Quanto può essere pericolosa la gentilezza quando diventa assoluta?

Il terzo episodio di Pluribus, intitolato “Grenade” è scritto e diretto da Gordon Smith, veterano di Breaking Bad e Better Call Saul, trasforma questa domanda filosofica in una bomba a mano vera che esplode nel giardino di Carol Sturka. Non è una metafora. È letteralmente quello che succede quando Rhea Seehorn decide di chiamare il bluff della mente alveare che ha conquistato l’umanità.

L’episodio si apre con un flashback a sette anni prima del “Joining”, l’evento catastrofico che ha assorbito miliardi di persone in una coscienza collettiva. Carol e sua moglie Helen, interpretata da Miriam Shor, si trovano in un hotel di ghiaccio in Norvegia, circondati dalla magnificenza dell’aurora boreale. Helen è estasiata, sorseggia brandy da un bicchiere di ghiaccio e si meraviglia della suite Koi dove persino il letto è congelato. Carol, invece, è Carol: ossessionata dalla posizione del suo ultimo libro di Wycaro nella classifica dei bestseller, incapace di godersi il momento, intrappolata nella sua infelicità cronica. “Ami sentirti male”, le dice Helen. Ed è una diagnosi che risuona attraverso tutto l’episodio come un eco doloroso.

Nel presente distopico, Carol ritorna in aereo dalla Spagna dopo un tentativo fallito di creare un’alleanza con gli altri immuni rimasti. Stavolta ci sono piloti veri ai comandi, non “la ragazza del TGI Fridays”, e questo rappresenta un piccolo progresso nell’apprendimento dei Joined su come interagire con lei. Ma l’apprendimento più inquietante arriva quando Zosia, la “Pirate Lady” interpretata da Karolina Wydra, inizia a condividere ricordi di Helen come se fossero file scaricabili da un cloud universale. Il massaggiatore che Carol aveva provato all’aeroporto di Atlanta? Helen l’aveva ordinato online come sorpresa. Questa violazione della memoria privata spinge Carol oltre il limite: “Dimenticate tutto quello che sapete su Helen. Solo io posso ricordarla. Solo io.”

La serie di Vince Gilligan per Apple TV continua a costruire il suo mondo con dettagli che gelano il sangue nella loro normalità distorta. Il supermercato Sprouts preferito da Carol è stato svuotato completamente, parte di un piano di consolidamento risorse per “centralizzare gli articoli utili per la distribuzione”. Include anche le case private, perché se non esiste più la privacy, perché dovrebbero esistere abitazioni private? Quando Carol protesta che vuole semplicemente fare la spesa da sola, sentirsi normale per un momento, i Joined rispondono con efficienza terrificante: camion arrivano in pochi minuti, corpi sorridenti riempiono il negozio in perfetta sincronia, come formiche operaie che obbediscono a un imperativo biologico.

Ed è proprio l’imperativo biologico il cuore pulsante di questo episodio. Zosia lo spiega con un’analogia agghiacciante: vedere qualcuno annegare in un lago e lanciargli un salvagente. Non pensi, non aspetti, non cerchi consenso. Lo fai e basta. “Quindi ora sto annegando?”, chiede Carol. E Zosia sorride: “Semplicemente non lo sai ancora.”

Ma la scena che definisce l’episodio arriva quando Carol, esasperata dalla pervasività dei Joined, chiede sarcasticamente se hanno anche una granata. La risposta? Sì. Zosia si presenta alla sua porta quella sera con un’esplosivo vero, perché “pensavamo probabilmente fossi sarcastica, ma non volevamo rischiare”. Carol la invita dentro per un drink, in un momento di solitudine che la spinge a cercare compagnia anche nell’entità che le ha rubato il mondo. La conversazione che segue è un capolavoro di tensione crescente: no, non tutti si ubriacano se uno di loro beve. Sì, tra qualche settimana o mesi Carol verrà assimilata. E quando Carol tira la spoletta della granata, convinta che sia finta, gli occhi di Zosia si spalancano.

