C’è una frase che accompagna chi cresce nelle periferie difficili come un mantra ineluttabile: “Chi nasce tondo nun pò murì quadrato”.

Un destino segnato, scritto nella povertà e nella violenza quotidiana. Ma cosa succede quando un bambino decide di sfidare questa legge non scritta? Quando guarda verso il cielo mentre tutti gli dicono di tenere gli occhi bassi? È da questa domanda che nasce Avemmaria, l’esordio alla regia di Fortunato Cerlino, presentato nella sezione Zibaldone del 43° Torino Film Festival.

Il film, tratto dall’autobiografia dello stesso Cerlino Se vuoi vivere felice pubblicata da Einaudi nel 2018, non è semplicemente un racconto di formazione ambientato nella Pianura degli anni Ottanta. È qualcosa di più profondo e universale: una meditazione sul peso dei sogni, sulla gravità che esercitano su chi osa immaginarsi diverso dal contesto che lo ha generato.

La miseria è una condizione, la cattiveria è una scelta“. Questa frase sintetizza l’ambiente in cui cresce Felice, il protagonista bambino interpretato dal giovanissimo Mario Di Leva, figlio di Francesco. Due stanze buie, un padre disoccupato che urla sempre, una nonna Filomena vestita di nero e alimentata dal rancore, una madre Antonietta che parla con un filo di voce quando lo fa, succube di tutto e tutti. A Pianura, se sei povero non puoi sognare, neanche da bambino. Eppure Felice vuole cantare, vuole andarsene, si isola ascoltando le registrazioni dello sbarco sulla luna mentre attorno a lui la gente muore e si accusa senza umanità.

Dietro questo film c’è un romanzo, ma ero scettico sul raccontare la mia vita“, ha spiegato Cerlino alla stampa presente al festival. “Mi serviva un punto di vista diverso. Non volevo fare solo cronaca, ma raccontare cosa significa il peso dei sogni. È un film sulla gravità. C’è il luogo comune che dice che i sogni ci salveranno, ma chi immagina una realtà diversa deve convivere anche con il peso che questa comporta. Quel sogno da una parte ti indica una stella in cielo, dall’altra un peso che devi portare”.

La struttura narrativa di Avemmaria gioca con il tempo e lo spazio in modo non convenzionale. Felice bambino viene accompagnato nelle sue giornate da un adulto che lo sprona e lo critica, interpretato da Salvatore Esposito. Un incontro che sfida le logiche lineari della narrazione, un dialogo tra presente e futuro che diventa il cuore pulsante del film.

“Interpreto Felice da grande“, ha dichiarato Esposito. “Quando Fortunato mi ha proposto questo ruolo, conoscevo la sua storia e avevo letto il suo libro. Mi sono preso del tempo per rispondere, non perché non fosse una sceneggiatura bellissima, ma perché quello che avrei raccontato era molto sottile, come lo spazio che divide gioia da dolore, amore da odio. Non è un film facile, si concentra su un momento molto delicato nella vita di ognuno di noi, in questo è universale. Ma a volte, affrontare il dolore significa anche farci pace”.

La luna è l’elemento visivo ricorrente che attraversa tutto il film, non come luogo di conquista ma come simbolo di rivelazione. “Fin da bambino mi porto dietro il fatto di non riuscire a non guardare il cielo”, ha raccontato Cerlino. “Plotino diceva che l’essere umano è particolare, ha sotto i piedi il finito e sulla testa l’infinito, che non è categoria astratta o filosofica, ma una condizione della nostra realtà. Per me la narrazione principale avviene nel retroscena, quello che vediamo nella realtà è la scena. Ma in questo retroscena succedono cose straordinarie, il tempo si piega e allora è possibile un incontro”.

Rigorosamente in dialetto, senza alleggerimenti di alcun tipo, Avemmaria costruisce un universo urlato dove Felice ha davanti solo due possibilità: cedere alla miseria e alla violenza, magari criminale, o mantenere una fede ostinata nei sogni. Una dicotomia che il film non risolve con facili moralismi, ma che esplora in tutta la sua complessità emotiva e sociale.

Accanto a Esposito e al giovane Di Leva, il cast include Marianna Fontana, in un’opera prodotta da Ventottodieci Produzioni, Moving Milano, Red Private e Europictures, in collaborazione con Rai Cinema. Il film arriverà prossimamente nelle sale distribuito da Europictures, portando sul grande schermo una storia che parla di Napoli ma che risuona come esperienza universale di chiunque abbia mai dovuto scegliere tra restare fedele alle proprie origini o tradirle per inseguire un’aspirazione impossibile.

“Proverei a dire che chi nasce mortale non necessariamente muore mortale”, ha concluso Cerlino, ribaltando quel vecchio adagio napoletano. È questa la vera scommessa di Avemmaria: dimostrare che la forma con cui veniamo al mondo non deve per forza essere quella con cui lo lasciamo. Che tra il tondo e il quadrato esiste uno spazio di trasformazione, doloroso e faticoso, ma possibile. Uno spazio dove i sogni non salvano automaticamente, ma dove il loro peso può diventare la zavorra necessaria per non essere spazzati via dalla corrente della rassegnazione.

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