Il 21 maggio 1980, esattamente 45 anni fa, usciva nei cinema statunitensi L’Impero colpisce ancora (The Empire Strikes Back), secondo capitolo dell’epopea galattica di Star Wars. A distanza di quasi mezzo secolo, il film diretto da Irvin Kershner e ideato da George Lucas non ha perso un briciolo del suo fascino. Anzi, con il passare del tempo, si è consolidato come il vertice emotivo, narrativo e visivo dell’intera saga.
Un seguito controcorrente
Nel 1980, Guerre Stellari (1977) era già diventato un fenomeno mondiale. Ma invece di riproporre una copia della formula vincente, Lucas decise di cambiare tono e direzione: L’Impero colpisce ancora è un film più cupo, maturo e psicologicamente profondo. La narrazione si concentra sulla sconfitta e sul dolore, rompendo gli schemi classici del lieto fine hollywoodiano.
Questa scelta, inizialmente controversa, si rivelò una mossa geniale: Empire elevò Star Wars da semplice space fantasy a mito moderno.
La regia di Irvin Kershner
George Lucas, esausto dopo lo sforzo produttivo del primo film, scelse Irvin Kershner – suo ex insegnante alla USC – per dirigere il secondo episodio. Kershner, regista esperto e attento agli aspetti umani dei personaggi, portò un tocco più intimo e teatrale al racconto.
Il risultato è palpabile: Empire ha una profondità emotiva che ancora oggi sorprende. Le tensioni tra Han e Leia, i dubbi esistenziali di Luke, l’atmosfera opprimente dell’inseguimento imperiale… tutto appare più autentico, più vissuto.
La rivelazione che cambiò il cinema
Uno dei momenti più iconici nella storia del cinema si trova proprio in questo film: la rivelazione che Darth Vader è il padre di Luke Skywalker. La celebre frase “No, io sono tuo padre” non fu solo un colpo di scena sconvolgente, ma ridefinì tutta la narrazione retroattiva della saga. È difficile oggi comprendere l’impatto che quella rivelazione ebbe sul pubblico: era qualcosa di completamente inedito.
Lucas tenne il segreto con cura maniacale. Solo pochi membri della produzione conoscevano la verità, e sul set fu usata una frase alternativa (“Obi-Wan ha ucciso tuo padre”) per evitare fughe di notizie.
Il debutto di personaggi leggendari
L’Impero colpisce ancora introdusse figure destinate a diventare icone culturali:
- Yoda, il saggio maestro Jedi, apparve per la prima volta come una marionetta realizzata da Frank Oz, con un design che mescolava tratti di Albert Einstein e del monaco zen. Il personaggio diventò subito un simbolo della filosofia Jedi.
- Lando Calrissian, interpretato da Billy Dee Williams, aggiunse sfumature di ambiguità morale e carisma alla ribellione.
- Il palcoscenico di Cloud City, una delle ambientazioni più originali della saga, mostrò l’ambizione visiva della produzione.
Effetti speciali e innovazioni
La Industrial Light & Magic, fondata da Lucas, alzò ulteriormente l’asticella con Empire. Le scene sulla gelida Hoth, la fuga nel campo di asteroidi, e l’incredibile duello finale a Bespin sono ancora oggi considerati modelli di regia e spettacolarità.
Tra le innovazioni:
- Il motion control migliorato per le riprese dei modellini.
- L’uso avanzato di matte painting per ampliare le scenografie.
- La creazione di creature realistiche, come il Tauntaun o il Wampa, usando una combinazione di animatronics e costumi.
Colonna sonora: la consacrazione di John Williams
Se con Guerre Stellari John Williams aveva creato uno dei temi più riconoscibili del cinema, con Empire compose un capolavoro. Il tema dell’Impero, la celebre Imperial March, divenne immediatamente associato a Darth Vader e al lato oscuro, e rimane uno dei brani più iconici nella storia della musica da film.
Eredità e influenza
A differenza del primo film, “L’impero colpisce ancora” inizialmente ricevette critiche miste, ma col tempo è stato rivalutato al punto da essere considerato il miglior capitolo della saga da molti fan e critici. La sua influenza è immensa: ha ispirato non solo il cinema di fantascienza, ma anche la serialità, i videogiochi, la narrativa epica.
È anche un esempio perfetto di “secondo atto”: l’eroe perde, i legami si complicano, il nemico è più vicino che mai. È l’archetipo su cui si sono basate decine di sequel – da Il Cavaliere Oscuro a Avengers: Infinity War.
A 45 anni dalla sua uscita, L’Impero colpisce ancora resta una pietra miliare non solo per il franchise di Star Wars, ma per il cinema in generale. È il perfetto esempio di come un blockbuster possa essere anche profondo, rischioso, elegante.
Non è solo un film di fantascienza: è un’opera che parla di perdita, di identità, di scelta. E per questo, continua – oggi come allora – a colpire ancora.
