C’è un momento nell’episodio 5 della prima stagione di Pluribus che farà sorridere tutti i fan di Breaking Bad.

Un momento che non è un semplice omaggio, ma una riflessione intelligente su cosa significhi creare televisione nell’era dei social media e del fan tourism estremo. Attenzione però: questo articolo contiene spoiler per chi non ha ancora visto l’episodio. La battaglia tra Carol Sturka, interpretata dalla straordinaria Rhea Seehorn, e la mente collettiva planetaria ha raggiunto un punto di rottura. Dopo aver sperimentato fino a che punto la popolazione interconnessa del mondo sia disposta a spingersi per soddisfare le sue richieste, Carol si ritrova a fare i conti con una rappresaglia inaspettata: l’alveare decide di abbandonare completamente la città di Albuquerque.

Ma qui emerge il paradosso delizioso che solo una serie come Pluribus potrebbe creare. La mente alveare è ancora programmata per soddisfare i bisogni di Carol, ma non vuole avvicinarsi a lei. La soluzione? Un servizio di segreteria telefonica dove Carol può lasciare richieste, che verranno poi eseguite da un drone telecomandato ridicolmente sottodimensionato.

Il risultato è prevedibilmente catastrofico e allo stesso tempo esilarante. Durante la sua prima missione di raccolta rifiuti, il piccolo drone si impiglia in un lampione vicino alla casa di Carol, rimanendo appeso lì come un monumento involontario all’inefficienza tecnologica. Ed ecco che nasce il momento Breaking Bad di Pluribus.

Chi ha visto Breaking Bad ricorderà perfettamente la scena dell’episodio “Caballo Sin Nombre” della terza stagione. Walter White, interpretato da Bryan Cranston, sfoga la sua frustrazione dopo che la moglie Skyler rifiuta di farlo entrare in casa. La sua reazione? Lanciare un’intera pizza sul tetto della loro abitazione, dove rimane incastrata in una delle scene più iconiche e memetiche della serie.

La pizzeria Venezia’s Pizzeria, da cui proveniva quella pizza non tagliata a fette, divenne essa stessa un simbolo della serie, con il suo approccio peculiare alla preparazione delle pizze che scatenò dibattiti appassionati tra i fan. Ma la vera eredità di quella scena si rivelò molto meno divertente di quanto Vince Gilligan avesse immaginato.

La vera casa di Albuquerque utilizzata come dimora dei White divenne meta di pellegrinaggio per i fan della serie. E alcuni di loro pensarono bene di ricreare la scena iconica lanciando pizze vere sul tetto della proprietà. Il problema? Quella era una casa vera, abitata da persone vere che si ritrovarono a dover gestire un’invasione costante di turisti e vandali gastronomici.

Nel 2015, lo stesso Vince Gilligan dovette intervenire pubblicamente, implorando i fan di smettere di lanciare pizze sul tetto. Un momento surreale in cui il creatore di una delle serie più acclamate della storia televisiva si trovava a fare da mediatore tra la fiction e una realtà diventata ingestibile.

Ed è qui che Pluribus dimostra di aver imparato la lezione. La serie di Apple TV potrebbe non condividere molto con Breaking Bad in termini di trama o atmosfera, ma quando si tratta di proteggere le persone reali dalle conseguenze della cultura pop, gli autori hanno fatto i compiti a casa.

Il quartiere collinare dove vive Carol Sturka non esiste. È stato costruito appositamente nel deserto fuori Albuquerque per le esigenze della produzione. Questo significa che nessun proprietario di casa dovrà mai preoccuparsi di trovare droni e sacchetti della spazzatura nel proprio giardino, anche se qualche fan particolarmente zelante decidesse di ricreare la scena.

In tutta onestà, la decisione di costruire un quartiere fittizio non è stata presa principalmente per evitare una ripetizione dell’incidente della pizza. Gli eventi stravaganti e surreali ambientati in quella location sarebbero stati impossibili da filmare in un’area residenziale vera. Ma è un effetto collaterale più che benvenuto, che probabilmente impedirà almeno una decina di scherzi con droni e spazzatura.

C’è qualcosa di profondamente meta in tutto questo. Pluribus, una serie che esplora le conseguenze dell’interconnessione globale e del pensiero collettivo, ha trovato il modo di omaggiare uno dei momenti più memorabili di Breaking Bad mentre proteggeva attivamente il mondo reale dalle ricadute della propria narrazione. Il drone appeso al lampione diventa così non solo un momento comico all’interno della serie, ma anche un simbolo di come la televisione contemporanea debba navigare il confine sempre più sottile tra finzione e realtà.

La pizza sul tetto era spontanea, viscerale, nata dalla frustrazione di un personaggio al limite. Il drone impigliato è metodico, tecnologico, risultato di un compromesso impossibile tra intelligenza collettiva e isolamento individuale. Due oggetti estranei che diventano fixture ricorrenti delle abitazioni dei protagonisti, ma con storie di produzione radicalmente diverse.

E mentre il piccolo drone continua a penzolare dal suo lampione negli episodi successivi, diventa qualcosa di più di un semplice gag ricorrente. È un promemoria visivo che nell’era della cultura pop virale e del turismo cinematografico, anche le scelte creative più piccole possono avere conseguenze reali. E che a volte, la migliore soluzione è costruire il proprio mondo nel deserto, dove l’unica cosa che rischia di cadere dal cielo è la sabbia portata dal vento.

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