Ogni stella di Hollywood ha una storia di inizi umili, ma quella di Jacob Elordi è particolarmente affascinante.
Molto prima di diventare il volto tormentato di Nate Jacobs in “Euphoria”, prima di far parlare di sé con la provocatoria “Saltburn” e prima ancora di interpretare Frankenstein, l’attore australiano ha mosso i suoi primi passi nel cinema in un modo che definire discreto sarebbe un eufemismo. Il suo debutto cinematografico è avvenuto in un colossal Disney da centinaia di milioni di dollari, eppure non ne troverete traccia.
La prima apparizione sul grande schermo di Elordi risale a “Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar”, il quinto capitolo della saga che ha ridefinito il concetto di film di pirati nel nuovo millennio. Ma non aspettatevi di scorgere il suo volto riconoscibile tra i protagonisti. L’attore era una semplice comparsa non accreditata, un volto anonimo tra centinaia, perso nella folla di soldati britannici con le giubbe rosse che popolavano l’isola di Saint Martin.
“La gente cerca sempre di trovarmi nel film e ci sono ‘screenshot di me nel film'”,
ha rivelato Elordi in un’intervista a GQ nel 2020, con un misto di divertimento e sincerità disarmante.
“Ero sullo sfondo del film. Non ero nel film, non ero accreditato, non ero nei credits, non ho fatto provini, ero una comparsa. Ed è stata una delle cose migliori che abbia mai fatto in tutta la mia vita. E non mi troverete mai.”
Questa dichiarazione racchiude tutta l’ironia della situazione: un attore che oggi riempie le copertine delle riviste e domina le conversazioni sui social media, ricorda con affetto il tempo in cui era completamente invisibile in un film che aveva tra i protagonisti Johnny Depp e Orlando Bloom. Il film non compare nemmeno sulla sua pagina IMDb ufficiale, anche se Wikipedia lo elenca tra i soldati britannici con la giubba rossa, quelli di stanza a Saint Martin dove Henry Turner, figlio di Will Turner interpretato da Brenton Thwaites, si reca alla ricerca del Tridente di Poseidone per spezzare la maledizione che tiene suo padre lontano dalla terraferma.
Ma per Elordi, il vero debutto cinematografico è arrivato con un progetto completamente diverso, agli antipodi del blockbuster hollywoodiano.
“Non so se conta, ma il primo film che ho mai fatto è stato per Stephan Elliot e si chiamava ‘Flammable Children’, in cui interpretavo un bagnino”, ha continuato nella stessa intervista. “Di nuovo, non è stata una grande performance, ero semplicemente lì in piedi.”
Il progetto, poi ribattezzato “Swinging Safari” prima dell’uscita nel 2018, rappresenta effettivamente il primo ruolo accreditato dell’attore. Nei panni di Rooster, un bagnino, Elordi si muove in una commedia bizzarra e tipicamente australiana ambientata negli anni Settanta. La trama segue tre famiglie di una piccola città australiana la cui vita viene sconvolta quando una balenottera azzurra si arena sulla spiaggia locale, catapultando improvvisamente il tranquillo centro abitato sotto i riflettori internazionali.
Mentre i genitori esplorano nuove libertà sessuali tipiche di quell’epoca di sperimentazione, e il giovane Jeff Marsh documenta tutto con la sua cinepresa, Rooster vive una storia d’amore con Bec, la figlia adolescente della famiglia Marsh interpretata da Chelsea Glaw. Un ruolo piccolo ma definito, un personaggio con un nome e una funzione narrativa, l’esatto opposto dell’anonimato tra le giubbe rosse di “Pirati dei Caraibi”.
Eppure, nonostante Elordi consideri “Swinging Safari” il suo vero esordio cinematografico, non sarebbe stato questo il ruolo che avrebbe cambiato la sua carriera. Quella svolta sarebbe arrivata poco dopo, anche se, come l’attore stesso ha ammesso in altre interviste, si è trattato di un progetto che segretamente ha detestato girare durante la lavorazione. Un percorso fatto di contraddizioni, di ruoli amati e altri sopportati, di apparizioni invisibili in film giganteschi e performance memorabili in produzioni indipendenti.
La traiettoria di Jacob Elordi da comparsa invisibile a sex symbol globale racconta una verità fondamentale del cinema: tutti, anche le più grandi stelle, hanno iniziato da qualche parte. E a volte quel “qualche parte” è talmente nascosto che nemmeno i fan più accaniti riusciranno mai a trovarlo, perso per sempre tra le centinaia di volti anonimi che popolano le scene di massa dei blockbuster hollywoodiani. Una lezione di umiltà che l’attore sembra non aver mai dimenticato.