Ci sono rivelazioni che ridefiniscono un’intera narrazione, e poi c’è quello che accade nell’episodio 5 di “IT: Welcome to Derry”.

La serie prequel HBO Max, ambientata nel 1962 a Derry, Maine, ha finalmente giocato la sua carta più devastante: Matty Clements, il ragazzino scomparso che ha innescato l’intera storia, non è mai tornato vivo dalle fogne. Ogni momento toccante, ogni sguardo disperato, ogni parola pronunciata dal personaggio interpretato da Miles Ekhardt era in realtà Bill Skarsgård sotto mentite spoglie, una manifestazione di Pennywise progettata per condurre i bambini dritti nella sua tana.

L’episodio intitolato “29 Neibolt Street” rappresenta un punto di svolta per la serie creata dai fratelli Muschietti e dallo showrunner Jason Fuchs. Matty riappare nel nascondiglio segreto del nuovo “Losers Club” composto da Lilly Bainbridge, Ronnie Grogan, Will Hanlon, Rich Santos e Marge Truman. Descrive l’orrore della sua prigionia nelle viscere di Derry e rivela che Phil Malkin è ancora vivo, intrappolato nel regno sotterraneo del clown danzante. Questa informazione spinge i giovani eroi a organizzare una missione di salvataggio, convincendo un riluttante Matty a guidarli attraverso i cunicoli delle fogne.

La sequenza che ne consegue è quanto di più vicino alla formula classica di Stephen King la serie sia mai arrivata: un gruppo di ragazzini armati di torce elettriche e coraggio che si avventura nell’oscurità, dopo aver ingoiato gli ansiolitici della madre di Lilly come improbabile armatura psicologica contro le paure evocate da Pennywise. Ma il viaggio si trasforma in un incubo quando la verità emerge con brutalità cinematografica: Matty è morto dall’inizio, il suo corpo un guscio animato dall’entità che si nutre della paura dei bambini di Derry.

Ciò che rende questa rivelazione ancora più affascinante è la sua genesi creativa. In un’intervista esclusiva, Jason Fuchs ha svelato che il twist di Matty non era stato originariamente concepito per “Welcome to Derry”, ma per un destino molto diverso nel finale di “IT: Capitolo 2”. Durante lo sviluppo della sceneggiatura del film del 2019, Fuchs e i fratelli Andy e Barbara Muschietti avevano immaginato una versione in cui Mike Hanlon, interpretato da Isaiah Mustafa, guidasse gli adulti del Losers Club nelle profondità delle fogne per affrontare Pennywise, solo per scoprire il cadavere del vero Mike Hanlon. La rivelazione sarebbe stata che il personaggio che li aveva accompagnati per tutto il viaggio era in realtà una manifestazione dell’entità malvagia.

Perché questa idea non ha visto la luce nei film? La risposta è tanto pragmatica quanto rispettosa: si discostava troppo dal canone di Stephen King. I Muschietti volevano rimanere fedeli ai punti cardine della narrazione del maestro dell’horror, e sacrificare Mike Hanlon in quel modo sembrava un tradimento troppo grande. Ma l’idea non è mai morta del tutto, restando in letargo nella mente dei creatori fino a quando non ha trovato il contesto perfetto nella serie televisiva.

“Quando abbiamo iniziato a parlare del viaggio della serie, e specificamente dell’episodio 5, ci siamo guardati e abbiamo capito: questa è un’idea che potrebbe aver finalmente trovato il suo momento”, ha spiegato Fuchs. Il formato televisivo offre libertà che il cinema non può permettersi. La serialità consente rischi narrativi più audaci, deviazioni dal materiale originale che nel contesto di un film di due ore risulterebbero troppo stranianti. Con Matty Clements, personaggio nuovo creato appositamente per la serie, il twist acquisisce una risonanza diversa, più organica rispetto alla trama che si sta sviluppando.

L’episodio non si limita a questo colpo di scena. La riconciliazione tra Lilly e Marge dopo il terrificante incidente in cui quest’ultima si è quasi cavata un occhio rappresenta uno dei momenti emotivamente più autentici della stagione, grazie alle interpretazioni di Clara Stack e Matilda Lawler. Le due attrici riescono a trasmettere la fragilità e la forza di un’amicizia messa a dura prova dall’orrore, creando una connessione che risuona ben oltre lo schermo.

Parallelamente, la trama degli adulti si intensifica. Hank Grogan sfugge miracolosamente a un tentativo di linciaggio durante il trasferimento alla prigione di Shawshank, trovando rifugio dalla signora Kersh, interpretata da Madeleine Stowe. La loro relazione extraconiugale non solo fornisce ad Hank un alibi per gli omicidi del suo teatro, ma rappresenta anche una condanna a morte in sospeso, considerando il temperamento violento del marito macellaio della donna. Ogni elemento narrativo si intreccia con precisione chirurgica, costruendo una rete di tensione che promette esplosioni drammatiche nei prossimi episodi.

