Ci sono leggende che attraversano Hollywood come fiumi carsici, riemergendo periodicamente per ricordarci che dietro la macchina da presa si nascondono ossessioni tanto peculiari quanto iconiche.
Una di queste riguarda Quentin Tarantino e il suo presunto feticismo per i piedi femminili, un tema che da decenni alimenta battute, speculazioni e momenti di ilarità generale. L’ultima a riaccendere il dibattito è stata Maya Hawke, che durante una conversazione nel podcast Good Hang di Amy Poehler ha regalato un aneddoto tanto semplice quanto eloquente.
Quando la conduttrice le ha chiesto se sua madre Uma Thurman le avesse dato qualche consiglio prima di lavorare con il leggendario regista in C’era una volta a Hollywood del 2019, la risposta di Maya è stata fulminante: “Tieni le scarpe”. La risata che ne è seguita ha coinvolto sia lei che Poehler, con quest’ultima che ha ribadito tra le lacrime: “Tienile su, tesoro. Tienile su. Consiglio perfetto. Perfetto”.
Il riferimento è tutt’altro che casuale. Uma Thurman ha attraversato alcuni dei momenti più iconici del cinema tarantiniano, da Pulp Fiction nel 1994 fino ai due capitoli di Kill Bill nel 2003 e 2004. In questi film, come in molti altri del regista, le inquadrature dei piedi femminili non sono state semplici dettagli stilistici, ma elementi ricorrenti che hanno alimentato voci e teorie. Margot Robbie, Margaret Qualley, Dakota Fanning: sono solo alcune delle attrici le cui estremità hanno ricevuto un’attenzione particolare nelle opere del cineasta.
La battuta più memorabile su questo argomento rimane probabilmente quella di Brad Pitt, che nel 2020, ritirando il SAG Award come miglior attore non protagonista per il suo ruolo in C’era una volta a Hollywood, ha ringraziato: “I miei co-protagonisti, Leonardo DiCaprio, Margot Robbie, i piedi di Margot Robbie, i piedi di Margaret Qualley, i piedi di Dakota Fanning. Seriamente, Quentin ha separato più donne dalle loro scarpe della TSA”. L’ilarità del pubblico presente testimoniava quanto questo topos fosse ormai entrato nell’immaginario collettivo hollywoodiano.
Ma come reagisce il diretto interessato? Tarantino, da par suo, non si scompone. In un’intervista rilasciata a GQ nel 2021, il regista ha dichiarato senza mezzi termini: “Non la prendo sul serio”. E ha aggiunto una difesa che mescola storia del cinema e rivendicazione autoriale: “Ci sono molti piedi nei film di molti bravi registi. È semplicemente buona regia. Prima di me, la persona con cui il feticismo dei piedi era associato era Luis Buñuel, un altro regista. E anche Hitchcock ne è stato accusato, così come Sofia Coppola”.
La prospettiva di Tarantino colloca questa peculiarità all’interno di una tradizione cinematografica più ampia, dove il corpo femminile è stato rappresentato attraverso dettagli simbolici e metaforici. Che si tratti di ossessione autoriale o semplicemente di una scelta stilistica consapevole, il risultato è che il suo nome è ormai indissolubilmente legato a questo elemento visivo, tanto da diventare un marchio di fabbrica involontario.
Il fatto che Maya Hawke, rappresentante di una nuova generazione di attrici cresciute all’ombra di giganti come Uma Thurman e Ethan Hawke, possa scherzare con leggerezza su questo tema testimonia quanto ormai faccia parte del folklore hollywoodiano. Non c’è malizia, solo la consapevolezza condivisa di un tratto distintivo che attraversa una filmografia straordinaria. E se il consiglio materno è stato quello di mantenere le calzature ben allacciate, Maya ha comunque avuto l’opportunità di lavorare con uno dei cineasti più visionari della sua epoca, portando sullo schermo il personaggio di Flower Child in uno dei capitoli finali della carriera del regista.
Perché alla fine, al di là delle battute e delle leggende metropolitane, Tarantino rimane un due volte premio Oscar, un autore capace di ridefinire il linguaggio cinematografico e di creare universi narrativi che hanno segnato intere generazioni. E se tra le sue signature visive c’è anche un’attenzione particolare ai piedi, be’, è solo un altro tassello di un mosaico artistico complesso e irripetibile. Come ha detto lui stesso, è solo buona regia.