In attesa di Venezia 82, ripercorriamo i vestiti più belli visti in Laguna.
Perché Venezia non è solo cinema: è luce riflessa sull’acqua, è sogno che prende forma e moda che si fa poesia. Sul tappeto rosso del Lido non sfilano soltanto attrici: sfilano visioni, fragili e potenti, destinate a diventare icone. Gli abiti che hanno segnato la storia della Mostra non sono semplici vestiti, ma pagine di un romanzo visivo, sospeso tra eleganza e desiderio.

Dakota Johnson in Prada (2015)

Un filo di seta, sottile come un segreto sussurrato. Dakota Johnson scivolò sul red carpet avvolta in uno slip dress firmato Prada: audace eppure essenziale, un abito che non aveva bisogno di orpelli per raccontare la sensualità. Una femminilità delicata, raffinata, che rimase negli occhi come una nota di pianoforte che non smette di vibrare.

Cate Blanchett in Armani Privé (2020)

In un’edizione segnata dal silenzio e dalla distanza, Cate Blanchett fu regina discreta in Armani Privé. Linee severe, colori sobri, una bellezza che non gridava ma sapeva restare. Era un manifesto di resistenza estetica: perché anche nei momenti più incerti, il glamour può trasformarsi in un gesto di forza e speranza.

Natalie Portman in Dior (2016)

Candida, eterea, luminosa come una statua antica. Natalie Portman apparve in Dior come una dea scesa dalla laguna stessa, con un abito bianco che pareva fluttuare tra aria e acqua. Non era solo eleganza, ma una visione: il mito greco che incontrava il cinema, in un istante di perfezione.

Lady Gaga in Valentino Couture (2018)

Piume rosa cipria, nuvole che danzavano attorno al corpo. Con Valentino, Lady Gaga portò sul tappeto il teatro, l’eccesso, l’emozione pura. Ogni passo era un’apertura di sipario, un omaggio al sogno hollywoodiano. Una diva del presente che si specchiava nelle dive del passato.

Zendaya in Balmain (2021)

Scultura di pelle e luce, Zendaya trasformò il suo corpo in opera d’arte. L’abito nude di Balmain era moderno, sensuale, quasi futurista. In lei convivevano la forza di una nuova generazione e l’eternità del glamour. Una visione che fece vibrare il Lido di contemporaneità.

Julianne Moore in Valentino (2022)

Rosso, puro e assoluto, come il cinema stesso. Julianne Moore in Valentino fu un inno al fuoco: eleganza classica e magnetismo hollywoodiano. Sul tappeto, il colore si confondeva col tappeto stesso, in un gioco di specchi che celebrava il potere della femminilità.

Monica Bellucci (anni ’90 e 2000)

E poi c’è stata lei, Monica Bellucci, simbolo di un’Italia sensuale e senza tempo. I suoi abiti neri, a sirena, erano dichiarazioni d’amore alla carne, al desiderio, alla bellezza mediterranea. Ogni apparizione era un rito, un’icona che ancora oggi vive nella memoria collettiva

Venezia non è solo un festival: è un palcoscenico sull’acqua, dove la moda diventa leggenda. Gli abiti che hanno attraversato il suo tappeto rosso sono molto più che stoffa e cuciture: sono emozioni cucite con fili invisibili. In attesa dell’82ª edizione, restano i riflessi di quelle apparizioni, sospese tra cinema e sogno, tra l’eternità e un battito di ciglia.

Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical

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