L’apertura della Mostra del Cinema di Venezia è sempre un momento carico di attese e simboli, ma quest’anno ha assunto un valore ancora più forte: a inaugurare l’82ª edizione è stato infatti un autore che rappresenta l’essenza del cinema italiano contemporaneo, Paolo Sorrentino.
Oggi, 27 agosto 2025, al Lido è stato presentato La Grazia, il nuovo film del regista napoletano, già Premio Oscar e vincitore del Leone d’Oro. Un’opera che porta un titolo semplice ma potente, evocativo e capace di racchiudere, in due sole parole, l’ambiguità della politica e la fragilità dell’essere umano.
L’atmosfera in sala stampa è stata quella dei grandi eventi: tra curiosità, emozione e la consapevolezza di trovarsi davanti a un lavoro che, ancora una volta, mescola riflessione etica e profondità intima, attraverso lo sguardo unico di Sorrentino.
In conferenza stampa, il regista ha spiegato l’origine del progetto:
«La Grazia nasce da un fatto di cronaca, quando il Capo di Stato Sergio Mattarella condonò la pena di alcune persone. Da anni pensavo a come il dilemma morale associato alla facoltà di concedere la grazia potesse essere un formidabile motore narrativo. Da lì, l’idea è stata di incentrare il racconto su un Presidente della Repubblica che, dietro l’aspetto serio e rigoroso, fosse in realtà una persona innamorata: della moglie defunta, della figlia, ma anche dei valori fondamentali della vita».
Il film usa la politica come chiave di accesso, ma non si ferma alla superficie istituzionale. «I rapporti fra le persone sono rapporti di potere. Ho pensato che questi rapporti siano esponenzialmente maggiori tra le figure politiche: è un dispositivo cinematografico formidabile. Volevamo raccontare il Quirinale come un luogo di solitudine, con una veste meno istituzionale», ha proseguito Sorrentino.
Ad incarnare il Presidente della Repubblica è ancora una volta Toni Servillo, interprete feticcio del regista: «Avevamo uno spettro di personaggi a cui fare riferimento, non ci siamo ispirati a uno solo. La cosa veramente affascinante è stata costruire il rapporto padre-figlia, interpretata da Anna Ferzetti. Non volevamo scivolare nel sentimentalismo, ma raccontare uno scontro di idee, poiché entrambi i personaggi sono animati dalla stessa passione per la politica».
Al centro del racconto, dunque, non c’è solo il peso del potere, ma anche la possibilità di vederlo declinato come conflitto intimo, come confronto generazionale, come terreno di solitudine e amore.
La Grazia si annuncia come un film sospeso tra etica e sentimento, tra la grandezza dei palazzi istituzionali e la fragilità di chi li abita. Ancora una volta Sorrentino sembra portare lo spettatore in un territorio fatto di domande più che di certezze: cosa significa concedere o negare la grazia? Qual è il confine tra il potere e l’amore, tra il dovere pubblico e il tormento privato?
Domande che lasciano un’eco lunga, aprendo nel modo più solenne e umano possibile questa nuova edizione della Mostra di Venezia.