Quando si parla di fantascienza in televisione, i nomi di Gerry e Sylvia Anderson sono inevitabili.
Non erano semplici autori o produttori: erano veri e propri architetti di mondi, capaci di trasformare pupazzi e modellini in universi credibili, pieni di avventura e tecnologia. La loro invenzione più celebre, la “supermarionation”, ha reso marionette come quelle di Thunderbirds protagoniste di storie epiche, con la mitica International Rescue e i veicoli futuristici che ancora oggi fanno impazzire i fan.
Prima di arrivare a quel capolavoro, avevano già sperimentato con Supercar, Stingray e Four Feather Falls, serie che portavano il pubblico in cieli, mari e perfino nel West, sempre con un tocco di futuro. Con Captain Scarlet and the Mysterons il tono cambiò: più cupo, più adulto, con un protagonista che moriva e tornava in vita, e una Terra in guerra con alieni marziani. Era la dimostrazione che la fantascienza televisiva poteva affrontare temi seri e inquietanti, non solo intrattenere i bambini.
Poi arrivò il salto al live action. UFO portò sullo schermo una Londra segreta dove la S.H.A.D.O. combatteva invasioni aliene con mezzi futuristici e un’estetica anni ’70 che oggi è cult. Ma il vero colpo di genio fu Spazio: 1999, la serie più ambiziosa e costosa mai prodotta in Gran Bretagna all’epoca. La base lunare Alpha, le navicelle Aquile e la trama che partiva da un disastro nucleare trasformarono la Luna in un’astronave errante: un’idea folle e affascinante che conquistò il pubblico internazionale, compresa l’Italia grazie alla co-produzione con la RAI.
Sylvia, oltre a scrivere e produrre, curava i personaggi e i costumi, portando un tocco umano e moderno alle storie. Gerry, invece, era l’instancabile tecnico e regista che costruiva mondi in miniatura e li faceva sembrare veri. I loro set erano vere e proprie fabbriche del futuro, con squadre di modellisti e tecnici che imparavano sul campo e poi finivano a lavorare su grandi film come Alien e Star Wars.
Il loro vero lascito non sono solo le serie memorabili, ma il modo in cui hanno insegnato alla TV che la fantascienza non è solo un sogno: è un mondo da costruire pezzo per pezzo, con regole, logistica e morale. Per questo, ancora oggi, i loro lavori vengono restaurati, celebrati e guardati con rispetto.
Perché riscoprirle oggi
Guardare le serie degli Anderson significa tornare a un’epoca in cui il futuro era fatto di ingegno, coraggio e un pizzico di follia creativa. Non erano solo storie di razzi e alieni, ma vere simulazioni di come l’umanità avrebbe potuto organizzarsi per affrontare l’ignoto. Riguardale significa immergersi in un futuro “artigianale” ma credibile, fatto di modellini, basi segrete e missioni spaziali che hanno ispirato generazioni di registi. Le edizioni restaurate permettono di apprezzare ancora meglio i dettagli dei set e dei veicoli, veri protagonisti delle storie.
E forse è proprio questo che rende Gerry e Sylvia Anderson ancora attuali: ci ricordano che il futuro non si immagina soltanto, si costruisce.