Alien: Earth rappresenta uno dei rari casi in cui un prequel televisivo riesce ad arricchire e ampliare in maniera significativa un universo narrativo consolidato, senza snaturarne l’essenza.
Ambientata nel 2120, due anni prima degli eventi narrati in Alien (1979) di Ridley Scott, la serie ideata da Noah Hawley conduce lo spettatore in un futuro distopico in cui la Terra non è più governata da stati sovrani, ma da cinque megacorporazioni globali: Prodigy, Weyland-Yutani, Lynch, Dynamic e Threshold.
La vicenda prende avvio con la USCSS Maginot, nave della Weyland-Yutani incaricata di trasportare campioni alieni raccolti nello spazio profondo. Tra queste forme di vita ostili figura anche lo Xenomorfo, affiancato da altre quattro creature inedite per il franchise, ciascuna caratterizzata da cicli vitali complessi e potenzialità letali. Un incidente catastrofico fa precipitare la nave su Prodigy City, quartier generale dell’omonima corporazione, innescando una sequenza di eventi che alterna tensione, horror e riflessione sociopolitica.
Elemento centrale della trama è Wendy (Sydney Chandler), un’ibrida dal corpo adulto e dalla mente infantile, frutto degli esperimenti del giovane e inquietante amministratore delegato Boy Kavalier (Samuel Blenkin). Quest’ultimo persegue l’illusione dell’immortalità trasferendo la coscienza di adolescenti in corpi sintetici, creando così una generazione di “Lost Boys” e “Lost Girls” intrappolati in un eterno stato di sospensione identitaria. Tale espediente narrativo, che richiama esplicitamente l’opera di J. M. Barrie, funge da metafora sulla perdita dell’innocenza e sulla manipolazione della vita umana da parte del potere economico e tecnologico.
Il cast, eterogeneo e di forte impatto, annovera Timothy Olyphant nel ruolo del sintetico Kirsh, Alex Lawther nei panni di Hermit – fratello umano di Wendy – ed Essie Davis, Adarsh Gourav, Kit Young, Sandra Yi Sencindiver (interprete di Yutani) e Babou Ceesay, che dà vita al cyborg Morrow, unico superstite dell’equipaggio della Maginot.
L’approccio registico di Hawley fonde la tensione misurata e l’atmosfera claustrofobica di Ridley Scott con l’azione dinamica e il respiro epico di James Cameron, mantenendo però un’impronta autoriale riconoscibile. Le scenografie si distinguono per un’estetica retro-futurista concreta e tangibile, lontana dalle patinature digitali, mentre la colonna sonora spazia da brani rock iconici a sonorità sperimentali.
Debuttata il 12 agosto 2025 su FX e Hulu (e il 13 agosto su Disney+ in Italia), la serie ha ricevuto un’accoglienza entusiasta da parte della critica internazionale, attestandosi su un punteggio del 89% “Certified Fresh” su Rotten Tomatoes. Gli episodi, dalla durata di circa un’ora, alternano momenti di orrore viscerale a riflessioni sulla coscienza, la mortalità e il rapporto tra umanità e tecnologia.
Pur essendo un prequel, Alien: Earth riesce a evitare i limiti tipici di questo formato narrativo, offrendo una lettura inedita degli eventi che precedono Alien e Aliens. Il risultato è una favola nera di respiro transumanista, capace di coniugare intrattenimento di alto livello e contenuti tematici complessi. In tal senso, la serie si propone non solo come una degna erede del franchise, ma come la sua più convincente rinascita in epoca contemporanea.