Cosa succederebbe se l’immortalità, quel dono che miti e leggende hanno sempre dipinto come la più ambita delle benedizioni, si rivelasse in realtà la più atroce delle condanne?

È da questa domanda ancestrale che nasce Il libro dell’altrove, il romanzo scritto a quattro mani da Keanu Reeves e China Miéville, in arrivo in Italia il 28 novembre con Minimum Fax.

L’attore di Matrix e John Wick non è nuovo alle incursioni letterarie. Dopo il successo della serie a fumetti BRZRKR, scritta insieme a Matt Kindt e Ron Garney, Reeves espande ora quell’universo narrativo attraverso le pagine di un romanzo che mescola cyberpunk, mitologia antica e riflessioni profonde sulla condizione umana. Al suo fianco, per dare forma compiuta a questa visione, c’è uno dei più acclamati autori di fantascienza contemporanea.

China Miéville è un nome che risuona con forza nel panorama letterario internazionale. Dopo oltre dieci anni di silenzio creativo, l’autore londinese classe 1972 ritorna sulla scena con un contributo che porta la sua inconfondibile cifra stilistica. Paragonato a Kafka e Orwell da testate come The Times e The Guardian, Miéville ha costruito la sua carriera sull’ibridazione dei generi, deformando western, horror lovecraftiano e fantascienza in universi narrativi unici. Tra i suoi romanzi più celebrati spiccano La città e la città, Embassytown e Perdido Street Station, opere che gli hanno valso il Premio Hugo e per ben tre volte l’Arthur C. Clarke Award, oltre alla prestigiosa Guggenheim Fellowship per la narrativa.

Al centro de Il libro dell’altrove si colloca Unute, un guerriero leggendario che vaga per il mondo da ottantamila anni. La sua esistenza è segnata dalla furia e dalla violenza, peculiarità che lo hanno reso indistruttibile ma anche profondamente solo. Ha assistito al sorgere e al collasso di civiltà intere, ha attraversato ere geologiche, ha visto l’umanità ripetere gli stessi errori in configurazioni sempre diverse. Ora, semplicemente, è stanco. Stanco di respirare, stanco di combattere, stanco di esistere.

La promessa di una via d’uscita arriva da un reparto segreto dell’esercito: esiste una possibile cura alla sua immortalità. Ma nulla è gratuito, soprattutto quando si tratta di poteri che sfidano le leggi della natura. In cambio della liberazione dalla sua condanna eterna, Unute dovrà mettere le sue capacità al servizio della creazione di altri supersoldati altrettanto impossibili da eliminare. L’arma perfetta, moltiplicata all’infinito.

La trama si complica quando un uomo mortale torna brevemente in vita, suggerendo l’esistenza di una forza ancora più potente e misteriosa. Tra i numerosi elementi che compongono questo mosaico narrativo compare anche un cinghiale immortale, figura che richiama mitologie antiche e aggiunge un ulteriore strato di simbolismo alla storia.

Il romanzo si muove su coordinate che fondono elementi mitologici e metafisici con l’immaginario cyberpunk e fantastico, creando un tessuto narrativo stratificato. Non si tratta solo di azione e violenza spettacolare, anche se questi elementi sono presenti e coreografati con la precisione che ci si aspetterebbe dall’universo di BRZRKR. Il libro dell’altrove si interroga sul significato profondo dell’essere umani in uno scenario completamente apatico, esplora il senso della crudeltà e della perdita, cerca di dare forma a domande che forse non hanno risposte definitive.

La collaborazione tra Reeves e Miéville rappresenta un incontro raro tra il potere iconico di una star del cinema e la maestria letteraria di un autore capace di reinventare generi consolidati. Il riscontro da parte di critica e pubblico anglosassoni è stato eccellente, confermando che l’operazione non è un semplice esperimento commerciale ma un progetto artistico maturo e consapevole.

Ciò che rende questo romanzo particolarmente interessante è la sua capacità di usare il genere fantastico non come fuga dalla realtà, ma come strumento per indagarla più a fondo. L’immortalità di Unute diventa metafora dell’alienazione contemporanea, della sensazione di essere intrappolati in cicli che si ripetono senza senso apparente. La sua rabbia è la rabbia di chi ha visto troppo, di chi ha perso la capacità di stupirsi e di sperare.

Il libro dell’altrove non offre risposte facili né consolazioni gratuite. La sua forza risiede proprio nella formulazione di nuovi quesiti, nell’apertura di spazi di riflessione che vanno oltre la trama d’azione. È un romanzo che parla di violenza ma anche di umanità, di distruzione ma anche di ricerca di senso, di morte ma soprattutto di quella vita che, quando dura troppo a lungo, può trasformarsi nel più crudele dei destini.

Con questa opera, Keanu Reeves conferma di non essere solo l’icona cinematografica che il mondo conosce, ma anche un narratore capace di costruire universi complessi e affascinanti. E China Miéville dimostra ancora una volta perché il suo nome rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per chiunque ami la narrativa di genere che non teme di sporcarsi le mani con le grandi domande della filosofia e dell’esistenza umana.

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