Ci sono momenti nella serialità televisiva in cui l’attesa diventa essa stessa parte dello spettacolo.

Welcome to Derry lo sa bene e ha giocato con la pazienza dei suoi spettatori per cinque lunghissimi episodi, seminando palloncini rossi, ombre inquietanti e creature mostruose di ogni forma. Ma nell’episodio 5, intitolato “Neibolt Street”, la serie HBO ha finalmente dato al pubblico ciò che desiderava sin dal primo frame: Bill Skarsgård nei panni di Pennywise il clown danzante, in carne, ossa e terrificante gloria.

L’ingresso è orchestrato con una precisione quasi cinematografica. Dopo aver fatto credere agli spettatori che Matty Clements fosse miracolosamente sopravvissuto all’attacco iniziale della serie, la rivelazione arriva come un pugno allo stomaco. Miles Ekhardt, che interpreta il giovane Matty, offre una performance straordinaria nel mostrare il trauma di un ragazzo intrappolato nelle fogne con una creatura soprannaturale. Pallido come un fantasma, visibilmente provato, sembra invecchiato di anni. Ma è proprio questa vulnerabilità a rendere il twist ancora più devastante.

Il Losers’ Club del 1962 si riunisce finalmente al completo, spinto dalla speranza di salvare Phil Malkin, che Matty sostiene essere ancora vivo nei tunnel sotterranei. I ragazzi scendono nelle fogne con il coraggio disperato dell’innocenza, ignari di star camminando dritti in una trappola. La rivelazione che Matty non è mai tornato, che il ragazzo con cui hanno condiviso confidenze e paure è in realtà la creatura che stanno cacciando, trasforma l’episodio in un inquietante gioco di specchi tra fiducia tradita e orrore puro.

Ed è qui che Welcome to Derry dimostra di comprendere perfettamente il valore dell’attesa. Quando Matty si attorciglia attorno a un palo delle fogne cantando una filastrocca stonata e si trasforma in Pennywise, la serie gli concede il suo momento di gloria. La colonna sonora si avvolge a spirale, le luci creano un’atmosfera da incubo fever dream, e il clown pronuncia la sua battuta d’ingresso: “Duck and cover, kiddos”. Non è solo una frase a effetto, ma una chiave di lettura dell’intera serie.

Il riferimento a “duck and cover” – le esercitazioni che nei primi anni ’60 insegnavano ai bambini a nascondersi sotto i banchi in caso di attacco nucleare – collega l’orrore soprannaturale di It alla paranoia atomica dell’epoca. Pennywise diventa così una bomba nucleare metaforica, un’entità che esplode attraverso la facciata di normalità di Derry e porta distruzione totale. È un parallelo intelligente che la serie ha tentato di sviluppare attraverso varie sottotrame, ma che solo ora, con l’arrivo del clown, trova la sua espressione più chiara e potente.

L’episodio 5 non si limita però all’ingresso trionfale di Pennywise. Clara Stack e Matilda Lawler regalano uno dei momenti più toccanti della stagione quando Lilly e Margie si rivedono in ospedale. Dopo che Margie si è cavata un occhio a causa delle manipolazioni di It, le due ragazze trovano il coraggio di riconnettersi. Lawler porta sullo schermo un senso di disperato rimpianto che spezza il cuore, mentre Stack bilancia perfettamente vulnerabilità e resilienza. La loro amicizia diventa contemporaneamente la più grande forza e la più grande debolezza dei ragazzi, esattamente come il titolo dell’episodio suggerisce.

Nel frattempo, la storyline degli adulti continua a espandersi con una complessità inaspettata. Hank Grogan sopravvive a un tentativo di assassinio e trova rifugio con Mrs. Kersh, interpretata da Madeleine Stowe, rivelando una relazione clandestina che funge sia da alibi che da condanna a morte in una società del 1962 ancora profondamente razzista. Il marito di lei, il macellaio locale già visto ignorare atti di violenza, mostra il suo temperamento abusivo, aggiungendo un ulteriore strato di tensione a una trama già densa.

