Quando Paola Cortellesi ha presentato il suo esordio alla regia alla Festa del Cinema di Roma nel 2023, in pochi avrebbero scommesso su quello che sarebbe diventato.

Eppure, quel film in bianco e nero ambientato nella Roma della seconda metà degli anni Quaranta si è trasformato in qualcosa di più di un successo al botteghino: è diventato un fenomeno culturale. Oggi, a due anni dall’uscita, C’è ancora domani arriva su Rai 1 il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

“È una grande emozione sapere che il film arriverà nelle case degli italiani grazie alla Rai, e sono profondamente grata per tutto ciò che è accaduto in questi due anni dalla sua uscita”, ha dichiarato Cortellesi all’Adnkronos. “Mi auguro che questa storia possa offrire spunti di riflessione e momenti di sincera condivisione a chi la guarderà”. Parole semplici, cariche di significato, che racchiudono l’essenza di un’opera che ha saputo parlare al cuore del pubblico italiano e mondiale.

La storia di Delia, interpretata dalla stessa Cortellesi, è quella di una donna intrappolata in un matrimonio dominato dalla violenza e da una quotidianità fatta di soprusi normalizzati. Ma è anche la storia di una emancipazione silenziosa che diventa voce collettiva. Attraverso un linguaggio che mescola con grande equilibrio commedia, dramma e persino coreografie musicali, la regista costruisce un racconto che parla al presente pur essendo ambientato nel passato. Il bianco e nero non è solo una scelta estetica, ma diventa strumento narrativo per far emergere le sfumature di una società che stava cambiando, tra le macerie della guerra e le promesse di un domani diverso.

I numeri parlano chiaro e raccontano di un trionfo che ha superato ogni aspettativa. Il film ha incassato oltre 49 milioni di dollari a livello mondiale ed ha superato i 36,8 milioni di euro al botteghino italiano. Nelle sale per 22 settimane consecutive, è diventato il film italiano con i maggiori incassi di sempre nel 2023, superando colossi internazionali come Barbie e Oppenheimer. Venduto in 126 paesi, ha conquistato in particolar modo la Francia, con oltre 4 milioni di euro, e la Cina, dove ha incassato 6 milioni in un solo mese.

Ma cosa ha reso C’è ancora domani un fenomeno così travolgente? Il passaparola. Quella forza invisibile che si genera quando un’opera tocca corde profonde, quando intercetta l’onda di una nuova coscienza sulla questione femminile. Il film è diventato argomento di conversazione tra adulti, ma anche e soprattutto tra i banchi di scuola, stimolando riflessioni sull’educazione sentimentale, sulla violenza di genere e sul ruolo delle donne nella società. Per molti, non è stato solo un film, ma un manifesto culturale.

Il riconoscimento della critica è arrivato puntuale e massiccio. Alla Festa del Cinema di Roma, dove tutto è iniziato, il film ha conquistato il premio Speciale della Giuria e una Menzione speciale come Miglior opera prima. Poi è arrivata la pioggia di David di Donatello: 6 statuette su 19 candidature, tra cui Miglior regista esordiente, Miglior attrice protagonista a Cortellesi, Miglior attrice non protagonista a Emanuela Fanelli, Migliore sceneggiatura originale a Furio Andreotti, Giulia Calenda e Cortellesi, oltre al David dello spettatore e al David Giovani.

La consacrazione internazionale è arrivata dalla Cina, dove il film ha ricevuto il Golden Panda Award e, più recentemente, l’Oscar cinese come Miglior film straniero: il Golden Rooster Award, ritirato il 15 novembre scorso. Un traguardo straordinario non solo per Paola Cortellesi e per tutti coloro che hanno lavorato al film, a partire da Vision Distribution e Wildside che lo hanno prodotto, ma anche per l’Italia. Quel cinema italiano, famoso e amato in tutto il mondo, continua a esserlo grazie a film che hanno la capacità di andare oltre i confini, le culture e le età.

La scelta di trasmettere C’è ancora domani il 25 novembre non è casuale. In un paese in cui il tema della violenza domestica rimane drammaticamente attuale, la pellicola offre una lente potente e contemporanea per guardare alle radici di un problema che attraversa le generazioni. La storia di Delia, con il suo silenzio che si trasforma in azione, diventa specchio e stimolo per una riflessione collettiva che non può più essere rimandata.

Tra le tantissime onorificenze ricevute c’è anche il Nastro d’argento al film dell’anno, un riconoscimento che certifica come C’è ancora domani sia entrato nell’immaginario collettivo italiano. Il film ha dimostrato che il pubblico ha fame di storie autentiche, di personaggi in cui riconoscersi, di narrazioni che non abbiano paura di affrontare temi complessi con sensibilità e intelligenza.

Ora, grazie alla Rai, milioni di italiani potranno vedere o rivedere questa storia nelle loro case, condividerla con le loro famiglie, discuterne attorno a un tavolo. È quello che Paola Cortellesi sperava fin dall’inizio: che il suo film potesse generare dialogo, aprire conversazioni, offrire spunti di riflessione. In fondo, è questo il potere del cinema quando riesce a fare la differenza: non solo intrattenere, ma anche trasformare. E C’è ancora domani ha dimostrato di saper fare entrambe le cose, con una grazia e una forza che continueranno a risuonare ancora a lungo.

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