La pellicola del 2003 diretta dal maestro dell’animazione Satoshi Kon è pronta per emozionare milioni di spettatori e dare il via allo spirito natalizio che ci accompagnerà per tutto dicembre.

Dopo il grande successo di “Perfect Blue” e “Paprika” è arrivato il momento di poter rivivere un altro dei film d’animazione più iconici del regista ovvero “Tokyo Godfathers”. Il lungometraggio che verrà ritrasmesso nelle sale dal 24 al 26 novembre segue le vicende di Hana, una donna transgender desiderosa di diventare mamma e finita ai margini della società dopo aver lasciato il suo precedente lavoro da drag queen, il vagabondo Gin che a causa dei problemi di alcolismo ha abbandonato la sua famiglia e Miyuki, una ragazzina scappata di casa dopo un violento litigio con il padre. Il giorno della vigilia di Natale i nostri tre protagonisti trovano una neonata abbandonata in mezzo alla spazzatura e il viaggio per riportarla dai propri genitori si trasformerà in un’occasione per risolvere i conflitti con il proprio passato.

Satoshi Kon riesce a rendere iconici molti dei suoi lavori grazie alla capacità magistrale di mescolare realtà e simbolismi potenti dando vita a delle pellicole tanto compatte quanto efficaci. “Tokyo Godfathers” si distingue dalla maggior parte delle sue opere per essere tanto umano quanto realistico dipingendo una famiglia poco vista e raccontata, quella delle persone emarginate, nel periodo più magico dell’anno e senza scadere nel pietismo ma portando alla luce un ritratto di tre personaggi molto diversi che nelle difficoltà e nel dolore trovano il verso senso del concetto di famiglia. Molto toccante è infatti la scena finale che dà il titolo alla pellicola dove Hana e Gin diventano inaspettatamente i padrini della neonata che hanno aiutato e la piccola Miyuki si ricongiunge finalmente con suo padre. “Tokyo Godfathers” ci mostra quello che di fatto è un film sui miracoli di Natale ma da un punto di vista più cupo e freddo ovvero la prospettiva dei senzatetto in una metropoli come Tokyo. L’animazione racconta i personaggi in maniera estremamente veritiera attraverso gesti quotidiani e micro-espressioni credibili come ad esempio il sorriso tremolante di Hana che è rivelatore di un disagio interiore. La neve risulta essere un elemento non solo visivo ma anche tematico trasmettendo da una parte la solitudine e la povertà dei personaggi quando si fa particolarmente pesante e dall’altra la speranza e la rinascita interiore quando sembra essere più leggera e luminosa sotto i neon o al mattino.


Perché rivederlo dopo 23 anni?
• L’arco narrativo dei protagonisti resta stratificato e attuale ad esempio attraverso il racconto del conflitto interiore di Hana, una donna transgender che ha bisogno di validare il suo essere agli occhi della società assumendo a tutti i costi il ruolo di madre e riparando così anche il trauma per non aver conosciuto la sua ed essere stata sempre sballottata da una famiglia adottiva all’altra.
• L’idea del concetto della famiglia portata attraverso un miracolo è emozionante e calzante con il periodo delle feste che ci aspetta. Il messaggio è chiaro. Tutti possiamo avere una famiglia anche se non sempre nella forma o nei modi che la società si aspetta da noi, l’importante è non smettere mai di cercarla.
• La pellicola ci mostra il genio di Satoshi Kon da una prospettiva inedita, sicuramente meno perturbante e complessa ma non per questo inefficace.
• Si tratta di un film di natalizio poco conosciuto che vale la pena di essere riscoperto perciò è fortemente consigliato per chi ama farsi coccolare da questo genere di storie.

“Tokyo Godfathers” sembra venirci in aiuto nell’entrare col piede giusto nel periodo delle feste attraverso un racconto pieno di malinconia e solitudine senza però scordarsi le risate, l’emozione e il calore che la celebrazione più grande dell’anno porta con sé. Tu lo andrai a recuperare?

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