Sony Pictures ha sganciato il nuovo trailer di 28 Years Later:
The Bone Temple, e con esso la promessa più audace che il franchise degli zombie britannici potesse fare: e se esistesse davvero una cura? Dopo che Danny Boyle e Alex Garland hanno riacceso quest’anno la fiamma del terrore post-apocalittico con 28 Years Later, trasformandolo in uno dei film più acclamati del 2025, ora tocca a Nia DaCosta raccogliere il testimone. La regista di Candyman si prepara a ribaltare le regole del gioco in un sequel che promette di essere ancora più inquietante, dove gli infetti non sono più la minaccia principale. Perché quando l’umanità scompare, sono i sopravvissuti a diventare mostri.
Il nuovo trailer, decisamente più ricco di dettagli rispetto al primo teaser atmosferico, ci catapulta nel cuore pulsante di The Bone Temple. Vediamo il dottor Ian Kelson, interpretato da un Ralph Fiennes in stato di grazia, immerso nelle sue ricerche sul virus Rage. L’uomo che ha costruito un tempio fatto di ossa umane recuperate dai crematori – da cui il titolo del film – non è solo un sopravvissuto della prima ondata: è un uomo ossessionato dalla possibilità di curare l’incurabile. “Credo che l’infezione possa essere trattata”, dichiara nel trailer, prima di somministrare un’iniezione a Samson, lo zombie Alpha interpretato da Chi Lewis-Parry, definendo il gesto “un salto nell’ignoto”.
Ma la vera tensione narrativa si consuma nell’incontro tra Kelson e Sir Jimmy Crystal, il personaggio di Jack O’Connell che abbiamo conosciuto alla fine di 28 Years Later. Crystal, leader di un culto barbarico i cui membri si tingono i capelli di biondo e indossano tute di velluto, chiede a Kelson se sia “Old Nick”, ovvero Satana. Non è una domanda campata in aria, considerando quel macabro tempio osseo. Crystal e la sua banda di “Jimmies” – tra cui spiccano Erin Kellyman, Emma Laird e Maura Bird nei ruoli di Jimmy Ink, Jimmima e Jimmy Jones – si definiscono cacciatori “alla ricerca di anime da consegnare all’inferno”. È poesia apocalittica scritta con il sangue.
Al centro di questo inferno c’è Spike, il ragazzino di dodici anni interpretato da Alfie Williams, che abbiamo visto perdere sua madre Isla (Jodie Comer) nel primo film e abbandonare il padre Jamie (Aaron Taylor-Johnson) insieme al fratellino neonato. Ventotto giorni dopo aver lasciato l’isola sicura, Spike viene salvato da un’orda di infetti proprio da Crystal, solo per ritrovarsi intrappolato in un incubo peggiore: l’indottrinamento forzato nel culto violento del suo salvatore. L’incontro di Spike con Jimmy Crystal, come recita la sinossi ufficiale, diventa un incubo da cui non può scappare.
Nia DaCosta ha promesso di espandere il mondo creato da Boyle e Garland, ma anche di capovolgerlo completamente. Se 28 Days Later del 2002 ha dato vita al revival degli zombie nel ventunesimo secolo con i suoi “fast zombies” rabbiosi e brutali, The Bone Temple vuole esplorare un territorio più oscuro: quello della disumanità dei sopravvissuti. Quando la società collassa da tre decenni e la Gran Bretagna è ancora sotto quarantena spietata, cosa rimane dell’umanità? La risposta, stando al trailer, è agghiacciante: culti violenti, ricerche disperate, e la sottile linea che separa la salvezza dalla dannazione.
Il franchise è iniziato con l’uscita accidentale del virus Rage da un laboratorio di Cambridge, trasformando gli infetti in creature violente e prive di mente che attaccavano chiunque con ferocia inaudita. 28 Weeks Later aveva mostrato quanto fosse facile far ricominciare tutto: bastava una persona contagiata per far crollare nuovamente la fragile ricostruzione. Ora, dopo 28 anni, emergono gli Alpha zombie evoluti come Samson, e la speranza di Kelson di trovare una cura potrebbe rappresentare una svolta radicale. Ma Alex Garland, che torna a scrivere la sceneggiatura, non è noto per offrire finali rassicuranti.
Il cast si arricchisce di un nome che farà sobbalzare i fan storici: Cillian Murphy riprenderà il ruolo di Jim, il coraggioso corriere in bicicletta protagonista di 28 Days Later e 28 Weeks Later, miracolosamente sopravvissuto ai primi due film e, a quanto pare, ai successivi 28 anni. Murphy, che ricopre anche il ruolo di produttore esecutivo, dovrebbe apparire in un cameo in The Bone Temple prima di un ruolo più consistente nel potenziale terzo e ultimo capitolo della trilogia. Un ritorno che sa di nostalgia, ma anche di promessa: se Jim è ancora vivo, quale inferno ha dovuto attraversare per arrivarci?
Le riprese di The Bone Temple sono iniziate appena tre settimane dopo la fine delle riprese di 28 Years Later, un ritmo produttivo febbrile che testimonia la fiducia di Sony Pictures nel materiale. Danny Boyle produce, Garland scrive, DaCosta dirige: è una staffetta creativa che mescola esperienza e visione fresca, terrore viscerale e riflessione sul lato oscuro della sopravvivenza. Il trailer internazionale e quello americano, entrambi rilasciati da Sony, mostrano sequenze intense che alternano momenti di tregua apparente – come l’incontro tra Kelson e Samson – a esplosioni di violenza rituali e pura suspense.
Quello che colpisce di più è il cambio di prospettiva: se nei primi film la paura nasceva dagli infetti, qui il vero orrore è umano. I “Jimmies” di Crystal, con la loro estetica inquietante e la loro missione delirante, rappresentano la degenerazione della civiltà molto più di qualsiasi zombie affamato. E Kelson, con il suo tempio di ossa e la sua ricerca scientifica ai limiti dell’etica, incarna l’ambiguità morale di chi sopravvive costi quel che costi. Non esistono più eroi in questo mondo, solo persone che cercano di dare un senso al caos.
28 Years Later: The Bone Temple arriverà nelle sale cinematografiche il 16 gennaio 2026, promettendo di continuare l’epica saga apocalittica britannica e di prepararci a un terzo capitolo che potrebbe chiudere definitivamente il cerchio. La domanda che aleggia sul trailer è semplice ma devastante: la cura di Kelson funzionerà davvero su Samson? E se sì, cosa significherà per un mondo che ha imparato a convivere con la Rage da tre decenni? Sappiamo già che un terzo film è in cantiere, il che lascia presagire sviluppi imprevedibili. Una cosa è certa: dopo questo trailer, il countdown è appena iniziato. E la febbre, quella vera, non è mai stata così alta.