La quinta stagione di Stranger Things ha dato il via al suo atto finale, e con i primi quattro episodi disponibili su Netflix si è già cominciato a scorgere un filo conduttore inquietante: l’idea di un possibile viaggio nel tempo come chiave narrativa della conclusione della serie.

Nel primo capitolo, intitolato “La missione”, emerge uno strano dettaglio: la sorella di Mike, Holly Wheeler, viene mostrata mentre legge il libro del 1962 A Wrinkle in Time, un romanzo esplicitamente dedicato ai viaggi temporali. Nel secondo episodio, “La scomparsa di Holly Wheeler”, compare un riferimento diretto all’iconico film del 1985 Back to the Future, con la menzione del “flusso canalizzatore” — il dispositivo immaginifico capace di piegare il tempo. Nel terzo episodio, “La trappola”, viene introdotto un breve cenno a wormhole: concetto topico nelle teorie scientifiche e narratologiche sul viaggio temporale. Nel quarto, “Il mago”, il principale antagonista, Vecna, viene collegato — tramite un alias “Mr. Whatsit” e una similitudine fra la sua mente corrotta e un pianeta deformato — a simbologie che richiamano A Wrinkle in Time.

Questi indizi, combinati, sembrano suggerire che gli autori non abbiano scelto a caso tali riferimenti: piuttosto, sono elementi di un disegno narrativo pensato per preparare un finale che giochi con il tempo stesso. Una possibile strada, per esempio, potrebbe essere un ritorno agli eventi cruciali delle stagioni precedenti: la morte della giovane Barb Holland, o la tragica fine del personaggio di Bob Newby, potrebbero essere “ri-visitate”, forse modificate, per dare una seconda chance — o un finale diverso — ad alcuni dei protagonisti caduti.

Un’altra opzione intrigante è che tale viaggio nel tempo serva a riportare in vita personaggi amatissimi ma ormai “perduti” — come il carismatico Eddie Munson, ultimo grande simbolo di ribellione adolescenziale della serie, o lo tragico Billy Hargrove — restituendo così a Stranger Things un finale che combini epica, nostalgia e rinnovamento.

Certo, nulla di tutto ciò è ancora ufficiale. Gli sceneggiatori hanno più volte messo in guardia sul fatto che l’uso del viaggio nel tempo rischia di minare la coerenza dei risvolti emotivi e le perdite che hanno caratterizzato la serie finora. Eppure le premesse ci sono: tra simboli ricorrenti — orologi, rimandi letterari e cinematografici, riferimenti ai wormhole — e una narrazione intenzionalmente sospesa tra angoscia e rimpianto, l’ipotesi di un finale che giochi con il tempo appare concreta.

In conclusione, Stranger Things 5 sembra voler usare il viaggio nel tempo non tanto come espediente narrativo facile, quanto come strumento di riflessione sul passato, sulle scelte e sulle seconde possibilità — un finale metafisico, malinconico e forse anche catartico per una serie che ha segnato la cultura pop degli ultimi anni. Se davvero la Fine sarà anche un nuovo Inizio, il viaggio potrebbe non essere solo attraverso Hawkins, ma attraverso il tempo stesso.

Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical

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