Sean Penn, attore e regista pluripremiato, da anni impegnato in battaglie politiche e umanitarie, ha scelto di partecipare al film ucraino La guerra attraverso gli occhi degli animali percependo un compenso simbolico di un solo dollaro.

Una cifra che non è frutto di retorica hollywoodiana, ma l’unico modo per aggirare il divieto imposto dal sindacato americano degli attori (SAG), che proibisce di lavorare gratuitamente: l’attore ha quindi deciso di fissare l’importo minimo possibile per sostenere con un gesto concreto la causa ucraina. La pellicola, un’antologia in sette episodi diretti da registi diversi, racconta storie vere di animali salvati durante l’invasione russa e usa la prospettiva animale per rivelare un’umanità ferita ma ancora capace di empatia.

Penn interpreta un tecnico del suono americano che, quasi per caso, diventa testimone dell’inizio del conflitto: un ruolo volutamente piccolo, nato dal desiderio non di essere protagonista ma di contribuire a un progetto che considera necessario. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Tribeca Film Festival e ha avuto la sua première ucraina all’Odesa Film Festival. Il produttore Oleh Kokhan ha definito il gesto di Penn «un modo per sostenere l’Ucraina», sottolineando come la presenza dell’attore abbia acceso i riflettori internazionali su un’opera altrimenti destinata a un circuito limitato.

Nel contesto della guerra, il cinema ucraino sta diventando uno strumento culturale e politico: un terreno di memoria, denuncia e resistenza, dove l’arte si fa testimonianza. Raccontare la guerra “attraverso gli occhi degli animali” non è solo una scelta narrativa insolita, ma una dichiarazione d’intenti: evocare l’innocenza, denunciare la distruzione di ogni forma di vita, e ricordare che il conflitto travolge tutto ciò che incontra, oltre l’uomo. La decisione di Penn di accettare l’ingaggio simbolico richiama l’attenzione sul potere del cinema come veicolo di messaggi etici e come forma di alleanza culturale.

In un’industria in cui i cachet milionari sono la norma, la scelta di un dollaro sembra quasi un contro-gesto politico, un modo per affermare che il valore dell’arte non sempre coincide con il denaro. La guerra attraverso gli occhi degli animali diventa così non solo un film, ma un ponte: tra Hollywood e Kiev, tra star system e realtà bellica, tra memoria e solidarietà. Un’opera che usa la lente del cinema per raccontare la fragilità della vita e la necessità di guardare il conflitto con uno sguardo nuovo, più empatico e più umano.

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