«Ma sai che noi, spesso, ci vestiamo simili? Dovremmo davvero metterci d’accordo… tu cosa hai portato?». Lo scambio tra Nicolas Maupas e Damiano Gavino nello studio fotografico per la loro prima cover insieme suona come la battuta tra due amici di lunga data.
Eppure sono passati solo sei anni dal primo incontro sul set di “Un professore”, la serie che torna su Rai1 dal 20 novembre con la sua terza stagione e che ha trasformato due giovani attori in volti amati da milioni di spettatori.
Sei anni possono sembrare pochi, ma a quell’età sono un’eternità. Damiano Gavino aveva diciotto anni quando ha fatto il suo primo ciak nei panni di Manuel, il ragazzo istintivo e irrazionale che seguiva solo il cuore. Oggi ne ha ventiquattro e ammette con tenerezza: «Se penso ai primi tempi, mi faccio proprio tenerezza…ero un diciottenne che non aveva le idee così chiare!». Nicolas Maupas, classe 1998, ha vissuto un percorso parallelo con Simone, il personaggio riflessivo che tiene tutto dentro e che, quando decide, si butta a gamba tesa nelle situazioni.
La terza stagione rappresenta un passaggio cruciale non solo per Manuel e Simone, ma anche per chi li interpreta. I due ragazzi della serie affrontano l’anno della maturità, quel momento di transizione che segna il confine tra l’adolescenza e l’età adulta. Manuel, sempre così impulsivo, si trova davanti a situazioni che lo costringono a ragionamenti meno istintivi del solito. «Sarà una maturità scolastica ma anche personale ed emotiva», spiega Gavino. «Fa delle scelte che molti di noi hanno solo immaginato, senza mai trovare il coraggio di farle davvero. Si concede di evadere per un attimo per poi tornare più lucido, più sano».
La differenza tra i due personaggi è netta quanto complementare. Mentre Manuel agisce d’impulso, Simone ragiona, valuta, si tiene tutto dentro. Ma quando prende una decisione, come racconta Maupas, «ci entra a gamba tesa, con determinazione». Lo ha fatto con Mimmo e con altri ragazzi: «Quando si butta in una relazione, vuole viverla fino in fondo». In questa stagione, dopo tante turbolenze emotive, Simone si aspetta finalmente un po’ di serenità. Una speranza che risuona universale per chiunque abbia vissuto l’intensità emotiva dei diciott’anni.
Sul set di “Un professore”, Gavino e Maupas hanno avuto due maestri d’eccezione: Claudia Pandolfi e Alessandro Gassmann, che interpretano i loro genitori nella serie. «Sono due esempi di professionalità», sottolinea Damiano. «È bello vedere come si approcciano al lavoro, a una scena complicata o più comica». Nicolas aggiunge un dettaglio che svela molto del clima sul set: «Si divertono molto, non accusano mai stanchezza nemmeno nelle giornate infinite di riprese. Ci hanno visto crescere e ora ispirano davvero i ragazzi della nostra età a fare questo lavoro».
Quella crescita di cui parlano non è solo recitativa. Entrambi ammettono che la consapevolezza di “fare l’attore” è arrivata gradualmente, quasi per sorpresa. «Non ci avrei mai scommesso», confessa Nicolas. «È stato col tempo che mi sono reso conto che questo è davvero il mio lavoro». Damiano è ancora più cauto: «Questa consapevolezza di fare l’attore non penso di averla ancora raggiunta del tutto, nella mia testa è come se stessi ancora provando».
La passione per il cinema, però, li ha sempre accompagnati. Gavino da bambino imparava a memoria gli anni di uscita dei film e sognava di farne parte, anche senza sapere esattamente come. Maupas ha sempre avuto «più che la certezza, la speranza di lavorare nel cinema», affascinato dall’intero ecosistema di mestieri e competenze che ruotano attorno alla macchina da presa. «È bello che conservi ancora una parte di mistero», riflette.
I genitori hanno reagito in modi diversi a questa scelta professionale non convenzionale. La famiglia di Damiano era «un po’ scombussolata» anche perché c’è la sorella Lea, tra gli artisti che si sono presentati a Sanremo Giovani, già in quel mondo. Il fatto che lui abbia cominciato a lavorare subito è stata «una piccola sicurezza in più che li ha aiutati ad accettarlo». Nicolas, invece, è stato lasciato molto libero: «Sono felici che abbia seguito quello che volevo fare davvero. Mi hanno avvisato delle difficoltà del mondo del lavoro».
E le difficoltà non sono mancate, anche se bilanciate da un successo che in pochi avrebbero potuto prevedere. “Un professore” ha conquistato le nuove generazioni, trasformando la coppia Manuel-Simone in un fenomeno che va oltre la serialità televisiva. «Durante la lavorazione di un progetto mi hanno sempre consigliato di non pensare al dopo», racconta Nicolas. «Poi però, quando vedi così tanta gente agli eventi o alle giornate di promozione della serie, ti rendi conto di quanto il tuo lavoro venga seguito».
Damiano aggiunge una riflessione che tocca il cuore del rapporto tra attori e pubblico nell’era digitale: «Le persone che seguono una serie in maniera così forte finiscono per diventare dei numeri, like, commenti. Quando le vedi dal vivo, ti riempie il cuore di gioia». I fan si impegnano per far arrivare il loro affetto, a volte con regali meravigliosi come pupazzi, modellini di moto, cioccolatini personalizzati. Ma ciò che colpisce di più entrambi sono i messaggi in cui le persone si riconoscono nelle storie, nei personaggi, e raccontano la loro realtà, la loro vita.
Tra gli sfizi che si sono tolti in questi anni, Nicolas cita qualcosa di sorprendentemente maturo: «L’indipendenza e l’essere riuscito a pesare il meno possibile sui miei genitori». Una dichiarazione che dice molto della generazione a cui appartengono, consapevole delle difficoltà economiche e desiderosa di conquistare un’autonomia non solo artistica ma anche materiale.
La musica è un altro filo che attraversa le loro vite. Damiano ha sempre avuto una grande passione per essa, anche se esclude categoricamente un progetto musicale personale come quello della sorella. «Quando sono solo non riesco a stare senza musica, mi aiuta ed è una componente essenziale del mio quotidiano», spiega. La sua playlist spazia da Kanye West, dopo aver visto il documentario, a Olivia Dean, passando per i Beatles e Battisti che gli facevano sentire i suoi genitori. Nicolas, più eclettico, usa la funzione “riproduzione casuale” e ascolta di tutto.
Sul loro rapporto, Damiano scherza: «Piano piano ci stiamo odiando sempre di più!». Ma è evidente che tra loro si è costruito qualcosa di solido, un’amicizia nata davanti alla macchina da presa e cresciuta lontano dai riflettori. Quella complicità che li porta a vestirsi simili senza accordarsi è il segno tangibile di un percorso condiviso, di sei anni vissuti fianco a fianco mentre i loro personaggi e le loro vite prendevano forma.
La terza stagione di “Un professore” segna la maturità di Manuel e Simone. Ma è anche, inevitabilmente, la maturità di Damiano Gavino e Nicolas Maupas, due ragazzi che sono entrati in quella classe da adolescenti e ne escono come giovani adulti, con una carriera avviata, una consapevolezza professionale più solida e la certezza di aver vissuto un’esperienza che li ha formati tanto quanto i set, le luci e le telecamere. La loro storia è quella di una generazione che ha imparato a credere nei propri sogni senza smettere mai di provare, di crescere, di stupirsi di fronte al mistero che ancora avvolge il cinema.