Un reboot in 3D che rilegge il mito creato da Iginio Straffi, con qualche passo incerto ma tanta magia nell’anima
C’è qualcosa di speciale quando un’icona torna a volare. Vent’anni dopo la nascita di un fenomeno mondiale, le Winx – le fate più amate dell’animazione italiana – tornano a splendere in Winx Club: The Magic is Back, il reboot firmato da Iginio Straffi che ha debuttato il 1° ottobre su Rai2, è approdato il 2 ottobre su Netflix e dal 27 ottobre illuminerà anche Rai Yoyo.
Una rinascita attesa e delicata, che porta con sé la responsabilità di parlare a una nuova generazione senza dimenticare chi, da bambino, aveva sognato con Bloom, Stella, Flora, Musa, Tecna e Aisha.

Il ritorno ad Alfea
La storia rinasce da dove tutto era cominciato: Bloom, sedicenne dal destino misterioso, scopre improvvisamente di essere una fata e di appartenere a un mondo che non conosceva, fatto di incantesimi, amicizie e battaglie. Al suo fianco, altre cinque ragazze con lo stesso sogno di imparare e crescere nel college di Alfea, cuore pulsante della Dimensione Magica.
Il reboot recupera il tono di romanzo di formazione che aveva conquistato milioni di spettatori, ma lo tinge di nuove sfumature: più introspezione, più segreti da svelare, più spazio a quella linea sottile che unisce il mondo umano e quello incantato.
La magia del 3D
Il vero salto generazionale è tecnico: per la prima volta, le Winx si muovono in animazione completamente in CGI. Un esperimento coraggioso, che a tratti lascia intravedere qualche rigidità nei movimenti e una certa discontinuità estetica, ma che restituisce un respiro internazionale al progetto.
Come abbiamo visto durante il tour negli Studi Rainbow ad Ancona, dietro ogni dettaglio c’è un lavoro meticoloso: dalle ali scintillanti agli scenari digitali di Magix. All’occhio nostalgico serve un momento per abituarsi, ma una volta superato lo shock iniziale, si viene catturati dall’energia narrativa e dal fascino senza tempo delle protagoniste.
Il reboot sceglie di spingere sull’elemento mystery, soprattutto legato al passato di Bloom e al rapporto della sua famiglia con la direttrice di Alfea. Una scelta che rende la trama più stratificata, capace di parlare a bambini e adulti insieme.
E se l’amicizia resta il cuore, è la rivalità a dare ritmo: le Trix – Icy, Darcy e Stormy – ottengono più spazio che mai. Ironiche, irriverenti e visivamente potenti, le tre streghe non sono più solo antagoniste, ma specchi deformanti delle eroine, capaci di rubare la scena con un sarcasmo che diverte e intriga.

Suoni, incantesimi e nuove voci
Non poteva mancare la musica: Virginia Bocelli e Clara portano nuova linfa sonora alla saga, mentre la sigla Forever Winx trova nuova vita in una veste rivisitata, forse spiazzante ma vibrante di sperimentazione.
Gli effetti speciali, soprattutto nelle trasformazioni, mantengono intatto il momento più atteso: quell’istante in cui le fate diventano luce pura, inno visivo al potere della speranza e dell’amicizia.
Winx Club: The Magic is Back non è solo un ritorno, ma una dichiarazione d’intenti: rinnovare senza tradire. Se sul piano tecnico qualche incertezza frena l’incanto, sul piano narrativo il risultato è coinvolgente. Il passato e il presente dialogano, il tono si fa più maturo, e i personaggi risplendono in una nuova veste che – pur imperfetta – riesce a incantare.
La serie ricorda, con delicatezza e determinazione, che la vera magia non sta nelle ali o negli incantesimi, ma nella forza dell’amicizia e della crescita personale.
Venti anni dopo, le Winx non hanno smesso di parlare a chi sogna. Questo reboot, con i suoi difetti e i suoi slanci, si posiziona come un ponte tra generazioni, tra chi era bambino davanti alla TV e chi oggi scopre per la prima volta la Dimensione Magica.
Forse non tutte le scintille brillano come allora, ma il fuoco che arde dentro le Winx è lo stesso: eterno, luminoso, pronto a ricordarci che anche noi possiamo volare.