È affascinante osservare come Welcome to Derry stia gestendo il rapporto tra adulti e la minaccia di It in modo diverso rispetto ai film. Mentre nei lungometraggi di Andy Muschietti gli adulti di Derry semplicemente ignoravano il terrore di Pennywise, la serie mostra personaggi come Leroy Hanlon e Dick Hallorann reagire razionalmente alla scoperta della creatura. La relazione tra il Generale Shaw di James Remar e Rose di Kimberly Norris Guerrero è particolarmente ben sviluppata, trasformando quello che poteva essere l’ennesimo archetipo militare in un personaggio sfaccettato e simpatico.

Il fatto che siano proprio i personaggi di colore – Rose, Hallorann, i Hanlon – gli unici adulti a prendere sul serio la minaccia dice molto sul messaggio sociale della serie. Welcome to Derry costruisce un parallelo tra la sua ghost story e il movimento per i diritti civili in corso in quegli anni, suggerendo che solo chi è personalmente toccato dall’orrore comprende davvero la gravità della situazione. È un commento razziale potente che risuona ben oltre i confini del genere horror.

Certo, la serie non è priva di difetti. Gli effetti speciali continuano a essere il suo tallone d’Achille: lo zombie di Zio Sam creato in CGI manca di quella fisicità viscerale che gli effetti pratici avrebbero potuto garantire. Welcome to Derry non spaventa quanto dovrebbe, ma funziona splendidamente come dramma character-driven con elementi soprannaturali. Dalla riunione commovente di Lilly e Marge al flashback straziante di Hallorann con il padre abusivo, l’episodio è ricco di momenti che lavorano sul piano emotivo più che su quello del terrore puro.

È qui che Welcome to Derry si distacca nettamente da Stranger Things, serie con cui condivide inevitabili parallelismi: ragazzini coraggiosi, complotti governativi, mostri nell’ombra. Ma dove Stranger Things abbraccia una visione nostalgica e romantica del passato, Welcome to Derry deromanticizza spietatamente i primi anni ’60. Non c’è filtro Instagram sui pregiudizi rampanti, sulla società patriarcale, sull’approccio superficiale alla salute mentale. L’episodio mostra quell’epoca per quello che era: cupa, ingiusta, pericolosa per chiunque non rientrasse nella ristretta definizione di “normale”.

Il ritorno di Matty – o meglio, la rivelazione che non è mai tornato – funziona come twist di metà stagione proprio perché la serie ha investito tempo nel renderlo un personaggio credibile e amato. La sua trasformazione in Pennywise non è solo uno shock visivo, ma un tradimento emotivo che colpisce tanto i personaggi quanto gli spettatori. Phil Malkin, mezzo divorato nelle fogne, è un altro promemoria brutale che questo non è un racconto per bambini travestito da horror, ma una storia in cui la morte è reale e le conseguenze permanenti.

Quando Pennywise finalmente gira attorno a quel palo e la sua figura prende forma, completa di ghignante sorriso rosso sangue e occhi che promettono orrori indicibili, Welcome to Derry consegna un momento che valeva l’attesa. Non è solo l’arrivo di un mostro iconico, ma la conferma che la serie sa esattamente cosa sta facendo. Ha costruito il suo mondo mattone dopo mattone, personaggio dopo personaggio, e ora che tutte le pedine sono in posizione, la partita può davvero cominciare.

L’episodio 5 rappresenta uno snodo cruciale per Welcome to Derry. Dopo aver passato quasi cinque ore a stabilire le dinamiche, i personaggi e l’atmosfera opprimente della cittadina del Maine, la serie può finalmente scatenare il suo asso nella manica. E lo fa con stile, intelligence e un senso del timing teatrale che trasforma l’apparizione di Pennywise in un evento televisivo memorabile. Duck and cover, infatti: la bomba è appena esplosa, e Derry non sarà mai più la stessa.

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