L’attore affascina nei panni di uno spavaldo stuntman, al fianco di una sottoutilizzata Emily Blunt, nell’ultimo film d’azione da brivido di David Leitch.

Come un certo coniglietto energizzato, l’incantatore di Ryan Gosling in “The Fall Guy” continua a correre e a saltare, a fare capriole e pugni e a volteggiare in aria come un razzo.

L’attore si è liberato del suo look da “Barbie” bella in rosa, se non delle sue tipiche mosse alla ricerca di calore, per interpretare Colt Seavers, uno stuntman con un lungo curriculum, sei pesi sulle sue sei pelli e un disprezzo per la sicurezza personale.

Immergersi per 12 piani nell’atrio di un edificio, tuttavia, è solo un’altra giornata di lavoro per Colt, fino a quando, ops, non finisce quasi spiaccicato.

Diretto da David Leitch, “The Fall Guy” è un’opera divertente e nonsense su un ragazzo che vive per essere brutalizzato ancora e ancora – poco dopo l’inizio, Colt subisce un incidente catastrofico – che potrebbe essere una metafora della mascolinità contemporanea e dei suoi malumori, anche se forse no.

Più inequivocabilmente, il film è un lungometraggio di stunt-highlight imbottito di romanticismo, un piccolo mistero, battute ammiccanti e il tipo di auto-regolamentazione senza imbarazzo che i cinefili si sono concessi da quasi tutto il tempo in cui il cinema è esistito.

Per una volta, questa spavalda pretesa è ampiamente giustificata.

C’è una storia, anche se è in gran parte irrilevante, dato che il film è essenzialmente un veicolo per Gosling e un sacco di stuntman per esibire i loro oggetti fighi.

Scritto da Drew Pearce e basato (marginalmente) sull’omonima serie televisiva degli anni ’80 con Lee Majors, si apre poco prima che il tuffo di Colt da 12 piani vada male.

Dopo un po’ di tempo di riposo da solo a torso nudo, riprende il lavoro di stuntman, attirato dalla promessa di un incontro con la sua ex, Jody (una gradita, ma sottoutilizzata, Emily Blunt).

Il regista dirige un’esplosione di fantascienza che sembra il tipico cestino per il grande schermo, con pezzi tratti da videogiochi generici, dal fantasy del 2011 “Cowboys & Aliens” e dai franchise di “Alien” e “Mad Max”.

Via ai flirt e ai combattimenti.

Leitch è un ex stuntman che ha un curriculum di tutto rispetto, che include la controfigura di Brad Pitt, che ha poi diretto in “Bullet Train”.

Leitch ha una società con Chad Stahelski, un altro ex stuntman diventato regista, noto soprattutto per la serie “John Wick” con Keanu Reeves.

Lavorando in tandem con interpreti fisicamente espressivi come Pitt, Reeves e Charlize Theron (Leitch ha diretto “Atomica Bionda”), i due registi hanno dato, nell’era post-John Woo, un’impronta distintiva al cinema d’azione americano con un mix di stili di arti marziali, spiritose coreografie di combattimento e, soprattutto, un’attenzione ai molti modi in cui il corpo umano può muoversi (o sfrecciare) nello spazio.

Nei film di Leitch, compreso “The Fall Guy”, ci sono arsenali di pistole e ogni sorta di oggetti taglienti che provocano danni raccapriccianti.

Tuttavia, ciò che cattura l’attenzione qui, e in altre produzioni di Leitch e Stahelski, è l’intensa fisicità delle sequenze d’azione, con i loro corpi che si contorcono, si strappano e si sforzano in modo coordinato.

Una caratteristica di entrambi i registi è quella di enfatizzare l’intenso sforzo che comporta questi atti fisici, il che è comprensibile dato il loro background.

Come gli impressionanti e sgargianti effetti pratici di “The Fall Guy”, questa attenzione per il corpo è un rimprovero ai maghi digitali che oggi caratterizzano i film d’azione.

Ogni volta che Colt si schianta al suolo in “The Fall Guy”, il momento annuncia la sua autenticità e quella del film (comunque la si voglia definire).

C’è un sottofondo macho in tutto questo – uomini veri, acrobazie vere – che si sposa con il modo in cui la sua storia d’amore con Jody è, a turno, comica, sentimentale e, a volte, irritantemente inquadrata, anche attraverso il mirroring in split-screen alla maniera di “Pillow Talk”.

Jody può anche essere il capo di Colt, ma è lui che deve salvare la situazione dopo alcuni affari spiacevoli con una star e un produttore (Aaron Taylor-Johnson e Hannah Waddingham).

La questione dell’autenticità è un filo conduttore che la storia riprende scherzosamente in una scena in cui il volto di Colt viene scannerizzato digitalmente e in una sottotrama che coinvolge una profonda falsificazione.

Sfruttando il Tom Cruise che è in lui, Gosling fa l’amore con la macchina da presa e si esibisce in alcune mosse da urlo, a un certo punto mentre si trova in cima e quasi sotto un camion della spazzatura in corsa.

Dato che “The Fall Guy” è un’ode al lavoro degli stunt, è giusto notare che le controfigure dell’attore erano Ben Jenkin e Justin Eaton, la sua controfigura alla guida era Logan Holladay, mentre la sua controfigura in quella caduta libera era Troy Brown.

Complimenti, signori.

Di Mauro

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