Ventotto anni. È il tempo trascorso dall’ultima volta che Sigourney Weaver ha indossato i panni di Ellen Ripley, l’eroina che ha definito un’intera generazione di cinema fantascientifico e horror.
Era il 1997, l’anno di Alien: Resurrection, un film divisivo che sembrava aver chiuso definitivamente il capitolo del personaggio più iconico della saga. Eppure, durante il New York Comic Con del 10 ottobre 2025, l’attrice ha lasciato tutti a bocca aperta con una rivelazione inaspettata: potrebbe esserci un futuro per Ripley, e lei stessa ha avuto un incontro ufficiale con Disney e 20th Century Studios per discuterne.
La notizia ha colto di sorpresa i fan, soprattutto considerando che appena due anni fa, nel 2023, la stessa Weaver aveva dichiarato che “quella nave era salpata”, chiudendo apparentemente ogni porta a un possibile ritorno. Ma qualcosa è cambiato. E quel qualcosa ha un nome preciso: Walter Hill, storico produttore della saga Alien e amico personale dell’attrice. Hill ha scritto 50 pagine di una nuova storia dedicata a Ripley, pagine che Weaver ha descritto come “straordinarie” e “molto fedeli” a ciò che il personaggio rappresenta.
Ma di cosa parlano queste pagine misteriose? Secondo quanto rivelato dalla Weaver, la storia si concentrerebbe su una Ripley invecchiata, probabilmente incarcerata o messa a tacere da qualche entità – molto probabilmente la famigerata Weyland-Yutani – per aver tentato di avvertire l’umanità della minaccia rappresentata dagli Xenomorfi. “È una storia che parla di una società che incarcera qualcuno che ha cercato di aiutare il genere umano”, ha spiegato l’attrice. “Lei è un problema per loro, quindi viene in qualche modo messa da parte.” Un’impostazione che ricorda inquietantemente temi contemporanei di censura e silenziamento, conferendo al potenziale progetto una risonanza politica e sociale che va oltre il semplice action fantascientifico.
La domanda che tutti si pongono è: come potrebbe tornare Ripley dal punto di vista narrativo? Dopotutto, il personaggio è morto in Alien 3, sacrificandosi per impedire alla Weyland-Yutani di impadronirsi dell’embrione di Regina Aliena che cresceva dentro di lei. In Alien: Resurrection, Weaver interpretava tecnicamente un clone chiamato Ripley-8, ambientato 200 anni nel futuro. È possibile che la storia di Hill sia ambientata dopo quegli eventi? Improbabile, considerando la fredda accoglienza ricevuta dal film di Jean-Pierre Jeunet.
Esiste però un precedente interessante. Nel 2015, il regista Neill Blomkamp aveva annunciato lo sviluppo di quello che veniva chiamato Alien 5, ma che in realtà era concepito come un sequel diretto di Aliens, il capolavoro di James Cameron. Il progetto prevedeva di cancellare dalla continuità sia Alien 3 che Alien: Resurrection, riportando in vita sia Ellen Ripley che il caporale Hicks, con Michael Biehn pronto a riprendere il ruolo. Il film di Blomkamp venne però accantonato in favore di Alien: Covenant di Ridley Scott. Ora, con Weaver che conferma discussioni concrete con Disney, quella vecchia idea di un legacy sequel potrebbe tornare sul tavolo.
Tuttavia, la vera domanda è: ne ha davvero bisogno il franchise di Alien? Il ritorno delle icone del passato è diventato una strategia consolidata nel cinema contemporaneo – Jamie Lee Curtis in Halloween, Linda Hamilton in Terminator: Dark Fate – ma non sempre con risultati entusiasmanti. E il punto è che, paradossalmente, Alien sta vivendo uno dei suoi momenti migliori da decenni, proprio grazie a progetti che hanno guardato oltre Ripley. Alien: Romulus ha dimostrato che la saga può prosperare con nuovi personaggi e nuove storie, mentre la serie televisiva Alien: Earth promette di espandere ulteriormente l’universo narrativo.
Weaver stessa ha ammesso di aver sempre pensato che fosse meglio “lasciarla riposare, lasciarla recuperare”. Ma le 50 pagine di Hill l’hanno evidentemente fatta riflettere. “Sto pensando di lavorare con Walter per vedere quale sarebbe il resto della storia”, ha confessato. Un’apertura, non una certezza. Un’idea in gestazione, non un progetto verde-illuminato.
L’eredità di Sigourney Weaver nella saga di Alien è innegabile. La sua interpretazione di Ellen Ripley ha ridefinito le eroine d’azione al cinema, tanto da valerle una nomination all’Oscar come miglior attrice per Aliens – un riconoscimento rarissimo per un film di genere. Ripley non è solo un personaggio: è un’icona culturale, un simbolo di resilienza e determinazione che ha ispirato generazioni di spettatori e cineasti.
Ma forse proprio per questo motivo, il suo ritorno dovrebbe essere valutato con estrema cautela. I legacy sequel possono essere potenti quando hanno qualcosa di nuovo da dire, quando non si limitano a ripetere vecchie formule per motivi nostalgici. Se Walter Hill e Sigourney Weaver riusciranno a trovare quella storia che vale davvero la pena di raccontare – una storia che rispetti il personaggio e l’intelligenza del pubblico – allora il ritorno di Ripley potrebbe essere memorabile. Altrimenti, forse è davvero meglio lasciare che quell’astronave continui il suo viaggio nello spazio profondo, senza disturbare il sonno della sua leggendaria comandante.
Per ora, tutto ciò che i fan possono fare è attendere. Disney e 20th Century Studios hanno ascoltato. Walter Hill ha scritto. Sigourney Weaver sta riflettendo. Il destino di Ellen Ripley è ancora una volta sospeso tra le stelle, in attesa che qualcuno prema il pulsante giusto per riportarla a casa.