Una giovane artista, una voce potente… e un corpo che fa discutere?

Sarah Toscano ha 19 anni. Ha vinto Amici 23. Ha calcato il palco dell’Ariston. E ora sta girando l’Italia portando la sua musica e la sua grinta ovunque. Ma sui social, più delle sue canzoni, si commentano le sue cosce, il suo addome, il modo in cui il suo corpo si muove sul palco.

“È lievitata”,

“Si è mangiata Elodie”,

“Sara Lardaso”.

Queste frasi non arrivano da un passato retrogrado. Sono di oggi. Di un’Italia connessa, ma ancora profondamente scollegata da una vera cultura del rispetto.

Quando il corpo diventa un bersaglio

Sarah non è sovrappeso, né sottopeso. È semplicemente normopeso. Eppure, questo basta per farla finire nel mirino dei commenti più crudeli.

“Non perfettamente conforme a un ideale distorto di ‘magrezza scenica’.”

Il suo corpo, come quello di tante altre, viene analizzato, sezionato, giudicato. Come se fosse una performance parallela, più importante della musica stessa.

Le parole contano. Sempre.

“Chi dice: ‘Ma è solo un’opinione’, dimentica che il corpo degli altri non è materia di dibattito pubblico.”

E soprattutto dimentica che quelle “opinioni” diventano ferite invisibili. A maggior ragione se rivolte a una ragazza di 19 anni, sotto i riflettori, con migliaia di occhi addosso.

Una frase detta con leggerezza può generare insicurezza, disturbi alimentari, ritiro sociale.

Perché quando insulti una ragazza normopeso chiamandola “grassa”, stai dicendo a tutte le altre:

“Se lei non è abbastanza, nemmeno tu lo sarai mai.”

Irama e la responsabilità di chi ha voce

In una conferenza stampa di Sanremo 2025, Irama ha preso posizione. Con parole chiare, ha difeso Sarah e tutti i giovani artisti:

“Demoliscono una ragazzina parlando del suo corpo… e poi parlano di cyberbullismo. Noi, artisti e giornalisti, dovremmo dare l’esempio.”

Sarah ha scelto invece il silenzio poetico: un video TikTok con immagini sue e la canzone Esseri umani di Marco Mengoni. Nessuna risposta diretta, ma una lezione di stile e resistenza.

L’ipocrisia dell’inclusività

Viviamo in un’epoca in cui si predica inclusività, ma si continuano a premiare solo corpi magri, scolpiti, filtrati.

Chi non rientra in quella forma, anche solo di poco, diventa “fuori standard”.

E “fuori standard” = sbagliato.

Il problema non è Sarah. Il problema siamo noi.

Invece di chiedere a Sarah di cambiare il suo corpo, dovremmo chiederci perché non riusciamo ancora a vedere la bellezza nella varietà dei corpi.

Sarah è sana, talentuosa, energica. E in un corpo che dovrebbe essere celebrato, non discusso.

Il corpo delle donne viene sempre giudicato:

troppo magra? “An0ressica”

troppo formosa? “Gr4ssa”

in forma? “Si sarà rifatta”.

Non esistono corpi sbagliati.

Esistono solo sguardi da rieducare.

Conclusione (e call to action):

Dobbiamo fare ancora tanta strada per normalizzare ciò che dovrebbe essere già normale. Ma ogni parola può tracciare un nuovo sentiero.

💬 Sosteniamo i giovani artisti. Non giudichiamoli.

🎧 Ascoltiamo la musica, non il rumore del pregiudizio.

Perché il talento ha bisogno di spazio per crescere.

Non di un corpo da giustificare.