Per decenni, Robin Williams è stato l’incarnazione vivente della commedia a Hollywood, un talento effervescente capace di strappare risate con qualsiasi mezzo a disposizione: dalla comicità fisica più stravagante ai giochi di parole più raffinati.
Eppure, dietro quella maschera comica si nascondeva un’ossessione che non riuscì mai a realizzare. Williams sognava di entrare nell’universo oscuro di Batman, di interpretare uno dei villain iconici della galleria dei nemici del Cavaliere Oscuro. Un desiderio che lo accompagnò per oltre vent’anni, dall’alba degli anni Ottanta fino al 2005, ma che rimase per sempre irrealizzato.
La prima occasione si presentò alla fine degli anni Ottanta, quando Tim Burton stava preparando il suo leggendario “Batman”. Williams voleva disperatamente essere il Joker, il principe clown del crimine. Ma quel ruolo finì nelle mani di Jack Nicholson, diventando una delle interpretazioni più memorabili della storia del cinema. “Capita, tutti hanno storie del genere,” disse Williams con filosofia in un’intervista del 1993 a Take2MarkTV, quando gli fu chiesto di quel mancato ingaggio. “Anche Jack è stato fregato un paio di volte.”
Ma c’era qualcosa di più oscuro dietro queste dinamiche hollywoodiane. Williams rivelò una pratica cinica dell’industria cinematografica: gli studios a volte utilizzano l’interesse di un attore come “esca” per convincere qualcun altro a firmare. “Dicono ‘Lo stiamo mandando a lui,’ e tu ci credi, e poi lo danno a qualcun altro,” spiegò l’attore con una punta di amarezza. Una tattica di manipolazione che trasforma i sogni degli artisti in pedine di una scacchiera commerciale.
La seconda opportunità arrivò nel 1994, con “Batman Forever” di Joel Schumacher. Questa volta Williams non era solo interessato: era ufficialmente a bordo per interpretare l’Enigmista. Lo sceneggiatore Akiva Goldsman ricorda un giorno straordinario passato nella cucina di Williams a San Francisco, dove i due discussero per ore del personaggio. “Era come se avesse aperto la sua testa e l’universo ci parlasse dentro,” raccontò Goldsman a The Playlist nel 2023. “Era così bello e così gentile.”
Williams si era immerso completamente nel ruolo, contribuendo attivamente alla costruzione della storia. La sua mente brillante stava già plasmando una versione dell’Enigmista che probabilmente avrebbe spiazzato il pubblico. Ma ancora una volta, il destino si mise di traverso. Differenze creative con il regista Joel Schumacher portarono alla rottura. “Alla fine, Robin e Joel non la vedevano allo stesso modo,” ammise Goldsman. Il ruolo passò a Jim Carrey, all’epoca una delle stelle più calde di Hollywood, reduce dai successi clamorosi di “Ace Ventura”, “The Mask” e “Scemo & più scemo”.
Guardando indietro, forse fu una benedizione mascherata. “Batman Forever” venne massacrato dalla critica e dai fan, ricordato più per i suoi eccessi kitsch che per i suoi meriti. E soprattutto, quel mancato ingaggio permise a Williams di dire sì a “Jumanji”, la commedia d’azione familiare che sarebbe diventata un classico generazionale e, decenni dopo, avrebbe dato vita a un’inaspettata franchise di successo.
L’ossessione di Williams per l’universo di Batman non si spense nemmeno dopo due delusioni. Nel 2005, quando Christopher Nolan stava preparando il reboot della saga con “Batman Begins”, l’attore si fece nuovamente avanti. Aveva già lavorato con Nolan in “Insomnia” qualche anno prima, e sperava che quella collaborazione potesse aprirgli le porte di Gotham City. Ma anche questa volta, il sogno rimase tale.
La carriera di Robin Williams ci ha regalato momenti indimenticabili, dalla poesia di “L’attimo fuggente” alla profondità psicologica di “Will Hunting – Genio ribelle”, passando per la magia di “Mrs. Doubtfire” e l’intensità di “Insomnia”. Ha dimostrato di essere molto più di un comico, evolvendosi in un attore drammatico di straordinario spessore. Eppure, quel villain di Batman rimase il ruolo fantasma, quello che non ebbe mai la possibilità di abitare.
Cosa sarebbe stato vedere Robin Williams trasformare la sua energia frenetica, la sua intelligenza fulminea e la sua capacità di oscillare tra luce e oscurità in un nemico di Batman? Come avrebbe reinterpretato il Joker, l’Enigmista o qualsiasi altro villain della rogues gallery gothamita? Sono domande destinate a rimanere senza risposta, echi di un’opportunità perduta che continua a risuonare nell’immaginario collettivo. A volte, i ruoli che non interpretiamo raccontano tanto di noi quanto quelli che portiamo sullo schermo. E il Batman villain di Robin Williams rimane una delle storie più affascinanti mai raccontate di Hollywood.