Cosa può fare ancora Christopher Nolan che non abbia già fatto? Dopo aver reinventato Batman con la trilogia del Cavaliere Oscuro, dopo aver piegato il tempo su se stesso in Tenet, dopo aver trasformato Oppenheimer in un colosso da quasi un miliardo di dollari e sette Oscar, quale vetta resta da scalare? La risposta è semplice e al contempo vertiginosa: tornare all’origine di tutte le storie. Tornare a Omero.

The Odyssey, il tredicesimo film da regista e sceneggiatore di Nolan, rappresenta il progetto più ambizioso mai concepito dal cineasta britannico. Non si tratta di un semplice adattamento del poema epico greco, ma di una sfida titanica che promette di ridefinire i confini del cinema spettacolare. Con Matt Damon nei panni di Odisseo, il film racconta il viaggio decennale dell’eroe greco verso casa, dopo la guerra di Troia, attraverso mari inesplorati e prove che metteranno alla prova la sua umanità.

“Emma lo ha detto meglio di tutti quando abbiamo annunciato il progetto: è fondazionale”,

rivela Nolan in un’intervista esclusiva a Empire.

“C’è un po’ di tutto. Voglio dire, contiene davvero tutte le storie.”

Non è retorica: l’Odissea è letteralmente uno dei primi racconti della storia umana, la matrice narrativa da cui discendono millenni di cultura. E Nolan lo sa bene, tanto che questo sogno lo insegue da decenni, da quando fu inizialmente ingaggiato per dirigere Troy.

“Come cineasta, cerchi i vuoti nella cultura cinematografica, cose che non sono mai state fatte prima. E quello che ho visto è che tutto questo grande lavoro mitologico cinematografico con cui sono cresciuto – i film di Ray Harryhausen e altre cose – non l’avevo mai visto realizzato con il peso e la credibilità che un budget importante e una grande produzione hollywoodiana in IMAX potrebbero offrire.”

La scala di The Odyssey è semplicemente senza precedenti. Durante 91 giorni di riprese, la produzione ha impressionato oltre due milioni di piedi di pellicola, una cifra che testimonia non solo l’ambizione visiva del progetto, ma anche l’approccio artigianale di Nolan al cinema. Gran parte delle riprese si è svolta in mare aperto, con il cast che interpreta l’equipaggio della nave di Odisseo esposto agli elementi reali, alle onde vere, ai luoghi autentici.

“È piuttosto primordiale!”,

ride Nolan parlando dell’oceano.

“Ci sono stato per gli ultimi quattro mesi. Abbiamo portato il cast che interpreta l’equipaggio della nave di Odisseo là fuori, sulle onde vere, nei luoghi reali. Ed è vasto e terrificante e meraviglioso e benevolo, man mano che le condizioni cambiano. Volevamo davvero catturare quanto duri sarebbero stati quei viaggi per le persone. E il salto di fede che veniva compiuto in un mondo non mappato, inesplorato.”

Questa scelta non è casuale né dettata da puro virtuosismo tecnico. Per Nolan, abbracciare la fisicità del mondo reale significa permettere alla storia stessa di plasmarsi attraverso il confronto con gli elementi.

“Abbracciando la fisicità del mondo reale nella realizzazione del film, informi il racconto della storia in modi interessanti. Perché ogni giorno sei confrontato dal mondo che ti respinge.”

È Nolan contro il mondo, letteralmente. E come Odisseo, il regista non teme la sfida.

Il cast stellare che circonda Matt Damon promette di dare vita a un universo mitologico come non si è mai visto sullo schermo. La combinazione tra la visione autoriale di Nolan, la potenza narrativa dell’epica omerica e le possibilità tecniche del cinema IMAX contemporaneo crea le premesse per un’esperienza cinematografica destinata a segnare un’epoca. Non è un caso che lo stesso Nolan definisca The Odyssey come “l’epica che chiude tutte le epiche”.

Dopo il trionfo di Oppenheimer, che ha dimostrato come il pubblico contemporaneo sia ancora affamato di cinema d’autore ambizioso e intellettualmente stimolante, Nolan alza nuovamente l’asticella. Se il film sulla bomba atomica era un’indagine sulla responsabilità morale e sul peso della conoscenza, The Odyssey si configura come un’esplorazione delle radici stesse della narrazione umana, del viaggio come metafora esistenziale, della tensione eterna tra avventura e nostalgia, tra il fascino dell’ignoto e il richiamo di casa.

Il viaggio di Odisseo sta per cominciare. E se c’è un regista capace di trasformare un poema di tremila anni fa nell’evento cinematografico del decennio, quello è proprio Christopher Nolan. Come dice una celebre battuta di Inception: “Non devi aver paura di sognare un po’ più in grande, tesoro.” E questa volta, Nolan ha sognato più in grande di chiunque altro.

Fonte: Empire

Lascia un commento