Una banda improbabile di supereroi emarginati si unisce per salvare la situazione in questa esilarante avventura.

Thunderbolts, il 36° film del Marvel Cinematic Universe (MCU), inizia in modo audace. La telecamera inquadra il secondo edificio più alto del mondo, il Merdeka 118 a Kuala Lumpur, prima che l’adorabile assassina Black Widow Yelena Belova (Florence Pugh) si lanci nel vuoto. È un’acrobazia degna di Tom Cruise che la Pugh, da abile venditrice qual è, dice di aver supplicato i boss della Marvel di accettare. Ma quando, due ore dopo, scorrono i titoli di coda di “Thunderbolts”, non sarà l’impresa di Pugh a rimanere impressa nella vostra mente. Fin dall’inizio, questo blockbuster freddamente sicuro di sé mantiene un tono coerente: è un’esplosione assoluta intrisa di oscurità. La premessa è piuttosto semplice: quando un gruppo eterogeneo di disadattati dotati di poteri speciali viene inviato nel caveau segreto della CIA, i membri pensano di dover neutralizzare una minaccia mortale. In realtà, però, la direttrice dell’agenzia, Valentina Allegra De Fontaine (Julia Louis-Dreyfus), vuole eliminar Tuttavia, questi antieroi dimostrano più cameratismo di quanto Valentina avesse previsto. Per uscire dal caveau, l’assassina disillusa Yelena, la mutaforma Ava Starr (Hannah John-Kamen) e l’ex Capitano America caduto in disgrazia John Walker (Wyatt Russell) uniscono le forze con il misterioso Bob (Lewis Pullman), un vagabondo emotivamente provato che non sa perché si trova lì. Bob è in realtà il più potente del gruppo. In un momento di crisi, si è arruolato in un programma medico sperimentale progettato per trasformare semplici mortali in supereroi. Valentina non pensava che avesse funzionato, ma quando Bob inizia a mostrare incredibili doti, tra cui la capacità di volare, lo prende sotto la sua ala protettrice. Sarebbe azzardato definire “contenuto” ciò che accade dopo in Thunderbolts. Il regista Jake Schreier, già autore della divertentissima serie TV Beef, sale sul piedistallo della Marvel con alcune scene mozzafiato, tra cui un inseguimento su strada che porta il super soldato Bucky Barnes (Sebastian Stan) a unirsi al gruppo.
Ma, cosa fondamentale, la sceneggiatura della showrunner di The Bear Joanna Calo e del veterano della Marvel Eric Pearson evita le trappole delle opere meno riuscite dell’MCU: non è sovraccarica di personaggi secondari e non si impantana in intrecci contorti. Thunderbolts* è anche divertente al punto giusto. Riprendendo il ruolo interpretato nel film del 2021 Black Widow, Stranger Things’ David Harbour è fantastico nei panni di Red Guardian, un super soldato squallido che desidera ardentemente un rapporto paterno con Yelova e chiama la squadra “Thunderbolts”. A fargli da spalla c’è Louis-Dreyfus, che recita in modo assolutamente soddisfacente in uno scenario arricchito dalla computer grafica.
C’è anche una certa profondità emotiva. Nessuno va a vedere un film di supereroi aspettandosi una rappresentazione sfumata della salute mentale, e Thunderbolts* non offre nulla del genere, ma la storia di Bob, che ha avuto un padre violento, non sembra nemmeno un espediente simbolico. Si prova empatia per il supereroe imperfetto interpretato da Pullman anche quando vacilla.
Alla fine, anche l’asterisco dall’aspetto goffo nel titolo del film ha un senso. Thunderbolts* non reinventa la ruota, ma ricorda piuttosto cosa ha messo le ruote su questo carrozzone: un mix epico di brividi, colpi di scena e disturbi psicologici. È il film più divertente dell’MCU degli ultimi anni.

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