevolezza, sopravvive a tutte le distorsioni. The Matrix rimane disponibile su HBO Max, un testamento permanente a una visione che, nonostante tutti i tentativi di sovvertirla, continua a parlare a chi ha orecchie per ascoltare il suo messaggio originale.
E forse, alla fine, questa è l’unica vittoria che conta per un’artista: aver creato qualcosa di così potente che persino chi lo fraintende non può ignorarlo.