L’esplosione nel giardino di Carol, con Zosia che afferra la granata e la lancia fuori dalla finestra salvandole la vita, è il punto di non ritorno. La mattina dopo, in ospedale, un rappresentante dei Joined in uniforme DHL conferma l’impensabile: sì, le darebbero un’altra granata. Anche dopo la notte scorsa. Un bazooka? Certo. Un carro armato? Perché no. Una bomba atomica? Dovrebbero valutare pro e contro, ma alla fine sì. “Non ci sentiremmo necessariamente bene al riguardo”, ammette, “ma muoveremmo cielo e terra per renderti felice, Carol.”

Gordon Smith, che ha firmato episodi memorabili come “Chicanery” di Better Call Saul, orchestra qui un’escalation che ricorda il miglior lavoro di Vince Gilligan: partire da una premessa assurda e spingerla fino alle sue conseguenze logiche più estreme. La performance di Rhea Seehorn è una masterclass di contenimento emotivo, gli occhi arrossati di Carol che tradiscono una donna che sta crollando millimetro dopo millimetro, anche mentre si erge contro il pensiero di gruppo che la circonda.

I dettagli continuano ad accumularsi con precisione chirurgica. L’ID del telefono che dice “Siamo noi, Carol” quando i Joined chiamano. Il sistema di risposta alle emergenze istantaneo che allerta tutti sul pianeta quando Zosia viene ferita. La maratona di Hazzard che Carol si concede, con quella battuta di Betty White sulla donna nata senza muscoli per sorridere che calza perfettamente al personaggio. Persino il fatto che dopo tutte le lamentele sul non poter fare la spesa, Carol viene vista mangiare una cena da microonde.

L’episodio introduce anche Manousos Oviedo, interpretato da Carlos Manuel Vesga, il manager di un deposito self-storage in Paraguay che sembra essere l’unico altro immune determinato a evitare i Joined. Il loro scambio telefonico, fatto di insulti in spagnolo prima che Carol riattacchi, promette una futura alleanza tra spiriti ugualmente ribelli. Gli altri immuni includono un venditore di caramelle a Istanbul, una contorsionista a Bali, un pescatore in pensione in Sardegna, un bambino di otto anni in Lesotho e un muezzin nello Yemen: nessun medico, con grande frustrazione di Carol che cerca ancora una cura.

Pluribus continua a sollevare domande che risuonano ben oltre il suo scenario fantascientifico. I Joined rappresentano la minaccia imminente dell’intelligenza artificiale? Sono un’allegoria per il COVID? O forse un commento sulla politica americana del 2025, dove entrambe le fazioni non riescono a comprendere come l’altra possa pensare all’unisono ed essere così palesemente in errore? La risposta, probabilmente, è tutte queste cose insieme, anche se Gilligan non l’ha inteso esplicitamente. È così che funzionano le grandi opere di fantascienza: diventano specchi multisfaccettati della nostra realtà.

Il terzo episodio di Pluribus rallenta il ritmo dopo la premiere esplosiva che potrebbe aver mandato in crash Apple TV, ma lo fa con intenzione. È un episodio che esplora i confini del potere di Carol, la consapevolezza crescente che potrebbe esercitare un’influenza terrificante su questa entità che vuole disperatamente renderla felice. Zosia sdraiata a terra che sanguina e continua a sorridere è l’immagine che resta: inquietante, straziante, e profondamente disturbante. Ha salvato la vita di Carol, e questo crea un debito che Carol non voleva avere.

La domanda finale che l’episodio lascia sospesa nell’aria è semplice ma devastante: se i Joined hanno ucciso Carol con gentilezza fino a questo punto, potrebbe Carol uccidere la gentilezza con la gentilezza? E quando quella bomba atomica arriverà davvero, cosa sceglierà di fare la donna che ama sentirsi male più di ogni altra cosa al mondo?

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