Dopo il successo del sequel arrivato nelle sale proprio questo mese è giunto il momento di riscoprire una delle chick flick più iconiche del cinema: “Quel pazzo venerdì”.
L’espressione chick flick fa riferimento a quell’insieme di prodotti che sono scritti e confezionati per essere goduti principalmente, ma non esclusivamente, da un pubblico femminile. Inizialmente questo termine venne utilizzato in maniera dispregiativa per riferirsi a film e serie “da femmine”. D’altronde non è un segreto che nel nostro tessuto sociale ciò che è pensato per un pubblico maschile è percepito come neutro e quindi per tutti mentre ciò che è rivolto a un pubblico femminile viene subito etichettato come frivolo e sciocco. Negli ultimi anni però, grazie anche a film diventati iconici come Barbie, si sta cercando di riscoprire questo tipo di narrazioni che anche se per la maggior parte si rivelano essere leggere e divertenti, non sono mai superficiali e raccontano l’universo femminile con grande verità.
La pellicola prodotta da Disney e uscita nelle sale nel 2003 segue le vicende di Tess e Anna, una madre e una figlia in conflitto. Tess è una psicologa che dopo la morte del marito, nonché padre di Anna, sta per convolare a nozze con il nuovo compagno Ryan. Questo matrimonio non è ben voluto da sua figlia che ha problemi di bullismo a scuola e affronta le prime pene d’amore con il ragazzo che le piace. La tensione tra le due raggiunge l’apice quando durante la cena in un ristorante cinese Tess costringe Anna a presenziare alle prove del matrimonio, quando quest’ultima avrebbe voluto partecipare alle audizioni per un concerto rock insieme alla sua band. Proprio in questo momento viene introdotto l’elemento magico del film. La proprietaria del locale dona loro un biscotto della fortuna che il giorno seguente le costringerà a vivere l’una nel corpo dell’altra. Mamma e figlia dovranno cercare di riottenere i loro corpi prima delle nozze di Tess.
Il “body swap” da vita a gag brillanti e divertenti che rendono il film estremamente godibile e leggero ma mai superficiale. Il rapporto tra genitori e figli è estremamente complesso. Proprio per questo è importante cercare di mettersi nei panni dell’altro per abbattere le differenze che sono inevitabilmente provocate da ruoli e generazioni così distanti. Nei panni della mamma Anna capirà quanto Ryan stia cercando di dimostrarle il suo affetto e la sua vicinanza nonostante lei lo abbia sempre visto come il patrigno cattivo. Proprio questa presa di coscienza, ma soprattutto l’elaborazione e l’accettazione per il lutto del papà, spinge Anna a mettere il suo dolore e il suo egoismo da parte e a riconoscere Ryan come nuovo membro della famiglia. Se da una parte abbiamo quindi una giovane ragazza che deve imparare a vedere anche oltre i suoi bisogni per non intralciare la felicità delle persone a cui vuole bene, dall’altra il film delinea una mamma che sminuisce in continuazione i problemi e le passioni di sua figlia.
Questo fino a quando non toccherà a Tess, nei panni di Anna, ritornare nel mondo complicato del liceo dove sarà costretta a fronteggiare i soprusi e le ingiustizie del professore e della ragazza che credeva essere amica della figlia. Il momento più elettrizzante ed emozionante del lungometraggio arriva però al concerto rock dove Tess, obbligata a suonare la chitarra per le audizioni, dovrà affrontare la paura e l’adrenalina del palcoscenico di fronte a una folla di adolescenti urlanti e desiderosi di divertirsi. Sarà proprio Anna a salvare la mamma suonando l’assolo di chitarra elettrica al suo posto dal backstage, facendole finalmente capire che quella musica non è solo rumore ma adrenalina pura e una grande passione. Anche le scelte musicali rispecchiano lo spirito pop-rock del film che sceglie di inserire cover di canzoni famose reinterpretate in questo stile musicale come ad esempio “Happy together” dei Simple Plan e “ What a Wonderful World” di Joey Ramone. Jamie Lee Curtis (Tess) e Lindsay Lohan (Anna) riescono a mettersi perfettamente nei panni dell’altra dando vita ad interpretazioni divertenti ed autentiche e costruendo una chimica incredibile davanti la macchina da presa.
“Quel pazzo Venerdì” ci ricorda quindi che è importantissimo appianare le divergenze con il prossimo cercando di capire i suoi bisogni e il suo mondo interiore, soprattutto in tempi come questi dove l’egoismo e l’autoreferenzialità la fanno da padroni.
Curiosità dal backstage:
Jamie Lee Curtis ha imparato a suonare la chitarra per una scena (quella del concerto), ma è stata comunque doppiata nei momenti più difficili.
Lindsay Lohan ha cantato davvero nei brani della band di Anna, i Pink Slip. La canzone “Ultimate” è diventata un piccolo cult.
Jamie Lee Curtis ha sostituito Annette Bening all’ultimo momento, solo quattro giorni prima dell’inizio delle riprese. Il ruolo ha rilanciato la sua carriera comica.
Il film è un remake del classico Disney del 1976, a sua volta tratto da un romanzo. Esiste anche una versione TV del 1995.
Lohan, per il provino, si era tinta i capelli di castano per sembrare più credibile come “figlia” di Jamie Lee Curtis. Ma per il film li ha tenuti rossi.
Perché è diventato un cult?
È uno dei film che hanno definito la carriera Disney di Lindsay Lohan, insieme a Mean Girls e Genitori in trappola.
Parla del rapporto madre-figlia con un mix perfetto di humor, emozione e un pizzico di magia.
È pieno di citazioni anni 2000, tra band punk-rock, cellulari a conchiglia e outfit iconici (il look total black di Anna è ormai leggenda!).