E’ morto all’età di 89 anni Pippo Baudo.
Con lui non scompare soltanto un uomo, ma un pezzo di memoria collettiva, di case italiane illuminate dal bagliore della televisione, di domeniche pomeriggio trascorse tra applausi e canzoni, di Festival di Sanremo che diventavano riti familiari.
Pippo era la televisione. La sua voce, il suo sorriso, il suo passo sicuro sul palco hanno attraversato sessant’anni di storia, tenendo insieme generazioni diverse con un linguaggio fatto di garbo, intelligenza e spettacolo.
Dal bianco e nero al digitale, dal debutto a Settevoci alle tredici conduzioni di Sanremo, fino alle scoperte di giovani talenti che poi sarebbero diventati stelle, Baudo ha sempre incarnato l’idea di un intrattenimento capace di unire: popolare ma mai banale, elegante e allo stesso tempo vicino al pubblico.
La sua grandezza non era solo nei numeri o nei record, ma nel modo in cui sapeva guardare negli occhi la telecamera come fosse una persona. In quel gesto c’era il segreto: far sentire ogni spettatore unico, come se stesse parlando proprio a lui.
Oggi l’Italia perde un simbolo, un maestro di palcoscenico e di vita. Resta il ricordo di un uomo che ha dato tutto alla televisione, che ha accompagnato le nostre vite con discrezione e calore, diventando parte della famiglia di ciascuno.
Addio, Pippo.
Ci hai insegnato che lo spettacolo non è solo luci e applausi, ma rispetto per chi guarda, amore per chi ascolta.
E anche quando lo schermo si spegne, certi volti continuano a brillare per sempre.