Sul fronte militare, l’Operazione Precept del generale Shaw prosegue con la sua logica da caccia al mostro, introducendo il concetto dei pilastri ricavati dalla cometa che ha portato Pennywise sulla Terra. L’idea che frammenti del meteorite possano respingere o contenere l’entità si discosta dal romanzo originale, ma la serie la integra con naturalezza nel tessuto narrativo. James Remar offre una performance stratificata che mantiene Shaw un personaggio affascinante anche mentre pianifica scenari sempre più inquietanti, incluso un misterioso piano di “pulizia” cittadina qualora la missione fallisse.

L’episodio introduce anche elementi significativi del folklore locale attraverso Rose e suo nipote Taniel, che viene designato come futuro custode della lama cerimoniale forgiata dal materiale della cometa. Questo ruolo archetipico prefigura la futura decisione di Mike Hanlon di restare a Derry come sentinella dopo la sconfitta di Pennywise da parte dei Losers. La lama che si illumina in presenza del clown può sembrare eccessiva, ma nel contesto della mitologia espansa della serie funziona come dispositivo narrativo efficace.

Le sequenze nelle fogne beneficiano di un’atmosfera visiva notevole, con luci rosse montate sui corpi dei soldati e fasci gialli delle torce che tagliano l’oscurità. Dick Hallorann, interpretato da Chris Chalk, affronta le forze psichiche oppressive di Derry che riportano a galla traumi del suo passato con il nonno sadico. La serie utilizza intelligentemente elementi stabiliti in “Doctor Sleep” di King, visualizzando la perdita di controllo di Dick attraverso le “scatole mentali” in cui ha rinchiuso i fantasmi del suo passato, un dettaglio radicato nella tradizione letteraria di King che bilancia perfettamente le invenzioni originali degli sceneggiatori.

La vera rivelazione arriva quando Bill Skarsgård emerge finalmente dall’oscurità, non semplicemente come Pennywise che galleggia minaccioso, ma letteralmente fuori dal corpo rianimato di Matty Clements. Il ragazzo che era tornato al serbatoio di Derry dopo essere stato rapito dall’Eater of Worlds nell’episodio premiere era stato il mostro tutto il tempo, fingendosi morto per meglio servire il suo banchetto di terrore. La serie aveva dosato con sapienza le apparizioni di Skarsgård, e questa pazienza paga dividendi narrativi ed emotivi considerevoli.

L’introduzione di Pennywise in questo contesto specifico rappresenta il culmine di una strategia narrativa che privilegia l’influenza incombente del male rispetto alla sua manifestazione fisica. Come nel romanzo e nei film di Andy Muschietti, “Welcome to Derry” prospera tanto sul terrore che Pennywise ispira quanto sulle sue effettive carneficine. Ma quando il momento dell’attacco arriva, la serie dimostra di aver guadagnato il diritto di scatenare completamente la sua creatura più iconica.

Il twist di Matty funziona su multipli livelli. Dal punto di vista emotivo, tradisce la fiducia degli spettatori che hanno investito nella sofferenza del ragazzo. Dal punto di vista tematico, sottolinea la natura insidiosa di Pennywise, capace non solo di terrorizzare ma di manipolare persino i legami più sacri tra i bambini. E dal punto di vista della costruzione del mondo narrativo, dimostra che “Welcome to Derry” ha trovato il suo equilibrio tra fedeltà al materiale originale e audacia creativa.

La decisione di salvare questa idea per la serie televisiva piuttosto che forzarla in “IT: Capitolo 2” si rivela una scelta di saggezza creativa. Mike Hanlon è un pilastro della mitologia di King, il custode della memoria di Derry, e trasformarlo in un’illusione di Pennywise avrebbe potuto alienare i fan più devoti. Matty Clements, invece, è un personaggio nato specificamente per questo racconto, e la sua trasformazione da vittima a esca diventa un elemento organico della narrazione piuttosto che uno shock gratuito.

Con l’episodio 5, “IT: Welcome to Derry” dimostra di aver trovato la sua voce distintiva nel vasto universo di Stephen King. La serie non si accontenta di essere un semplice prequel nostalgico, ma si impegna a espandere la mitologia di Derry con rispetto e inventiva. Bill Skarsgård rimane la forza terrificante al centro di questa storia, e vederlo finalmente scatenato dopo quattro episodi di attesa calibrata conferma che la pazienza narrativa può essere l’arma più potente nell’arsenale dell’horror. Il viaggio nelle fogne di Derry è appena iniziato, e se questo episodio è un’indicazione di ciò che verrà, i fan di IT hanno molto di cui essere entusiasti e terrorizzati in egual misura.

Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical

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