Roma, Piazza San Giovanni. Un giorno che si ripete ogni anno, ma mai allo stesso modo. Il Primo Maggio non è solo una data sul calendario: è un battito collettivo, una festa che mescola impegno e melodia, diritti e desideri, rabbia e gratitudine.

In questa edizione 2025, la musica si è fatta carne viva, attraversando artisti e pubblico come un filo invisibile capace di unire, scuotere, far pensare e ballare.

Giorgia – Voto 9

Giorgia incanta senza chiedere il permesso. La sua voce, limpida e intensa, ha sollevato la piazza in un abbraccio invisibile. Con Tu mi porti su, ha ricordato a tutti cosa vuol dire essere leggeri anche nel dolore. Un’eleganza disarmante, una potenza che sa accarezzare.

BigMama – Voto 9

Seduta sulle scale del palco, BigMama ha fatto silenzio dentro il rumore. Contro l’odio, contro le parole vuote lanciate nel vuoto dei social, ha scelto la verità. Un invito al rispetto, alla presenza, alla cura.La sua voce è stata una carezza che brucia, un grido gentile ma fermo.

Sta diventando tutto esagerato, e io mi chiedo dov’è la motivazione? Se non vi piaccio io, cambiate canale, se non vi piace il mio corpo, fate in modo che il vostro non diventi mai come il mio, se non vi piace quello che dico, bloccatemi. Fateci vivere“. Poi aggiunge: “Come fate a buttare tutto questo odio su una ragazzina? Il mio corpo mi ha dato tanto e mi ha tolto tanto, eppure io lo perdono. Non ho mai chiesto a nessuno di essere come me. Quello che vi dico, a voi persone intelligenti in senso emotivo, è di guardare bene questi commenti negativi, aprire il loro profilo e pensare ‘meno male che io non sono così’“.

Arisa – Voto 9

Arisa è salita sul palco come si entra in un luogo sacro. Con dolcezza e fermezza ha portato la sua voce a parlare di diritti, lavoro, umanità. Ogni parola sembrava scelta con amore, ogni nota un frammento di sé donato al pubblico.

Lucio Corsi – Voto 8

Un artista fuori dal tempo, capace di trasformare ogni canzone in un viaggio. Con il suo stile visionario ha dipinto sogni, accendendo l’immaginazione della piazza. Originale, evocativo, lieve e profondo al tempo stesso.

Brunori Sas – Voto 8

Brunori ha raccontato la realtà con la sua solita, meravigliosa malinconia. Ha parlato di noi, di quello che siamo e che potremmo essere. Musica come specchio, come confessione collettiva.

Achille Lauro – Voto 7

In ginocchio per Roma, come un amante devoto che sussurra parole al cuore della sua città. “Sempre e per sempre dalla parte di chi ha bisogno” dice, ma non lo grida — lo confessa. Scende le scale del palco come si scende in piazza per abbracciare la gente. Canta Amore disperato insieme al pubblico, poi si fa da parte, lascia spazio alle voci degli altri. E infine si inginocchia, il capo chino, come se volesse pregare Roma, ringraziarla. “Abbracciami ancora, Roma, prima di addormentarci stasera” mormora, ed è il silenzio, più della musica, a conquistare.

Gabry Ponte – Voto 7.5

Un battito in levare che risveglia la notte, una consolle che diventa faro di festa. Gabry Ponte fa vibrare l’Italia intera con i suoi successi — Tutta l’Italia come un inno senza frontiere. Le mani che danzano nell’aria, il corpo che guida il ritmo, la piazza che risponde come un’onda. Anche dopo la diretta, l’eco continua: immagini di gioia, di piedi che non vogliono smettere di ballare. È il mestiere del dj, ma anche qualcosa di più: accendere cuori, non solo casse.

Elodie – Voto 7

Elodie è fuoco che prende forma, voce che si fa carne e battito. Sale sul palco come una dea consapevole del suo potere, eppure le sue parole sono quelle di chi non dimentica: “I diritti sono di tutti o sono privilegi”. Black Nirvana, La coda del diavolo, Bagno a mezzanotte — ogni brano è un frammento del suo corpo in movimento, uno sguardo che seduce e scuote, un corpo di ballo che la accompagnacome sorelle in una danza rituale. La piazza si accende, e lei resta lì, femme fatale e voce civile,bella da togliere il fiato, potente da non dimenticare.

Ermal Meta – Voto 4

Un momento meno ispirato per un artista solitamente impeccabile. Ermal Meta appare distante, quasi fuori asse rispetto al sentire comune della serata. La sua voce, pur intatta, non riesce a toccare le corde giuste. Ma la poesia, si sa, vive anche nei passi falsi: resta solo il desiderio di rivederlo più autentico, più vicino.

E così il Primo Maggio si è fatto musica, carne e pensiero. Una piazza che non è solo un luogo, ma un respiro collettivo, una voce che si alza e si intreccia alle altre, fatta di lotte, sogni, ritmi, silenzi e mani alzate al cielo. C’è chi ha sussurrato amore inginocchiato, chi ha fatto tremare l’asfalto col battito di una consolle, chi ha danzato per i diritti come se il corpo potesse essere bandiera. In questa festa del lavoro e delle parole, il palco non è stato solo spettacolo: è stato specchio, preghiera laica, dichiarazione d’intenti.