Esistono momenti nella storia del cinema in cui un regista sa di avere tra le mani qualcosa di straordinario.

Quentin Tarantino lo capì nel 2008, al penultimo giorno di casting in Germania, quando un attore austriaco relativamente sconosciuto entrò nella stanza per interpretare il Colonnello delle SS Hans Landa. Quello che vide lo convinse a orchestrare una delle strategie più audaci e cinematograficamente brillanti mai messe in atto su un set: nascondere deliberatamente il talento esplosivo di Christoph Waltz al resto del cast, per catturare le loro reazioni autentiche durante le riprese effettive.

La scena di apertura di Bastardi senza gloria del 2009 è diventata leggenda. Quel dialogo tra Hans Landa e Monsieur Perrier LaPadite non è semplicemente una grande scena, è una masterclass di tensione cinematografica studiata nelle scuole di cinema e analizzata ossessivamente su YouTube. Ogni parola, ogni pausa, ogni sguardo contribuisce a creare una suspense insostenibile. E al centro di tutto c’è Christoph Waltz, che consegna una performance talmente perfetta da sembrare impossibile che fosse un attore praticamente sconosciuto al pubblico internazionale.

Ma come si arriva a quella perfezione? La risposta sta in una richiesta tanto insolita quanto geniale che Tarantino fece al suo attore prima della lettura dello script con l’intero cast. Il regista raccontò l’episodio al podcast “The Moment” di Brian Koppelman, rivelando un retroscena che fa luce sul suo metodo di lavoro e sulla sua ossessione per l’autenticità delle reazioni.

Quando Tarantino era in Germania nei primi mesi del 2008, stava vivendo un incubo professionale. Aveva scritto quello che considerava il miglior personaggio della sua carriera, Hans Landa, ma non riusciva a trovare l’attore giusto per incarnarlo. Il regista ha ammesso più volte che era pronto ad abbandonare il progetto, a chiudere lo script di Inglorious Basterds in un cassetto e dedicarsi ad altro. Serviva un attore europeo capace di parlare perfettamente tedesco, francese e inglese, con la presenza scenica di un predatore elegante e l’intelligenza di un maestro degli scacchi. Una combinazione quasi impossibile da trovare.

Poi arrivò Christoph Waltz, con trent’anni di carriera alle spalle ma noto soltanto nei territori di lingua tedesca. Quello che fece in quella audizione lasciò Tarantino e il co-produttore Lawrence Bender letteralmente senza parole. Era lui. Era Hans Landa in carne e ossa. Ma proprio perché la performance era talmente superiore alle aspettative, il regista ebbe un’intuizione che avrebbe reso il film ancora più potente.

“Ho preso da parte Christoph prima che ci fosse la lettura dello script con il cast”,

ha raccontato Tarantino. Le parole che disse a Waltz sono rivelatrici:

“Non voglio fare un gioco perverso, però gli altri sono curiosi di conoscere chi faccia la parte di Hans Landa. Non voglio che tu legga male la tua parte, ma voglio che tu ti trattenga molto. Loro non devono pensare di aver capito che tipo sia il tuo personaggio. Su una scala da 1 a 10, leggi da 6. Sii appena bravo, solo appena bravo.”

La richiesta diventava ancora più specifica:

“Non voglio che tu sia in competizione con gli altri durante la lettura, ma se ti senti in competizione, allora devi perdere. Non voglio che sappiano come sarai o che pensino di aver capito il tuo personaggio. Allo stesso modo, con l’eccezione del contadino francese, non voglio che tu faccia delle prove con gli altri attori prima delle riprese. Non voglio che Diane Kruger o Brad Pitt sappiano delle tue capacità fino al momento di girare.”

La strategia funzionò alla perfezione. Durante la lettura del copione, i colleghi attori capirono perché Waltz avesse ottenuto la parte, ma non ebbero alcuna idea della tempesta che li avrebbe travolti sul set. Il co-produttore Lawrence Bender si avvicinò a Tarantino e gli disse: “L’ho trovato strano Waltz oggi, mi sembrava sottotono”. La risposta del regista fu un sorriso compiaciuto: “Oh, sono felice che tu me lo dica!”

Waltz accettò la richiesta insolita di Tarantino a una condizione: voleva comunque esercitarsi, ma solo con il regista. L’unica eccezione fu Denis Ménochet, l’attore francese che avrebbe interpretato Monsieur LaPadite nella cruciale scena d’apertura. Con lui era necessario costruire quel delicato equilibrio di tensione che avrebbe definito l’intero tono del film.

Il risultato di questa strategia è visibile sullo schermo. Quando finalmente le telecamere iniziarono a girare e Waltz liberò tutto il suo talento, le reazioni del cast furono genuine, autentiche, reali. Stavano davvero assistendo alla nascita di un personaggio iconico, e la loro sorpresa non era recitata. Tarantino aveva catturato qualcosa di raro: il momento esatto in cui degli attori professionisti si rendono conto di essere di fronte a qualcosa di eccezionale.

La performance di Christoph Waltz in Bastardi senza gloria gli valse l’Oscar come miglior attore non protagonista, lanciando la sua carriera internazionale e consolidando Hans Landa come uno dei villain più memorabili della storia del cinema. Ma dietro quella vittoria c’era una scelta registica audace: credere talmente tanto in un attore da proteggerlo, nasconderlo, e poi liberarlo al momento giusto come un’arma segreta.

Quentin Tarantino ha costruito la sua carriera su scelte controcorrente, su intuizioni che sfidano la logica convenzionale di Hollywood. Chiedere a un attore di fingere mediocrità per amplificare l’impatto della sua bravura è esattamente il tipo di mossa che distingue un buon regista da un grande autore. E quando si rivede quella scena di apertura, sapendo tutto quello che c’è dietro, diventa impossibile non ammirare non solo il talento davanti alla telecamera, ma anche l’intelligenza dietro di essa.

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