C’è un momento, nel breve teaser di 52 secondi appena rilasciato, che vale diciannove anni di attesa.

Meryl Streep avanza nei corridoi di Runway Magazine con i suoi stiletti rossi, il passo deciso di chi non ha mai smesso di comandare. Poi l’ascensore. Le porte si aprono e c’è lei: Anne Hathaway, occhiali da sole neri, sorriso complice. “Took you long enough”, sibila Miranda Priestly. Ci ha messo abbastanza tempo. È una battuta rivolta ad Andy Sachs, certo, ma è anche un messaggio diretto ai milioni di fan che dal 2006 aspettavano questo ritorno.

Il diavolo veste Prada 2 non è più un’ipotesi remota o un desiderio confinato nelle conversazioni da aperitivo tra cinefili nostalgici. È realtà, con un trailer che conferma il ritorno del cast originale e una data d’uscita fissata per il 1 maggio 2026. David Frankel torna dietro la macchina da presa, Aline Brosh McKenna alla sceneggiatura, e insieme a Streep e Hathaway ritroviamo Emily Blunt nei panni di Emily Charlton e Stanley Tucci come Nigel Kipling. Ma questa volta i ruoli sono cambiati, le gerarchie si sono ribaltate.

La trama del sequel si innesta su una ferita che il mondo della moda e dell’editoria conosce fin troppo bene: il collasso dell’industria delle riviste cartacee. Miranda Priestly, l’editor-in-chief che un tempo decideva carriere con un cenno del capo, si ritrova a dover costruire ponti con chi un tempo era ai suoi piedi. Emily Charlton non è più l’assistente junior terrorizzata: è diventata una potente executive a capo di un luxury brand, con budget pubblicitari che Priestly ora disperatamente necessita. È un ribaltamento che promette tensione, vendette sottili e quella dialettica pungente che ha reso il primo film un classico intramontabile.

Quando Il diavolo veste Prada uscì nelle sale nel 2006, nessuno si aspettava la vita meteorica che avrebbe avuto. Il film, tratto dal romanzo di Lauren Weisberger del 2003, incassò oltre 326 milioni di dollari al box office globale e si trasformò in un fenomeno culturale. Diede vita a un musical nel West End, generò infinite citazioni diventate parte del linguaggio comune e consolidò la performance di Streep come una delle più iconiche della sua carriera, tanto da valerle una nomination agli Oscar. Come ha dichiarato Emily Blunt lo scorso settembre, quel film ha anche radici emotive profonde per lei e Tucci, diventato in seguito suo cognato.

Il cast si è ampliato con nomi di calibro. Kenneth Branagh interpreterà il nuovo marito di Miranda Priestly, mentre tra i nuovi arrivi troviamo Simone Ashley, Lucy Liu, Justin Theroux, Rachel Bloom, B.J. Novak, Pauline Chalamet, Patrick Brammall, Conrad Ricamora, Caleb Hearon e Helen J. Shen. Tracie Thoms e Tibor Feldman tornano nei loro ruoli dal primo capitolo. Circolano inoltre voci insistenti su camei di Lady Gaga e Sydney Sweeney, quest’ultima avvistata sul set, anche se nessun ruolo ufficiale è stato confermato.

Le riprese hanno fatto il giro del mondo, letteralmente. I paparazzi e i fan hanno inseguito la produzione da Brooklyn a Milano, trasformando ogni scatto rubato in un evento social. Per Anne Hathaway, il 2026 si annuncia come un anno cruciale: oltre al ritorno nei panni di Andy Sachs, la vedremo accanto a Michaela Coel nel drama musicale Mother Mary di David Lowery con musiche originali di Charli xcx, nell’adattamento di Verity di Colleen Hoover con Dakota Johnson, nel thriller sci-fi Flowervale Street con Ewan McGregor e nell’attesissimo The Odyssey di Christopher Nolan insieme a Tom Holland e Zendaya.

Per Meryl Streep, invece, questo ritorno segna la fine di un’assenza lunga quattro anni dal grande schermo, l’ultima apparizione essendo stata in Don’t Look Up del 2021. L’attrice ha recentemente firmato anche per il thriller Useful Idiots al fianco di Sigourney Weaver, confermando che la pausa è definitivamente finita.

C’è una domanda che aleggia da sempre attorno a Miranda Priestly: quanto di Anna Wintour c’è in quel personaggio? L’editor-in-chief di Vogue, che ha recentemente annunciato il suo ritiro, ha parlato apertamente del film nel 2025, definendolo una rappresentazione corretta, piena di umorismo e intelligenza.

“Era Meryl Streep, era Emily Blunt, erano tutti straordinari. Alla fine, ho pensato che fosse un ritratto equo”

ha dichiarato con quella classe glaciale che la contraddistingue. Se il personaggio fosse davvero ispirato a lei resta un mistero che Weisberger non ha mai del tutto sciolto, ma l’ambiguità è parte del fascino.

Il diavolo veste Prada 2 arriverà nelle sale in un’estate già affollata di sequel: Scary Movie 6, Toy Story 5, Minions 3 e Spider-Man: Brand New Day. Ma pochi hanno l’aura, il peso emotivo e la carica nostalgia di un ritorno a Runway Magazine. Quando Anne Hathaway dichiarò nel 2024 a un giornalista

“Non avrei troppe speranze”

riguardo a un possibile sequel, sembrava la chiusura definitiva di un capitolo. Eppure, come sanno bene i lettori di Runway, nella moda come nel cinema le tendenze tornano sempre. Basta aspettare il momento giusto. E quel momento, evidentemente, è arrivato.

Di Martina Bernardo

Vengo da un galassia lontana lontana... Appassionata di cinema e serie tv anche nella vita precedente e devota ai Musical

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