Cinque film per ricordare la donna che ha trasformato l’imperfezione in stile.
C’è sempre stato qualcosa di disarmante in Diane Keaton.
Forse quel sorriso un po’ incerto, o quella voce roca e calda che sembrava uscita da un sogno di New York. Forse il modo in cui si muoveva sullo schermo — come se ogni gesto nascesse per caso, ma fosse perfettamente necessario.
Oggi il cinema la saluta, ma è impossibile dire addio a una donna che ha fatto dell’autenticità la sua più grande rivoluzione.
Keaton non recitava: abitava i personaggi, li viveva come una seconda pelle. Li riempiva di ironia, fragilità e intelligenza. È stata musa e regista di sé stessa, compagna e testimone di un’epoca che cercava di capire cosa volesse dire essere donna senza essere perfetta.
Dagli anni ’70 fino a oggi, ha attraversato quasi ogni genere possibile: la commedia sentimentale, il dramma politico, il racconto familiare, l’ironia sofisticata. Ma in ognuno di quei film, il suo sguardo restava lo stesso: libero, sincero, vivo.
Ecco cinque film per ricordarla, per rivederla, per sentirla ancora qui.
Annie Hall (1977)
Con Annie Hall, Diane Keaton è entrata nella storia. È il film che le valse l’Oscar e che cambiò per sempre la commedia romantica.
Lei e Woody Allen costruiscono una storia d’amore fatta di dialoghi rapidi, risate e silenzi, in cui il tempo si piega ai ricordi. Annie è buffa, insicura, irresistibile: la ragazza che tutti abbiamo amato almeno una volta nella vita.
Rivederlo oggi significa ricordare che l’amore, come la vita, è un film che si scrive mentre accade.
Il Padrino – Parte I e II (1972–1974)

Tra il fumo dei sigari e la solennità della tragedia, c’è anche lei: Kay Adams, la moglie che osserva il potere da dentro, con il coraggio di chi sceglie di restare lucida.
In un mondo di uomini, Diane Keaton porta la voce della coscienza, la fragilità che non cede mai del tutto.
Ogni suo sguardo in Il Padrino – Parte II racconta la fine di un amore e l’inizio della consapevolezza. È la sua forza più grande: dire tutto senza pronunciare una parola.
Reds (1981)
Diretta e affiancata da Warren Beatty, Keaton incarna Louise Bryant, giornalista e rivoluzionaria, in un film che intreccia passione e politica.
Reds è un affresco storico e sentimentale, un film denso e viscerale, in cui Diane mostra la sua parte più intensa.
Rivederlo oggi è un atto di ammirazione: per la sua bravura, per la sua capacità di passare dalla leggerezza alla profondità senza mai perdere verità.
The First Wives Club (1996)
Tre ex mogli tradite che si riprendono la scena, la vita e il diritto di ridere. Insieme a Goldie Hawn e Bette Midler, Diane Keaton firma una delle commedie più amate degli anni ’90.
C’è tutto il suo spirito: la fragilità trasformata in ironia, la rivincita che non ha bisogno di rabbia.
Rivederlo oggi fa sorridere e commuovere: quella danza finale su “You Don’t Own Me” è la libertà stessa, messa in musica.
Something’s Gotta Give (2003)
Accanto a Jack Nicholson, Diane Keaton regala uno dei ruoli più belli della sua maturità. Una scrittrice che si innamora, ride, piange, si scopre vulnerabile e forte allo stesso tempo.
La scena in cui scoppia a piangere davanti al computer resta una delle più sincere mai girate: perché non è recitazione, è vita che filtra dallo schermo.
Rivederlo significa accettare che l’amore non ha età e che il cuore, anche ferito, continua a battere.
Diane Keaton ha insegnato che la bellezza non è perfezione, ma verità.
Che si può essere eleganti anche tremando, affascinanti anche quando si ride troppo forte.
È stata attrice, regista, icona di stile, ma soprattutto una donna che ha reso il coraggio un gesto quotidiano.
Il suo cinema continuerà a vivere nei cappelli, nelle risate, nei silenzi pieni di emozione.
E ogni volta che qualcuno dirà “La verità è che mi manchi”, ci sarà un po’ di Diane in quell’ammissione: imperfetta, tenera, umana.