C’è un istante nell’ottavo episodio di Pluribus che potrebbe passare inosservato, sepolto tra le pieghe di una narrazione più ampia fatta di intimità crescente e manipolazione emotiva.
Un momento apparentemente innocuo, dolce persino: Zosia che racconta a Carol di un gelato al mango mangiato da bambina a Danzica, in Polonia. Ma in quei trenta secondi di nostalgia c’è qualcosa di profondamente diverso, qualcosa che Carol Sturka ha osservato con l’intensità di chi sa che ogni dettaglio può essere la chiave per salvare l’umanità.
L’episodio intitolato “Strategia di conquista“, scritto da Jonny Gomez e diretto da Melissa Bernstein, porta la protagonista interpretata da Rhea Seehorn in un territorio inesplorato. Dopo quaranta giorni di isolamento autoimposto, Carol ha deciso di giocare a carte scoperte con gli Altri, o almeno di far credere loro che lo stia facendo. Quello che segue è una sequenza di uscite che sembrano appuntamenti romantici: escursioni tra le colline, massaggi in una spa locale, osservazione delle stelle, partite di croquet in mezzo a un campo da football. Ma sotto questa apparente distensione si nasconde il vero obiettivo di Carol: raccogliere informazioni sul Joining, capire come funziona la coscienza collettiva che ha trasformato l’umanità in un unico organismo pensante.
La lavagna bianca nascosta in casa di Carol si riempie progressivamente di annotazioni cruciali. Come comunicano gli Altri attraverso i campi elettromagnetici del corpo. La loro capacità di percepire collettivamente eventi che non possono sentire individualmente. L’origine del virus da Kepler-22b. E soprattutto, il loro piano di costruire un’antenna gigantesca per diffondere il “dono” del Joining ad altre razze aliene, non importa quanto tempo ci vorrà. Ma tra tutte queste rivelazioni, quella che potrebbe rivelarsi la più importante arriva quasi per caso, durante una conversazione serale che ha tutta l’apparenza della condivisione intima tra due persone che si stanno avvicinando.
Quando Zosia, interpretata da Karolina Wydra, inizia a raccontare del gelato al mango della sua infanzia, qualcosa cambia. Il suo tono di voce, la sua postura, persino il modo in cui usa i pronomi. Per la prima volta dall’inizio della serie, Zosia parla usando la prima persona singolare in modo naturale, senza il “noi” collettivo che caratterizza ogni frase pronunciata dagli Altri. Non sta parlando per conto del Joining: sta ricordando un’esperienza che apparteneva solo a lei, a quella bambina polacca che ancora non sapeva cosa sarebbe diventata.
L’interpretazione di Wydra in questa scena è sottile ma inequivocabile. C’è nostalgia, c’è malinconia, c’è quella particolare luce negli occhi di chi sta rivivendo un momento prezioso del passato. Per trenta secondi, forse meno, Zosia sembra separata dalla coscienza collettiva che la tiene legata a tutti gli altri esseri umani del pianeta. È un momento di individualità pura, un barlume della persona che era prima che il virus di Kepler-22b la trasformasse in un nodo di una rete planetaria.
Carol osserva tutto questo con un’attenzione maniacale. Le espressioni sul volto di Rhea Seehorn sono minime, controllate, ma eloquenti per chi sa guardare. È possibile che sia stata così presa dall’emozione del momento da non cogliere il significato di quello che stava accadendo? Improbabile. Carol Sturka ha passato settimane a studiare gli Altri, a cercare ogni crepa nella loro apparente perfezione, ogni vulnerabilità che possa essere sfruttata. E improvvisamente, davanti ai suoi occhi, una di quelle crepe si è manifestata in modo chiaro.
La domanda che emerge naturalmente è: cosa ha provocato questa temporanea separazione dal Joining? Carol aveva chiesto a Zosia di condividere un’opinione personale, qualcosa che non fosse filtrato attraverso la coscienza collettiva. E in qualche modo, per soddisfare quella richiesta, Zosia è riuscita a isolarsi brevemente dalla rete. Questo suggerisce che il Joining, per quanto pervasivo e apparentemente onnipresente, non è una prigione assoluta. Ci sono margini, spazi in cui l’individualità può riemergere, anche se solo per pochi istanti.
La serie creata da Vince Gilligan ha già ricevuto l’ordine per una seconda stagione da parte di Apple TV, e questo significa che non dobbiamo aspettarci soluzioni immediate. Carol non salverà il mondo nel finale della prima stagione, che andrà in onda la prossima settimana. Ma quello che ha scoperto in “Strategia di conquista” potrebbe essere il primo tassello di un piano molto più ampio. Se i ricordi personali intensi possono temporaneamente separare gli individui dal Joining, allora forse esiste un modo per amplificare questo effetto su scala planetaria.
