Dopo anni di predominio delle serie televisive, Star Wars sta tornando al cinema. E non con un progetto qualsiasi, ma con The Mandalorian and Grogu, atteso nelle sale per maggio 2026.
Questo film rappresenta molto più di un semplice ritorno alle origini cinematografiche della saga: è la correzione di rotta di Lucasfilm rispetto a uno degli errori strategici più evidenti dell’era Disney+. Dal 2019, anno di uscita de L’Ascesa di Skywalker, la galassia lontana lontana ha vissuto principalmente sui piccoli schermi domestici. Serie come The Mandalorian, Andor e Ahsoka hanno dominato la conversazione culturale, dimostrando che il formato seriale poteva funzionare per Star Wars. Ma questa ossessione per lo streaming ha prodotto anche risultati controversi, e tra questi spicca la serie Obi-Wan Kenobi del 2022.
La miniserie con Ewan McGregor aveva tutto per essere memorabile: il ritorno dell’attore nel ruolo iconico, lo scontro con Darth Vader, un periodo narrativo ancora poco esplorato della saga. Eppure, molti fan e critici hanno concordato su un punto: Obi-Wan Kenobi sembrava un film stiracchiato artificialmente in sei episodi. Il ritmo claudicante, episodi percepiti come riempitivi, una narrazione che avrebbe brillato in due ore concentrate ma che si è persa in quasi cinque ore di contenuto.
Ciò che rende questa situazione ancora più significativa è che Obi-Wan Kenobi era stato originariamente concepito proprio come un film. La decisione di trasformarlo in una serie Disney+ arrivò quando Lucasfilm, galvanizzata dal successo delle prime stagioni di The Mandalorian, decise di puntare tutto sul formato televisivo. Una scelta comprensibile sulla carta, ma che si è rivelata dannosa per quella specifica storia.
Ed è qui che entra in gioco The Mandalorian and Grogu. Jon Favreau, creatore della serie, ha sviluppato una storia che Lucasfilm ha ritenuto meritevole del grande schermo. Non si tratta della quarta stagione mascherata da film, ma di un progetto pensato fin dall’inizio per il cinema. Questa scelta rappresenta un’inversione di marcia significativa: dove Obi-Wan Kenobi fu allungato in una serie, The Mandalorian and Grogu viene preservato nella sua forma cinematografica originale.
Il film sarà il primo lungometraggio di Star Wars dal 2019 e il primo basato su una serie televisiva, escludendo il montaggio cinematografico di episodi di The Clone Wars del 2008. Questo dimostra quanto le serie TV siano diventate centrali per la strategia di Lucasfilm, ma anche quanto l’azienda abbia imparato dai propri errori. Non tutte le storie devono essere serie, non tutte le serie dovevano esserlo.
La questione tocca un problema più ampio: la qualità altalenante delle produzioni live-action di Star Wars. Mentre le prime due stagioni di The Mandalorian furono eccellenti e Andor ha rappresentato probabilmente la migliore scrittura mai vista nella saga, altri progetti hanno deluso. La terza stagione di The Mandalorian ha perso slancio, The Acolyte ha diviso drasticamente i fan, e Skeleton Crew e Ahsoka, pur godibili, non hanno raggiunto vette memorabili.
Poi c’è The Book of Boba Fett, l’altro caso emblematico di una storia che avrebbe dovuto essere un film e che invece si è dispersa in una struttura episodica che non le rendeva giustizia. Il leggendario cacciatore di taglie meritava un trattamento più cinematografico, più concentrato, più impattante.
La lezione che emerge è chiara: Lucasfilm sta imparando a distinguere quale formato serve meglio quale storia. Concentrarsi esclusivamente su un medium per periodi prolungati ha portato a decisioni creative discutibili. Avere team che lavorano simultaneamente su film e serie permette una flessibilità creativa superiore, dove ogni narratore può scegliere il formato più adatto alla propria visione.
Se questo approccio equilibrato fosse stato in atto dal 2019, probabilmente Obi-Wan Kenobi e The Book of Boba Fett sarebbero stati film, liberando budget e risorse per dare seconde stagioni a progetti come Skeleton Crew, che meriterebbero di continuare la loro storia. Invece, il panorama live-action di Star Wars è stato caratterizzato da alti e bassi evitabili.
Guardando al futuro, con più film in sviluppo, sembra che le serie live-action diventeranno meno frequenti. Attualmente solo Ahsoka ha una seconda stagione confermata, anche se il suo futuro rimane incerto. Questa riduzione potrebbe rappresentare un’opportunità: permettere a Lucasfilm di concentrarsi maggiormente sull’animazione.
Star Wars: The Clone Wars e Star Wars Rebels sono due delle migliori storie mai raccontate nell’universo di Star Wars, eppure l’animazione è sempre stata trattata come secondaria rispetto al live-action. Con l’arrivo di Maul: Shadow Lord e Star Wars: Visions Presents – The Ninth Jedi, l’animazione potrebbe finalmente ricevere l’attenzione e le risorse che merita.
The Mandalorian and Grogu rappresenta quindi un punto di svolta. Non solo riporta Star Wars al cinema dove la saga è nata, ma segnala una maturazione strategica di Lucasfilm. L’errore di Obi-Wan Kenobi non era nel raccontare quella storia, ma nel formato scelto per raccontarla. Correggere questo approccio non cancella gli errori passati, ma promette un futuro più equilibrato per la galassia lontana lontana: film che sono film, serie che sono serie, e animazione che riceve finalmente il rispetto che merita.
Quando le luci si spegneranno nelle sale nel maggio 2026 e Din Djarin e Grogu appariranno sul grande schermo, non sarà solo un ritorno al cinema. Sarà la dimostrazione che Lucasfilm ha imparato la lezione più importante: non è il medium a rendere grande una storia di Star Wars, ma scegliere il medium giusto per quella storia.