Quando James Cameron decide di tornare su Pandora, il mondo del cinema trattiene il respiro.

E questa volta, con Avatar: Fire and Ash, il maestro del blockbuster sembra aver superato persino se stesso. Le prime proiezioni per la stampa del terzo capitolo della saga, tenutesi il 2 dicembre 2025, hanno scatenato un’ondata di entusiasmo che promette di trasformare l’uscita del 19 dicembre in un evento cinematografico di portata storica.

Il film riprende dopo gli eventi drammatici di Avatar: The Way of Water del 2022, con la famiglia Sully ancora alle prese con il lutto per la perdita di Neteyam. Ma il dolore lascia presto spazio a una nuova minaccia: i Mangkwan, il clan Na’vi del fuoco che abita nei pressi dei vulcani di Pandora, guidati dalla vendicativa Varang, interpretata dalla nuova arrivata Oona Chaplin. È proprio l’introduzione di questa tribù antagonista a elevare la tensione narrativa a livelli mai raggiunti prima nella saga.

Le reazioni social dei critici, pur non potendo ancora pubblicare recensioni complete fino a ridosso dell’uscita, dipingono un quadro straordinario. C’è chi ha definito Fire and Ash “un’esperienza cinematografica fenomenale, la più grande dei tre film, ricca di azione, visivamente sbalorditiva e densa di temi sulla famiglia, l’eredità e la sopravvivenza”. La capacità di Cameron di intrecciare gli elementi naturali – fuoco, acqua, aria e terra – in ogni angolo della narrazione viene celebrata come un trionfo di storytelling visivo.

Ma c’è anche chi è riuscito a pronunciare le parole che ogni fan sognava di sentire: “Il migliore della saga finora”. Scrivono che Fire and Ash riesce nell’impresa di essere allo stesso tempo monumentale nella scala e audace dal punto di vista narrativo e visivo, offrendo dividendi sorprendenti in termini di costruzione del mondo e sviluppo dei personaggi. Un equilibrio delicato che Cameron sembra padroneggiare con la sicurezza di chi ha già dimostrato di saper conquistare il box office mondiale.

Il cast che torna a popolare Pandora è una reunion di volti amati: Sam Worthington e Zoe Saldaña riprendono i ruoli di Jake Sully e Neytiri, affiancati da Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet, Cliff Curtis, Joel David Moore, CCH Pounder e Giovanni Ribisi. Ma sono le new entry a catturare particolare attenzione: oltre a Oona Chaplin come Varang, David Thewlis interpreta Peylak, leader dei Wind Traders. Durante la loro apparizione al Good Morning America del 4 dicembre, il cast insieme a Cameron ha offerto uno sguardo ravvicinato sull’intensità emotiva che caratterizza questo nuovo capitolo.

Non mancano voci più critiche, che evidenziano una certa ripetitività nei beat narrativi e nelle sequenze d’azione rispetto ai capitoli precedenti. C’è chi ammette che c’è “troppo già visto” in termini di struttura, pur riconoscendo che il film rimane “un’impresa tecnica e viscerale che ispira ammirazione“. Alcuni critici sottolineano una durata “criminale” e dialoghi occasionalmente deboli, ma la sostanza del giudizio converge verso un consenso: Cameron sa ancora come nessun altro creare spettacolo puro.

La posta in gioco per Fire and Ash è altissima. Il primo Avatar del 2009 detiene ancora il record di film con il maggior incasso di sempre, con 2,9 miliardi di dollari al botteghino globale, non aggiustati per l’inflazione. La via dell’acqua ha raggiunto i 2,34 miliardi, una cifra impressionante considerando che l’industria cinematografica stava ancora recuperando dal trauma post-pandemico. Per mantenere viva la saga – con Avatar 4 previsto per il 2029 e Avatar 5 per il 2031 – Fire and Ash dovrà dimostrare che il pubblico ha ancora sete di Pandora.

Cameron stesso, in un’intervista a Empire, ha espresso la sua determinazione a continuare a dirigere personalmente i prossimi capitoli, a patto che la sua salute e la sua energia reggano il ritmo massacrante richiesto da produzioni di questa portata. A 71 anni, il regista di Titanic e Terminator non sembra intenzionato a rallentare. “Potrei non essere in grado di farlo tra sei o sette anni“, ha ammesso con pragmatismo, “ma se posso, lo farò semplicemente“.

C’è chi riassume perfettamente il sentimento collettivo: “Tre film dopo, James Cameron ha ancora la stoffa per far sentire l’epica spettacolare emotivamente significativa. Una saga gloriosa. Audace, brillante e straordinaria in ogni modo, questo è ciò per cui sono stati costruiti i cinema”. E in un’epoca dominata dallo streaming e dagli schermi domestici, questa affermazione suona come un manifesto di resistenza culturale.

Il verdetto delle prime reazioni è inequivocabile: Avatar: Fire and Ash conferma che Cameron rimane il re indiscusso del blockbuster cinematografico, capace di spingere i confini tecnici verso territori inesplorati pur mantenendo un cuore pulsante fatto di emozioni universali. Che si tratti del capitolo definitivo o solo di un altro tassello di una saga ancora più vasta, Fire and Ash promette di ricordarci perché le sale buie esistono ancora: per farci sognare mondi impossibili resi straordinariamente reali.

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