L’ipotesi è affascinante nella sua semplicità: cosa succederebbe se tutti gli Altri venissero costretti a ricordare simultaneamente un momento cruciale della loro vita precedente? Se la nostalgia di Zosia per un gelato al mango è bastata a creare una crepa di trenta secondi, cosa potrebbe fare un’ondata collettiva di memorie personali? Potrebbe essere abbastanza per spezzare permanentemente la connessione psichica che tiene insieme il Joining?
Naturalmente, mettere in pratica un piano del genere sarebbe estremamente complesso. Gli Altri sono già sospettosi di Carol, nonostante tutti i loro sforzi per conquistarla. La ricostruzione della tavola calda Lauchlin’s, il luogo dove Carol ha scritto il suo primo romanzo su blocchi di carta gialla, è stata un tentativo evidente di manipolazione emotiva. Gli Altri sanno che Carol non ha rinunciato alla sua missione, e stanno cercando di distrarla, di farle credere che una vita serena all’interno del nuovo ordine mondiale sia possibile, desiderabile persino.
E poi c’è il bacio. Alla fine dell’episodio, dopo che Carol ha dichiarato apertamente che qualcuno deve rimettere a posto il mondo anche se questo significa perdere di nuovo tutti, Zosia la bacia. È un gesto disperato, una richiesta di connessione in un momento di massima tensione emotiva. Carol, nella sua solitudine devastante, ricambia. Questo complica ulteriormente le cose, perché ora non stiamo più parlando solo di strategia e sotterfugi: c’è una componente emotiva reale in gioco.
La critica ha occasionalmente accusato Pluribus di avere un ritmo troppo lento, ma l’ottavo episodio dimostra quanto questa cadenza contemplativa sia in realtà funzionale alla costruzione del mondo narrativo. Ogni informazione rivelata, dal modo in cui gli Altri comunicano inconsciamente al fatto che dormono tutti insieme in un’arena sportiva per motivi di efficienza energetica, aggiunge profondità a questo universo distopico. E soprattutto, ogni dettaglio potrebbe rivelarsi cruciale nel momento in cui Carol deciderà di agire.
C’è anche un altro elemento che sta per entrare in gioco: Manousos, interpretato da Carlos-Manuel Vesga, sta finalmente per raggiungere Albuquerque. Dopo episodi passati a seguire il suo viaggio attraverso un mondo trasformato, con tutte le sue difficoltà e i suoi debiti sanitari da pagare in dollari americani o balboa panamense, l’incontro tra lui e Carol è imminente. Cosa porterà alla tavola questo nuovo arrivato? Sarà un alleato cruciale nella missione di Carol, o rappresenterà un’ulteriore complicazione in una situazione già precaria?
Nel frattempo, Carol si trova a un bivio. Ha scoperto che gli Altri stanno costruendo un’antenna per diffondere il Joining ad altre civiltà aliene, trasformando quella che sembrava una semplice questione di sopravvivenza terrestre in una minaccia cosmica. Ha visto con i propri occhi che il Joining può essere temporaneamente interrotto attraverso il richiamo di memorie personali profonde. E si sta lasciando coinvolgere emotivamente da Zosia, nonostante sappia perfettamente che quella donna è solo una portavoce di una coscienza collettiva che comprende milioni di individui.
La domanda che l’episodio lascia aperta è straziante nella sua complessità: Carol sta giocando d’astuzia con gli Altri, oppure sono loro che stanno vincendo la battaglia psicologica? C’è la possibilità che entrambe le cose siano vere contemporaneamente. Carol potrebbe davvero aver trovato la chiave per invertire il Joining osservando quel momento di individualità in Zosia, ma allo stesso tempo potrebbe essere più vicina alla resa emotiva di quanto lei stessa sia disposta ad ammettere.
Quando il finale di stagione andrà in onda, probabilmente non avremo tutte le risposte. Ma quello che sappiamo è che in trenta secondi di una storia su un gelato al mango, Pluribus ha rivelato qualcosa di fondamentale: l’individualità non è stata completamente cancellata dal Joining. È sepolta, compressa, messa a tacere, ma esiste ancora. E se Carol riesce a trovarla in Zosia, può trovarla in chiunque altro. La vera domanda è se avrà il tempo, le risorse e la forza emotiva per farlo prima che gli Altri completino la loro antenna e portino il loro “dono” alle stelle.