Su AppleTV+ è stato da poco rilasciato l’ultimo film di Spike Lee con protagonista Denzel Washington nel loro quinto progetto insieme. Presentato in anteprima al festival di Cannes Highest 2 Lowest è un remake del film di Akira Kurosawa High and Low (in Italia arrivato con il titolo Anatomia di un rapimento) del 1963. Questo non è il primo remake che Spike Lee fa partendo da un film orientale, nel 2013 Spike Lee realizzò il remake di Oldboy, tratto dall’omonimo film del 2003 di Park Chan-wook.

Il film racconta del produttore musicale Newyorkese David King, che una sera, dopo aver detto a sua moglie di essere riuscito a convincere un suo socio a vendergli una quota della sua compagnia la Stackin’ Hits Record per una grossa somma di denaro, viene chiamato da un uomo che gli dice di aver rapito suo figlio Trey, e vuole 17,5 milioni di dollari in banconote svizzere da 1000 franchi come riscatto. Dopo aver chiamato la polizia, King si mette d’accordo con la moglie per il pagamento del riscatto, nonostante questo metta a rischio il suo affare. Ma tutto cambia completamente quando trovano Trey sano e salvo, perché il rapitore ha rapito erroneamente anche Kyle, il figlio del suo autista e migliore amico Paul Cristopher (interpretato da Jeffrey Wright). Nonostante il rapitore continui a chiedere il riscatto in cambio della vita del ragazzo, King inizia ad esitare a pagare il riscatto per Kyle.

Analisi del film

Nonostante abbia alla base il soggetto del film di Kurosawa, Spike Lee prende una direzione diversa, attualizzandolo ai nostri giorni e parlandoci di molte tematiche dei giorni nostri. Già dall’inizio del film si vende una concentrazione della storia sui media, di come le decisioni devono essere prese anche considerando il la reazione delle persone non appena leggeranno la notizia sui social, o di come il diventare virale, e il far parlare di sé (in bene o in male) sia diventato più importante della qualità del contenuto proposto, portando a fare anche azioni contro la legge, non a caso nell’ultima sequenza del film il regista ci dice che la qualità vera, si trova nella nicchia poco conosciuta.

Uno dei lati positivi dei protagonisti di Spike Lee è che i suoi protagonisti sono sempre molto sfaccettati, nessuno è mai realmente buono o cattivo, ma agiscono sempre in una zona grigia, come il nostro protagonista, tentato di sacrificare la vita di un ragazzo per i suoi affari, il rapitore che è il personaggio che ha capito più di tutti la società in cui si vive ora, e spinto dalle sue ragioni attua tutto il suo piano. Anche la polizia viene criticata di come cambia metodi rispetto a chi si trova davanti, sempre rispettosa e servizievole con chi è di un ceto alto, e aggressiva, indelicata e piena di pregiudizi con chi è pregiudicato o di un ceto sociale più basso.

Spike Lee ci fa vedere anche di com’è spietato il mondo del business musicale, con soci che possono tradirti per salvarsi il posto, e con aziende che vogliono rendere la musica un’industria senza arte, utilizzando l’AI così da produrre brani velocemente, tagliando il ruolo dell’artista.

Tecnicamente il film è fatto con una regia sempre ispirata, dei movimenti di camera che non tirano mai fuori lo spettatore dalla narrazione. Il cast è sempre credibile nella recitazione, anche celebrità come Asap Rocky nel suo ruolo è credibile in un personaggio che poteva risultare facilmente sopra le righe.

Un lato negativo della pellicola è senza dubbio nella scrittura della seconda parte del film, dove gli avvenimenti avvengono troppo velocemente, senza una chiara spiegazione, e con sviluppo dei personaggi che può risultare affrettato.

In complesso il film è un ottimo thriller che sa dare la tensione giusta e con anche delle piccole sequenze musicali che però non spezzano mai il ritmo.

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