Tra cinema e moda, l’attrice omaggia “Death Becomes Her” con un look che è già leggenda
Agli Emmy Awards 2025 Jenna Ortega non ha semplicemente calcato il red carpet: lo ha trasformato in un palcoscenico. Con un ingresso che sembrava scritto per il grande schermo, l’attrice ha incarnato un’idea di bellezza sospesa tra luce e oscurità, citando con modernità e ironia l’immaginario gotico e immortale di Death Becomes Her.
Il look porta la firma di Sarah Burton per Givenchy, ed è già destinato a diventare iconico. Ortega ha scelto di rendere omaggio a una delle immagini più celebri del cinema anni ’90: il top tempestato di gemme indossato da Isabella Rossellini in Death Becomes Her. Ma mentre nel film l’effetto era teatrale e volutamente eccessivo, Jenna ne offre una versione più contemporanea, capace di fondere nostalgia e avanguardia.
Il top è una vera scultura di luce: un intreccio di cristalli e pietre colorate cucite a mano che disegnano motivi barocchi sul corpo, avvolgendolo come un’armatura preziosa. Non ci sono tessuti a coprire, solo trasparenze e bagliori, un equilibrio perfetto tra sensualità e rigore.
La gonna, nera e dalla linea pulita, cade a vita alta fino ai piedi, ma è spezzata da uno spacco vertiginoso che accompagna i movimenti con tensione e teatralità. Il contrasto con la parte superiore crea un dialogo visivo tra luce e ombra, tra eccesso e minimalismo.
Persino la presentazione dell’abito ha avuto una sua regia: consegnato in una scatola che ricordava volutamente una bara, è stato concepito come un oggetto scenico, evocazione di morte e rinascita. Un dettaglio che trasforma la moda in narrazione, e il red carpet in set cinematografico.
In un contesto dominato da look prevedibili, Jenna Ortega ha scelto la via più audace: non un semplice abito, ma un ruolo da interpretare. La sua apparizione diventa dichiarazione d’intenti, un omaggio alla storia del cinema che si intreccia con la contemporaneità della moda. Un momento sospeso, dove ogni cristallo diventa fotogramma e ogni passo un atto di scena.
