Ahsoka non è stata solo un’aggiunta al panorama televisivo di Star Wars: è stata un terremoto.
Quinta serie live-action del franchise, è arrivata dopo la discussa Obi-Wan Kenobi e la sorprendente prima stagione di Andor. Ma a differenza delle altre, Ahsoka ha osato: ha ripreso i fili lasciati sospesi da Star Wars Rebels, riportando in scena i suoi eroi e rilanciando la caccia disperata a Ezra Bridger (Eman Esandi), scomparso nello scontro epico contro l’ammiraglio Thrawn (Lars Mikkelsen).
La serie ha aperto porte mai varcate prima: una nuova galassia, nuove possibilità narrative, nuove sfide. Ma la scelta più audace – e controversa – è stata trasformare Sabine Wren (Natasha Liu Bordizzo) in una Jedi. Un colpo di scena che ha spaccato il fandom. Vederla lottare con la Forza, inciampare, rialzarsi e infine riuscire a spingere Ezra con un gesto di pura energia nel finale, ha acceso dibattiti infuocati: era davvero coerente con il canone? O si stava riscrivendo la stessa essenza della sensibilità alla Forza? Perché, diciamolo, in Rebels Sabine non aveva mai mostrato alcuna connessione con questo potere mistico.
Non tutti hanno applaudito. Henry Gilroy, co-produttore esecutivo e sceneggiatore di Rebels, ha confessato al podcast Pod of Rebellion che rendere Sabine una Jedi non era mai stato nei piani. Anzi, nella terza stagione si era sfiorata l’idea, ma era stata scartata: “Non solo avrebbe calpestato la storia di Ezra, ma sarebbe stato un passo indietro, perché quella strada l’avevamo già percorsa”, ha spiegato.
Gilroy è netto: Sabine era già una guerriera straordinaria, non aveva bisogno di un mantello Jedi per brillare. La sua vera prova era la Darksaber, simbolo di ideali e filosofia Jedi senza doverne indossare l’etichetta. “Dimostra che non serve essere Jedi per incarnarne i valori”, ha ribadito.
E qui nasce il cuore del problema. Dave Filoni, oggi al timone creativo di Lucasfilm, ha scelto di spingersi oltre, proprio come George Lucas ai tempi dei prequel. Ha guadagnato il diritto di raccontare le sue storie come vuole, ma la libertà assoluta può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Perché a volte i limiti, i “no” decisi, sono ciò che rende una narrazione più potente.
Ma attenzione: Star Wars è sempre stato un universo di cambiamenti improvvisi, di colpi di scena che ribaltano tutto. Lucas stesso non smetteva di riscrivere le regole: Obi-Wan doveva sopravvivere più a lungo, poi fu sacrificato; Darth Maul doveva morire, e invece tornò, dimostrando che persino un corpo tagliato a metà poteva resuscitare. In questo contesto, la metamorfosi di Sabine in Padawan Jedi non è un’eresia, ma l’ennesimo tassello di un mosaico in continua evoluzione.
Ahsoka ha osato. Ha diviso. Ha acceso passioni. E forse è proprio questo il segreto di Star Wars: non smettere mai di sorprendere, anche a costo di far discutere.