Nel panorama dello streaming contemporaneo, ogni piattaforma ha tentato di conquistare il pubblico con la propria serie fantascientifica di punta.
Netflix ha scommesso su il problema dei 3 corpi, Prime Video ha trionfato con Fallout, Disney+ ha inondato il catalogo di contenuti Star Wars e Alien Hearth. Eppure, quando si tratta di fantascienza di qualità, Apple TV+ si è affermata come la regina indiscussa del genere, grazie a titoli come Scissione, Silo, For All Mankind, Foundation e la recente Pluribus di Vince Gilligan. Ma proprio in questo ricco ecosistema di storie futuristiche si nasconde un’ingiustizia: Hello Tomorrow!, una serie del 2023 che meritava decisamente più attenzione di quanta ne abbia ricevuta.
La storia ci porta in un’America retrofuturistica dove Jack Billings, interpretato da Billy Crudup, viaggia per il paese vendendo quote di proprietà in un presunto complesso residenziale sulla luna. Jack incarna l’archetipo perfetto del venditore itinerante: carismatico, persuasivo, e completamente devoto all’arte della vendita, anche a costo delle relazioni umane autentiche. Il suo pitch è irresistibile, le sue promesse scintillanti come la superficie lunare che promette di consegnare ai suoi clienti. Ma c’è un problema che si insinua lentamente nella narrazione: quelle residenze sulla luna esistono davvero?
Man mano che la serie procede, i dubbi si moltiplicano. Jack continua a posticipare le date di lancio dei suoi clienti, le scuse si accumulano, e lo spettatore comincia a interrogarsi sulla natura stessa del protagonista. È un sognatore che crede sinceramente nel suo prodotto o un truffatore consumato? Questa ambiguità morale trasforma Hello Tomorrow! in qualcosa di più profondo di una semplice storia di fantascienza: diventa un’esplorazione della fragilità della fiducia e della disperazione che spinge le persone a credere nelle promesse impossibili.
Ma il vero cuore emotivo della serie batte altrove. La narrazione più toccante riguarda il rapporto tra Jack e suo figlio Joey, interpretato da Nicholas Podany, che non vede da diciotto anni dopo aver abbandonato lui e sua madre. Quando la madre di Joey muore tragicamente in un incidente causato da un drone di consegna automatizzato, il giovane cerca di acquistare una delle quote lunari di Jack. Quest’ultimo rifiuta la vendita ma assume Joey come assistente, nel disperato tentativo di ricostruire un legame che lui stesso ha spezzato quasi due decenni prima. Il colpo di scena più lacerante? Jack non rivela a Joey di essere suo padre, creando un sottotesto di tensione che permea ogni loro interazione e complica ulteriormente il nostro giudizio sul personaggio.
Ciò che distingue Hello Tomorrow! da tante altre serie sci-fi è il modo in cui la componente fantascientifica non è un semplice ornamento estetico, ma un elemento strutturale del messaggio tematico. L’ambientazione retrofuturistica combina l’estetica degli anni Cinquanta con una tecnologia avanzata: baristi automatizzati, cani robot, droni di consegna. Eppure, nonostante questa abbondanza tecnologica, il mondo di Hello Tomorrow! non trasmette affatto un senso di utopia. Fin dalla scena iniziale, dove un uomo siede in un bar dopo aver perso il lavoro sostituito da un robot, la tecnologia superiore diventa un costante promemoria di quanto le persone comuni siano distanti da quella prosperità.
L’estetica anni Cinquanta non è casuale: quell’epoca rappresenta l’apice del cosiddetto sogno americano, la convinzione che chiunque potesse raggiungere il successo con sufficiente impegno. Hello Tomorrow! utilizza quella nostalgia visiva per commentare la nostra epoca attuale, dove nonostante un mondo di abbondanza apparente, come dice Jack stesso, tutti hanno ancora “una vita di merda”. È un parallelo potente e malinconico che trasforma la serie in una critica acuta del capitalismo e delle promesse non mantenute del progresso.
Al centro di questa complessa costruzione narrativa c’è la performance di Billy Crudup, che bilancia magistralmente cinismo e vulnerabilità emotiva. Crudup interpreta Jack con la giusta dose di tecnica da venditore per mascherare il proprio dolore interiore, mentre concede allo spettatore brevi ma rivelatorie cadute della facciata che mostrano il suo conflitto interno. Jack passa dall’essere frustrante con le sue tattiche di vendita esagerate all’essere profondamente tragico. Nei momenti in cui vediamo la vera natura di quest’uomo, diventa chiaro che non dovremmo odiarlo, ma compatirlo. È un personaggio costruito su strati di autoillusione e rimpianto, e Crudup riesce a renderlo umano proprio quando sembra più inaffidabile.
Sembra improbabile che Hello Tomorrow! riceverà una seconda stagione, ma questo non dovrebbe impedire agli appassionati di fantascienza e di storie ben raccontate di immergersi in questo mondo lucido e toccante. Con personaggi memorabili, una costruzione del mondo meticolosa e temi che risuonano ben oltre lo schermo, la serie offre un’esperienza ricca e stratificata che meritava molto più del silenzio con cui è stata accolta. In un panorama dominato da franchise colossali e sequel infiniti, Hello Tomorrow! rappresenta quella rarità preziosa: una storia originale, coraggiosa e profondamente umana che utilizza la fantascienza non come escapismo, ma come specchio della nostra condizione attuale.
Se Apple TV+ ha dimostrato di essere il campione indiscusso della fantascienza in streaming, Hello Tomorrow! ne è la gemma nascosta, il piccolo miracolo che aspetta di essere scoperto da chi cerca qualcosa di più della semplice spettacolarizzazione. È una serie che parla di sogni infranti, seconde possibilità impossibili e della disperata necessità di credere che da qualche parte, magari sulla luna, ci sia un posto migliore che ci aspetta. Anche quando sappiamo, in fondo, che probabilmente non c’è.