Esiste un filo rosso che attraversa ogni angolo del nuovo DC Universe, un conflitto silenzioso ma devastante che James Gunn ha tessuto con la precisione di un orologiaio.
Non si tratta di una semplice battaglia tra eroi e villain, ma di qualcosa di molto più complesso e terribilmente attuale: una guerra di potere tra tre forze titaniche che stanno ridisegnando i confini del possibile. In un’intervista rilasciata a Brandon Davis dopo l’episodio 6 della seconda stagione di Peacemaker, il regista e architetto del DCU ha finalmente svelato la struttura narrativa che unisce Superman, Peacemaker e tutti i progetti futuri in un’unica, colossale partita a scacchi.
Le tre strutture di potere che dominano questo nuovo universo sono i governi, le corporation e i metaumani. Tre entità che nella vita reale già si contendono l’egemonia globale, ma che nel DCU assumono proporzioni mitologiche. Gunn non sta costruendo solo un universo cinematografico: sta creando uno specchio deformante della nostra società, dove i supereroi non sono soluzioni ma nuovi problemi da gestire, dove le aziende private hanno più influenza degli stati sovrani, e dove il monopolio della forza non appartiene più solo ai militari.
Superman ha rappresentato il punto di svolta. Nonostante i metaumani esistessero già da tre secoli nel DCU, gli eventi del film hanno spostato l’equilibrio in modo irreversibile. Quando Clark Kent e i membri della Justice Gang hanno interferito pubblicamente negli affari geopolitici, salvando la nazione di Jarhanpur dall’invasione di Boravia, hanno di fatto dichiarato che le regole tradizionali non si applicano più a loro. È il momento in cui i supereroi smettono di essere vigilanti nell’ombra e diventano una forza politica autonoma, capace di agire unilateralmente senza chiedere permesso a nessuno.
Questa evoluzione non è passata inosservata. Rick Flag Sr., direttore di ARGUS, osserva con crescente preoccupazione l’incapacità del governo statunitense di contenere o controllare questi esseri straordinari. Il finale di Superman lo mostra profondamente turbato dalla consapevolezza che il suo governo ha dovuto affidarsi a LuthorCorp, una corporation privata, per arrestare l’Uomo d’Acciaio. È un’umiliazione che evidenzia quanto il potere sia scivolato via dalle mani delle istituzioni tradizionali. La seconda stagione di Peacemaker amplifica questo senso di crisi: le strutture di contenimento come Belle Reve e Arkham Asylum faticano a trattenere i criminali metaumani, mentre il pubblico manifesta un’inquietudine crescente.
Flag non è tipo da arrendersi. Determinato a ristabilire il controllo governativo, il direttore di ARGUS sta esplorando strade pericolose: dalla Camera di Dispiegamento Quantico di Peacemaker alla collaborazione con Lex Luthor, nonostante la sua detenzione. È una danza col diavolo che potrebbe portare alla creazione di nuove Task Force composte da operativi metaumani, replicando e ampliando il modello di Amanda Waller. La domanda non è se Flag userà questi strumenti, ma quando e con quale prezzo.
Sul terzo lato di questo triangolo di potere troviamo le corporation, forse la forza più insidiosa perché la meno visibile. LuthorCorp, LordTech e Stagg Industries non sono semplici aziende: sono imperi con risorse illimitate e un’influenza che permea sia i governi che i metaumani stessi. Lex Luthor ha dimostrato la sua capacità di creare supereroi su commissione con l’Engineer e Ultraman, integrandoli in PlanetWatch, una forza di peacekeeping privata contrattualizzata dal governo per gestire minacce extraterrestri. È il capitalismo che colonizza il concetto stesso di eroismo.
Maxwell Lord di LordTech rappresenta un approccio diverso ma altrettanto efficace: anziché creare metaumani, li recluta e li finanzia. La Justice Gang è completamente sostenuta economicamente dalla sua azienda, e nella seconda stagione di Peacemaker vediamo Lord impegnato attivamente nell’espansione del roster. Questi supereroi sono dipendenti? Sono contractor? Il confine tra vocazione eroica e rapporto di lavoro si fa pericolosamente sottile quando chi paga i conti può anche dettare la missione.
Ciò che rende questa struttura narrativa così brillante è la sua risonanza con il mondo reale. Viviamo in un’epoca in cui alcune corporation hanno PIL superiori a intere nazioni, dove le agenzie governative competono con le big tech per il controllo delle informazioni, dove il potere è distribuito in modi che i nostri antenati avrebbero faticato a comprendere. Gunn prende queste dinamiche e le porta alle loro conseguenze estreme, aggiungendo una terza variabile: individui con poteri capaci di alterare gli equilibri globali con un singolo gesto.
Il conflitto che si sta delineando nel DCU non è quindi una semplice battaglia tra bene e male, ma una complessa partita geopolitica dove ogni mossa genera contro-mosse imprevedibili. I metaumani vogliono agire secondo la propria coscienza, i governi vogliono ristabilire l’ordine e il monopolio della forza legittima, le corporation vogliono monetizzare e controllare entrambi. Nessuno di questi attori è completamente nel giusto o completamente nel torto: sono tutti mossi da logiche comprensibili che però, nel loro scontro, rischiano di lacerare il tessuto della società.
Superman è ora disponibile in streaming su HBO Max, mentre Peacemaker continua a svelare nuovi pezzi di questo puzzle nella sua seconda stagione. Quello che James Gunn sta costruendo non è solo intrattenimento: è un esperimento narrativo che usa le lenti del fantastico per interrogarci su chi dovrebbe avere il potere, come dovrebbe essere esercitato e quali sono i limiti che una società democratica può tollerare prima di trasformarsi in qualcosa d’altro. La risposta a queste domande definirà non solo il futuro del DCU, ma forse anche la nostra capacità di riconoscerci nelle storie che scegliamo di raccontare.