Una piccola scuola inglese ha deciso di bandire le canzoni tratte dal film d’animazione KPop Demon Hunters, disponibile su Netflix, scatenando un acceso dibattito sull’educazione, la musica pop e i valori religiosi.

La vicenda riguarda la Lilliput Church of England Infant School, situata a Poole, nella contea del Dorset (Regno Unito), che ha inviato ai genitori una comunicazione in cui spiega di aver vietato agli alunni di cantare le tracce del film all’interno della scuola. Secondo la lettera firmata dal dirigente ad interim Lloyd Allington, tale provvedimento è stato preso perché alcuni genitori e membri della comunità hanno manifestato disagio rispetto ai riferimenti a “demoni” presenti nella trama e nei testi delle canzoni: per costoro, questi riferimenti sarebbero “in conflitto” con l’etica cristiana della scuola.

Il film in questione racconta la storia del gruppo K-pop immaginario Huntr/x, formato da tre ragazze che, diventate idol sul palco, si trasformano in demon-hunter sollievo delle anime umane: un mix di musica-pop, fantasy d’azione e mitologia che ha riscosso un enorme successo globale. Le canzoni, tra cui la hit mondiale Golden, hanno scalato le classifiche e sono diventate fenomeni social.

La decisione della scuola ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato, alcuni genitori hanno definito la misura “eccessiva” e “ridicola”, sostenendo che le canzoni promuovono valori positivi come la forza di gruppo, il coraggio, la speranza. Dall’altro, la scuola ribadisce che non si tratta di un invito a non vedere il film o evitare le canzoni a casa — ma di uno sforzo per “rispettare” le convinzioni di tutti gli alunni, evitando che alcuni si sentano esclusi o a disagio per contenuti che la loro fede interpreta diversamente. “Il nostro ruolo è aiutare i bambini a capire che alcune delle loro coetanee possono avere punti di vista differenti e come possiamo rispettarli”, ha scritto Allington.

Sul piano culturale, questo episodio offre uno spaccato interessante sul rapporto fra intrattenimento globale, sensibilità locali e identità religiose. In un mondo in cui un film musicale animato può diventare blockbuster mondiale in pochi giorni, la sovrapposizione fra pop culture e contesti educativi tradizionali genera inevitabilmente tensioni: da un lato il diritto alla partecipazione alla cultura contemporanea, dall’altro la salvaguardia delle sensibilità religiose e morali all’interno di istituzioni educative che dichiarano un ethos confessionale. La scelta della scuola inglese apre il dibattito sul confine fra inclusione culturale e tutela della diversità di credo.

In conclusione, il divieto della singing-session in classe delle canzoni di KPop Demon Hunters non è solo una questione di musica: è un nodo in cui convergono educazione, identità religiosa, globalizzazione pop e comunicazione giovanile. Come reagiranno genitori, alunni e comunità scolastiche alle sfide poste da fenomeni culturali transnazionali? E soprattutto: è giusto limitare la musica in nome della sensibilità religiosa, o apre una porta per un dialogo educativo più ampio sul senso della pop culture nella vita dei ragazzi?

Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical

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