La seconda stagione di Fallout su Prime Video non perde tempo. Il primo episodio si apre con una scena che i fan dei videogiochi attendevano con il fiato sospeso: l’introduzione di Robert House, interpretato da Justin Theroux.

Non un’apparizione timida o un accenno fugace, ma un ingresso prepotente che stabilisce immediatamente l’importanza di questo personaggio nell’universo narrativo della serie. In un flashback pre-apocalittico, House mette alla prova una tecnologia inquietante di controllo mentale su alcuni avventori di un bar, sfoggiando quella miscela di superiorità intellettuale e distacco emotivo che caratterizza il magnate della tecnologia.

Ma chi è davvero Robert House? Per chi non ha familiarità con Fallout: New Vegas, il videogioco Bethesda del 2010, questo nome potrebbe non dire molto. Eppure si tratta di uno dei personaggi più memorabili dell’intera saga videoludica. House è il CEO di RobCo Industries, un impero della robotica che ha plasmato il mondo pre-apocalittico. Un visionario? Certamente. Un filantropo? Meno probabile. Un sopravvissuto all’apocalisse nucleare che ha trovato il modo di estendere la propria vita ben oltre i limiti naturali? Assolutamente sì.

La prima puntata della stagione 2 dissemina indizi sul ruolo centrale che House avrà nella narrazione. New Vegas, la sua roccaforte personale, emerge come location cruciale. Il suo coinvolgimento nell’innescare l’apocalisse viene accennato con sufficiente gravità da far intuire rivelazioni esplosive. E poi c’è Cooper Howard, interpretato da Walton Goggins, la cui missione nel passato sembra ruotare proprio attorno a un possibile assassinio del magnate. Tutto converge verso House, come se l’intera stagione fosse costruita attorno alla sua figura enigmatica.

Il trailer ufficiale della seconda stagione, che dà ampio spazio a New Vegas, lascia intravedere un’immagine dello stesso House su uno schermo, suggerendo che il personaggio potrebbe essere sopravvissuto fino alla timeline post-apocalittica. Nel videogioco, dopotutto, House si presenta come un recluso tecnologico che interagisce col mondo esterno solo attraverso intermediari robotici e schermi olografici, avendo trovato un modo per preservarsi in una sorta di stasi criogenica controllata. La sua sopravvivenza nella serie non sarebbe quindi un tradimento del materiale originale, ma una naturale evoluzione narrativa.

Tuttavia, la serie introduce elementi che si discostano dal canone videoludico. I dispositivi di controllo mentale che House testa nel primo episodio non fanno parte del suo arsenale in New Vegas. Similmente, il suo ruolo apparente come agente attivo dell’apocalisse sembra contraddire il personaggio del gioco, che disprezzava la distruzione nucleare e aveva lavorato per proteggere Las Vegas dai missili. Queste differenze potrebbero disorientare i puristi, ma c’è una logica narrativa dietro queste scelte creative.

Come uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo pre-apocalittico, Robert House ha attraversato innumerevoli esperienze che New Vegas non ha mai esplorato. Un incontro con Cooper Howard, attore e portavoce della Vault-Tec, non rappresenterebbe necessariamente qualcosa di così significativo da meritare una menzione nelle conversazioni post-apocalittiche. Inoltre, la serie si svolge nel 2296, ben quindici anni dopo gli eventi di New Vegas e oltre qualsiasi altro capitolo della saga videoludica. Poiché il destino canonico di House rimane volutamente ambiguo nel gioco, lo show ha carta bianca per continuarne la storia come meglio crede.

La vera domanda è: quale versione di Robert House ci aspetta? Il visionario che ha salvato Las Vegas dalla distruzione totale, trasformandola in un’oasi di civiltà illuminata dal neon in mezzo al deserto radioattivo? O una variante più oscura, un architetto dell’apocalisse che ha orchestrato la caduta della civiltà per ricostruire il mondo secondo la sua visione autocratica? La premiere della stagione 2 gioca con entrambe le possibilità, creando un ritratto sfaccettato di un uomo la cui genialità è inseparabile dalla sua megalomania.

Justin Theroux porta sullo schermo un House che trasuda carisma pericoloso. C’è qualcosa di ipnotico nel modo in cui il personaggio combina cortesia formale e minaccia sottile, eleganza impeccabile e disprezzo per l’umanità comune. È il tipo di antagonista che potrebbe convincerti della razionalità delle sue azioni anche mentre pianifica cose terribili. O forse non è nemmeno un antagonista, ma semplicemente un pragmatico che opera secondo una morale post-umana, dove l’individualità e il libero arbitrio sono sacrificabili sull’altare del progresso tecnologico.

La tecnologia di controllo mentale introdotta nella serie aggiunge uno strato inquietante alle ambizioni di House. Se può letteralmente controllare i pensieri delle persone, quali sono i limiti del suo potere? E fino a che punto si è spinto per preservare la sua versione di ordine e progresso in un mondo caotico? Queste domande rendono House non solo un personaggio affascinante, ma anche un catalizzatore perfetto per esplorare i temi centrali di Fallout: il prezzo della sicurezza, la corruzione del potere assoluto, e il sottile confine tra salvatore e tiranno.

L’adattamento di Prime Video ha dimostrato nella prima stagione di saper bilanciare rispetto per il materiale originale e libertà creativa. Con Robert House, questo equilibrio diventa ancora più delicato. I fan di New Vegas hanno aspettative precise su come dovrebbe comportarsi e parlare questo personaggio iconico. Ma la serie deve anche funzionare per chi non ha mai giocato ai videogiochi, presentando House come una figura comprensibile e compelling senza richiedere ore di background videoludico.

La seconda stagione di Fallout è ora disponibile su Prime Video, e Robert House si profila come il fulcro attorno al quale ruoteranno rivelazioni, tradimenti e forse la chiave per comprendere davvero cosa ha portato alla caduta della civiltà. Che sia villain, antieroe o qualcosa di completamente diverso, una cosa è certa: il signore di New Vegas non passerà inosservato. E in un mondo devastato dall’apocalisse nucleare, dove la sopravvivenza è già un’impresa titanica, confrontarsi con un uomo che ha vinto la morte stessa potrebbe rivelarsi la sfida più grande di tutte.

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